Omicidio Giordana, confermati 30 anni di carcere per Luca Priolo. Vera Squatrito: "Devo salvare Asia dall'ombra dell'assassino"

Katya Maugeri

CATANIA – Luca Priolo dovrà scontare una pena di trent’anni per aver ucciso, la notte del 6 ottobre del 2015, la sua ex compagna, la giovanissima Giordana Di Stefano con quarantotto coltellate. È quanto confermato dalla terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catania. Priolo, fuggito subito dopo l’omicidio, difeso dall’avvocato Domenico Cannavò, aveva confessato il delitto dopo l’arresto, avvenuto a Milano. Inoltre, è stato riconosciuto un risarcimento alle parti civili, assistite dall’avvocato Ignazio Danzuso: genitori, sorella e figlia di Giordana Di Stefano, che ha “perso” il cognome del padre per “assumere” quello della madre.

“Questi trent’anni li merita tutti – dichiara la madre di Giordana, Vera Squatrito durante la nostra intervista -. Merita di scontare questi trent’anni per avere scannato con premeditazione e crudeltà mia figlia”. La sentenza di primo grado era stata emessa il 7 novembre del 2017 dal Gup Loredana Pezzino a conclusione del processo col rito abbreviato.

“A meritare questi trent’anni è la anche la famiglia dell’assassino per aver diffamato e umiliato la memoria di mia figlia. Li meritano i suoi amici per aver sostenuto le sue menzogne e quelle della madre. Nessun pentimento, mai, da parte loro, continuano ad ostinarsi chiedono giustizia attribuendo a Giordana la colpa del suo crudele gesto”. Priolo, infatti, ha continuato a “negare la premeditazione”, ribadendo che il movente è da collegare a “un raptus” dovuto alla “volontà di lei di non revocare la denuncia per stalking” che la ragazza aveva fatto nei suoi confronti.

Il tono della voce della Squatrito è chiaramente affranto perché nessuno potrà riportarle sua figlia, si ritiene soddisfatta del lavoro effettuato dalla Magistratura e non intende mollare: “continuo a urlare anche per lei, io posso difendermi, lei non più. Continuo ad andare nelle carceri parlando ai giovani detenuti affinché possano comprendere il danno causato e in alcuni casi prevenirlo. Dobbiamo puntare sugli uomini, educarli all’amore e al rispetto”.

La denuncia per stalking

Giordana Di Stefano è stata uccisa il giorno prima dell’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio riguardante la denuncia per stalking. Il procedimento era stato avviato dopo che Priolo era entrato da una finestra a casa della ragazza. Lui si era difeso dall’accusa sostenendo di essere entrato perché aveva visto un’auto sospetta fuori e voleva garantire la loro sicurezza. “A breve sarò pronta ad ascoltarli tutti i testimoni dell’assassino – continua Vera Squatrito -che al processo difenderanno l’indifendibile. È un processo importante, anche se la mia Giordana non c’è più”.

Resta una battaglia da combattere contro l’indifferenza e la superficialità che spesso sminuisce quei campanelli d’allarme che molte donne lanciano attraverso dei messaggi, Vera Squatrito ribadisce che nei giorni che le restano da vivere – sebbene senza la sua Giordana – ha una grandissima responsabilità nei confronti dei giovani e della sua piccola Asia, figlia di Giordana. “Devo salvare Asia dall’ombra dell’assassino – dice commossa – deve poter realizzare i suoi sogni, almeno lei, merita di diventare una donna forte e felice”.

 

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