Omicidio Laura Russo, ergastolo per il padre

|Katya Maugeri|

CATANIA – “Sentire il racconto di quella lama sottile che ha toccato e lacerato la mia bambina è stato devastante, gli ultimi istanti della sua vita – lo dichiara Giovanna Zizzo, madre di Laura Russo alla redazione di Sicilia Network dopo l’udienza tenuta oggi, durante la quale il pubblico ministero Agata Santonocito, che durante l’udienza ha chiaramente dimostrato momenti di forte commozione, ha chiesto per Roberto Russo, che nell’agosto del 2014 uccise sua figlia Laura, ferendo gravemente la sorella maggiore, l’ergastolo, con un anno di isolamento diurno e la perdita della potestà genitoriale.

“Mi fa sempre male rivederlo – continua la Zizzo – abbiamo trascorso trent’anni insieme, e non sapevo di avere accanto un mostro”. Roberto Russo ha chiesto anche stavolta di poter parlare, “mi sarei aspettata delle parole di dolore, un minimo segno di pentimento e invece no. Lui continua a sostenere di non ricordare nulla, tentando così di contraddire la perizia”, racconta la donna. Infatti l’uomo continua ad affermare di non ricordare ciò che è accaduto: non ricorda l’attimo in cui ha accoltellato le due figlie nel sonno. Ma dalle due perizie psichiatriche svolte nel corso del procedimento ed eseguite dal dottori Gatetano Sisalli e Domenico Micali, si evince chiaramente che Roberto Russo fosse capace di intendere e di volere.

“Rivivere quel dolore è atroce, mi trascino sempre un malessere per i giorni a seguire – continua commossa la donna – io chiedo solo che resti lì dentro. Per sempre”. Giuseppe Lo Faro, legale di Giovanna Zizzo, ha avanzato la stessa richiesta di pena per l’imputato e sottolineato quanto sia evidente che non si sia trattato di un delitto d’impeto, ma di un omicidio maturato dal desiderio dell’uomo di vendicarsi colpendo la moglie attraverso il dolore più grande, lacerante: la perdita di un figlio. Invece, Mario Brancato, legale della difesa, ha chiesto che a Roberto Russo venga riconosciuta l’infermità mentale e le attenuanti generiche.  Presente stamattina anche la sorella maggiore di Laura, “Marika dopo tre anni ha voluto affrontare lo sguardo di suo padre. Ero contraria, volevo proteggerla, ma lei lo ha scelto di esserci. Non ha avuto paura. Sa di essere una sopravvissuta”.

La Corte d’assise ha rinviato l’udienza al prossimo 30 ottobre per le repliche delle parti e la sentenza.

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