Nuove imprese e imprese cessate: Catania fa meglio del dato nazionale

Nuove imprese e imprese cessate: Catania fa meglio del dato nazionale

di Saro Faraci

I dati sulla nati-mortalità delle imprese non sono sempre indicativi dello stato di salute complessivo del sistema imprenditoriale di un Paese o di un territorio. Ricavati dalle fonti ufficiali, i dati registrano il numero delle nuove iscrizioni e delle cancellazioni al sistema camerale. Mentre le prime sono anche il risultato di una regolarizzazione del lavoro sommerso, le cancellazioni avvengono a seguito degli esiti di una procedura concorsuale iniziata in precedenza (fallimenti, liquidazioni, etc.) oppure perché sono le stesse Camere di Commercio a provvedere alla rettifica dopo controlli amministrativi interni. Sono dati e come tali vanno interpretati, anche perché ad una attenta rilettura possono fornire indicazioni differenti da quelle generate dalla “prima impressione”.

In questi giorni sono stati resi noti i dati di nati-mortalità imprenditoriale relativi al secondo trimestre del 2020. Vanno considerati additivi a quelli del primo trimestre e vanno sempre confrontati con gli analoghi dati dell’anno precedente, anche per evidenziare eventuali scostamenti. Inoltre, diventa interessante anche fare qualche raffronto territoriale per capire se analogo trend si registra pure altrove. Ciascuno può consultare tali dati in autonomia dal sito di Infocamere e farsi un’idea.

La situazione dell’Italia.

I primi sei mesi del 2020, annus horribilis per via della pandemia da Covid-19, hanno registrato un saldo negativo di nati-mortalità a livello Paese. In tutta Italia, le imprese di nuova iscrizione sono state 154.551, mentre quelle cessate sono risultate 177.653. La rotazione fra imprese nuove entrate e fuoriuscite ha determinato una perdita netta di 23.102 unità produttive. Tuttavia, il dato a consuntivo non è segnaletico della dinamica interna registratasi fra i due trimestri. Decisamente negativo è stato il primo trimestre, e non c’entra nulla il Covid-19,  mentre il secondo trimestre ha generato un numero di nuove iscrizioni (57.922) superiore a quello delle cessazioni (44.513). Nell’analogo periodo del 2019, il saldo era stato positivo per 21.877 unità, ma anche il primo trimestre aveva evidenziato più cessazioni che nuove iscrizioni di imprese.

La situazione della Sicilia.

Nella nostra isola, il primo semestre del 2020 ha determinato un saldo negativo di appena 15 imprese; 12.092 sono state le nuove iscrizioni, 12.107 le cancellazioni. Decisamente negativo il primo trimestre, con un saldo negativo di 1.334 imprese; è andato meglio il secondo trimestre con un numero di nuove iscrizioni eccedentario rispetto alle cancellazioni per 1.319 unità produttive. Facendo un raffronto con analogo periodo del 2019, si nota la differenza. Il primo semestre dello scorso anno registrava un +1.605 imprese fra iscrizioni (14.731) e cancellazioni (13.126); ma anche allora il primo trimestre, come quest’anno, era andato peggio.

La situazione a Catania e Palermo.

Prendendo in considerazione le due province più importanti della Sicilia, si registrano situazioni differenti. Nel primo semestre di questo anno bisestile, a Catania ci sono state più iscrizioni (2.935) che cessazioni (2.751) con un saldo positivo di 184 unità. Decisamente migliore il secondo trimestre (+223 unità) rispetto al primo (-39), ma questo sembra un dato ormai generalizzato. A Palermo invece il dato è negativo. Con una differenza negativa di 222 imprese, nel capoluogo di regione si sono avute 2.566 iscrizioni e 2.788 cancellazioni, con la solita nota ricorrente del primo trimestre che ha avuto un andamento decisamente peggiore (-501 imprese) rispetto al secondo (+279 imprese). Confrontando i dati con l’analogo semestre del 2019, si riscontra che Catania conferma il trend positivo, mentre a Palermo lo scorso anno il saldo nati-mortalità era addirittura di 911 imprese.

Il peso relativo e il raffronto spaziale

I numeri presi in senso assoluto dicono poco. Sono i raffronti spaziali, oltre quelli temporali, ad avere maggiore significatività. Così, scorrendo i dati del primo semestre del 2020, si evince che, in fatto di nuove iscrizioni, Catania registra un dato sensibilmente migliore rispetto alla media nazionale, a quella regionale e ovviamente a Palermo:  le nuove iscrizioni infatti pesano per il 3,61% del totale delle imprese registrate alla Camera di Commercio; la media nazionale è del 2,55%, quella regionale del 2,59% e il dato di Palermo è del 3,38%. Sul fronte delle cessazioni, invece, è la Sicilia ad avere un dato migliore di quello nazionale: le cancellazioni sono pari al 2,59% del totale delle imprese registrate, mentre il dato nazionale è il 2,93% e quello locale vede Catania al 3,38% e Palermo al 3,68%. Confrontando iscrizioni e cancellazioni nella sola Catania, si registra un elevato turnover. Nascono percentualmente più nuove imprese che in Italia, ma ne muoiono anche di più rispetto alla media nazionale.

Comprendere la crisi.

Per leggere la crisi cui andranno incontro inevitabilmente le imprese a seguito del Covid-19, non è al solo dato di nati-mortalità che bisogna guardare. Sarebbe da miopi. Piuttosto, è dentro il sistema delle imprese che occorre puntare il binocolo per rendersi conto di come il minor fatturato, i maggiori costi e le tensioni di liquidità presi tutti insieme renderanno ancora più fragili le strutture produttive, minacciandone la sopravvivenza e rendendo ancor più precario il lavoro e fortemente instabile l’indotto dei fornitori e dei clienti.

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