di Maria Francesca Greco
Una perla curiosa di comunicazione non verbale. Vi è mai capitato di incontrare, durante una passeggiata, un cane aggressivo ed immobilizzarvi immediatamente? Oppure sentire un forte rumore e rimanere attoniti o rannicchiarsi sul posto? O ancora, perdere il bus e stringere le mascelle e corrugare la fronte? Abbassare il mento e restringere le orbite alla notizia di dover lavorare un altro fine settimana? Incontrare la persona che ci piace o che amiamo e automaticamente rilassare i nostri muscoli facciali e rendere le braccia più flessibili per poter abbracciarla e accoglierla? Assaggiare qualcosa di marcio e farlo capire a tutti i presenti attraverso la nostra espressione?
Ebbene si, tutte le parti del corpo sono il fulcro, il centro del nostro vivere quotidiano. E’ proprio attraverso il linguaggio del corpo che la comunicazione arriva più velocemente e in maniera immediata di quanto si possa esprimere con le parole. Pensiamo a tutte le volte che ci siamo trovati in un paese straniero senza conoscere la lingua del posto, in questo caso la comunicazione non verbale diventa un mezzo principale per trasmettere il messaggio.
Si chiama linguaggio non verbale ed è usato per sondare le intenzioni degli individui e comprende la gestione attuata con il proprio corpo dagli spazi comunicativi. Esso comprende i gesti e i movimenti di tutte le parti del corpo, i suoni verbali e strumentali senza significato specifico logico.
Che lo si voglia o meno è impossibile non comunicare. Attenzione dunque, alcuni gesti e movimenti sono indicatori espliciti dello stato d’animo. Che si tratti di braccia incrociate o contrazioni nervose, i nostri movimenti determinano i messaggi che trasmettiamo durante l’interazione umana.
Cosi l’allontanamento o avvicinamento di un interlocutore, pruriti e grattamenti della fronte, del naso delle sopracciglia rappresentano espressioni di stati di tensione, cosi come la variazione di postura o i dondolii, l’accavallamento delle gambe e braccia, contrazioni muscolari del volto, la deglutizione salivare. Sono atti di gradimento invece l’accarezzamento delle labbra e dei capelli, la sudorazione del dito, le variazioni posturali in avanti. Atti di rifiuto sono invece sfregare la punta del naso, allontanamento del tronco e del capo verso l’indietro, il raschiamento della gola, le braccia conserte, le mani sui fianchi e molto altro ancora.
Tutto questo ci consente di comunicare efficacemente i nostri bisogni, le nostre emozioni le nostre paure e i nostri desideri l’uno con l’altro, raggiungendo l’obiettivo attraverso l’uso di comunicazioni non verbali come cambiamenti fisiologici (viso arrossato), gesti ( indicando con le mani), rumori e reazioni facciali o del corpo (sguardo spaventato). Reagiamo al mondo che ci circonda e altri beneficiano delle nostre reazioni, proprio come facciamo noi con loro. E’ proprio il nostro cervello che comunica agli altri istantaneamente attraverso i nostri corpi le nostre emozioni.
Attenzione però ad alcune regole da rispettare: se si usa la forza di Braccio di Ferro per stringere la mano ad una persona si rischia di iniziare la conversazione in maniera errata, se guardi in aria quando parli con una persona ti farà sembrare un bambino tra le nuvole immerso nei suoi sogni, fissare negli occhi una persona (come Diego Abatantuono nel film Viuuulentemente mia con gli occhi sgargianti) mentre parla con voi potrebbe infastidirla, al contrario non guardarla negli occhi risulteresti insicuro e disinteressato, mantenere la giusta distanza con l’interlocutore ti permetterà di non invadere il campo dell’altro partecipante al dialogo. Potremmo fare moltissimi altri esempi, ma attenzione al silenzio, anch’esso elemento di comunicazione non verbale, il quale, può essere un silenzio di rabbia, di aggressività, di timidezza, di insicurezza, di mediazione, ma anche forma di introspezione, di pensieri, di solitudine, che nutre l’anima, che la uccide, di riflessione, una perla preziosa che richiede sforzo ed impegno, la più grande forma di comunicazione.