Province, Orlando, Bianco e Accorinti: i decadenti


 
Daniele Lo Porto

La legge sarà pubblicata venerdì 25 agosto sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana e l’effetto immediato sarà la decadenza dei tre sindaci metropolitani, Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti, (nella foto) rispettivamente di Palermo, Catania e Messina. Al loro posto saranno nominati dalla Giunta regionale dei commissari, tanto per cambiare, che dovranno traghettare le resuscitate Province (che poi si chiamino Città metropolitane o Liberi consorzi poco cambia) verso le elezioni diretti dei propri organi: presidente e Consiglio, come avveniva prima della sciagurata e inconcludente, anzi dannosa,  “rivoluzione” crocettiana, buona solo per strappare qualche sorriso al compiacente riccioluto Massimo Giletti. L’Assemblea regionale siciliana, in Zona Cesarini, ha preferito votare una brusca inversione a U. Il fine nobile sarebbe quello di restituire il diritto  ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti, quello ben più pratico è di creare un “ammortizzatore istituzionale” per i deputati della stessa Ars che saranno bocciati nelle prossime elezioni del 5 novembre e creare posti di sottogoverno e di clientela. La speranza nostra è che, invece, si restituiscano risorse ed efficienza agli Enti di area vasta che comunque erogavano servizi e realizzavano infrastrutture, magari non sempre con grande efficienza, economicità e qualità, ma erano pur sempre meglio del “vuoto” registrato in questi quasi cinque anni di amministrazione regionale presieduta da Rosario Crocetta.

Leoluca Orlando, sgravato dai compiti di sindaco metropolitano, potrà continuare ad occuparsi del ruolo di grande mediatore che si è attribuito proprio in vista delle prossime elezioni per palazzo d’Orleans  e per l’Ars e potrà dedicarsi a tempo pieno al suo secondo mandato di sindaco di Palermo. Enzo Bianco, che ha reagito rabbiosamente al voto d’aula, farebbe bene a migliorare la macchina amministrativa e ad organizzare la campagna elettorale per cercare di riconquistare Palazzo degli elefanti nella prossima primavera, strada che – al momento – appare più che in salita. Renato Accorinti, infine, non sembra avere grandi chance di restare a ricoprire un ruolo istituzionale dopo il disastro che ha provocato a Messina, alla pari di quanto ha fatto il maldestro Crocetta. il Tibet, insomma, lo aspetta. Per quanto riguarda i mal di pancia e l’invocazione all’incostituzionalità delle legge approvata dai deputati regionali a chiarire tutto ed a spegnere sul nascere polemiche e illusioni ci ha pensato il costituzionalista Felice Giuffrè, docente all’Università di Catania, che non ravvisa elementi di anticostituzionalità: “Con l’esito referendario dello scorso 4 dicembre – ha spiegato  Giuffrè a – le Province continuano ad essere enti costitutivi della Repubblica ai sensi dell’articolo 114 della Costituzione e quindi è legittima l’elezione diretta del Presidente e dei consiglieri in questi enti. Paradossalmente è la legge Delrio che ha previsto elezioni di secondo livello a non essere conforme al quadro costituzionale”.

Insomma, prepariamoci ad un’altra tornata elettorale probabilmente prima delle amministrative di primavera del 2018.

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