Oscar Farinetti, il patron di Eataly a Catania: "Ricordiamoci il futuro all'insegna dell'ottimismo e della fiducia"


| Saro Faraci |

E’ una di quelle serate di giugno a Catania dove un po’ di brezza che arriva dal mare e si intrufola dentro gli atri dei palazzi nobiliari della città rinfresca l’aria che fino al pomeriggio è stata calda, anche se non del tutto afosa. Una di quelle serate dove ti metti a sedere all’aperto e, al cospetto di un’ospite di eccezione, ti ritrovi a parlare un po’ di tutto, di bellezza, di cultura, di cibo, di storia, di politica; dove il tutto è poi condito da una buona dose di ottimismo che è “il profumo della vita” quando, attraverso l’oblò del presente, si scruta con curiosità ciò che sarà il futuro.

L’ospite d’eccezione al Palazzo della Cultura di Catania questa sera è stato Oscar Farinetti, l’imprenditore visionario delle Langhe che ha creato in meno di quindici anni un vero e proprio colosso del “made in Italy” nel campo del food, della vendita di prodotti tipici e della ristorazione, cioè Eataly. Della sua creatura aziendale, fondata nel 2003, sviluppatasi in molte città italiane a partire dallo storico negozio di Torino al Lingotto, ormai presente negli Stati Uniti, in Danimarca, in Brasile, in Giappone, in Turchia, in Corea del Nord e nei Paesi arabi, Oscar Farinetti non ha parlato nemmeno una volta. Se non quando, stuzzicato dal fatto che la notorietà dell’Etna sta crescendo grazie ai vini DOC prodotti in questo territorio, ha voluto precisare che a Dubai, dove i turisti sono disposti a pagare fino a 25 euro per un piatto di pasta, Eataly aprirà altri due ristoranti sempre all’insegna della qualità del “made in Italy”, con prodotti selezionati d’eccellenza molti dei quali, come i vini, provenienti dal settore agroalimentare del Sud Italia.

Questa sera a Catania, dove in futuro potrebbe inaugurarsi presto una struttura di Eataly, si è parlato del recentissimo libro di Oscar Farinetti dal titolo Ricordiamoci il futuro, edito per i tipi dell’editore Feltrinelli. Sette storie e un riassunto in cui l’imprenditore di Alba parla di sostenibilità e biodiversità, i temi a lui sempre cari in tutti i suoi progetti aziendali in cui il cibo si fidanza col territorio e le tradizioni, il buon gusto va a nozze con la bellezza e l’arte, la convivialità si accoppia al benessere. A parlare del libro, moderati dal manager Toti Russo, sul palco sono intervenuti l’editore Domenico Ciancio condirettore del quotidiano La Sicilia, il giornalista Fabrizio Carrera di Cronache di Gusto, l’avvocato d’affari milanese Paolo Sciumè e il sindaco di Catania Enzo Bianco.

Favorito dalla fresca temperatura e dalla splendida location, di fronte ad una buona fetta della Catania bene invitata alla presentazione del libro, Oscar Farinetti ha parlato del Rinascimento, del Risorgimento e del miracolo economico del dopoguerra come tre momenti importanti della storia dell’Italia in cui buona volontà, ottimismo, voglia di fare e spirito di collaborazione sono stati prevalenti rispetto al pessimismo, alla lamentela, alla cultura del sospetto tipici di periodi più bui, come il Medioevo. Dunque, in tempi critici come quelli attuali per il nostro Paese, il rischio che si stia vivendo un altro Medioevo è incombente, ma soltanto ritrovando fiducia, intraprendenza e creatività, gioco di squadra connettendo e non isolando le menti, è possibile invertire la rotta e superare molte delle attuali contraddizioni, come quella che vede gli Italiani sempre più disillusi dalla politica, salvo poi affidare ai politici, e non principalmente a se stessi, la ricerca delle soluzioni per tirare fuori l’Italia dalle sacche della crisi.

Di fronte a Enzo Bianco, che comunque rimane suo fidato amico personale, questo messaggio di Oscar Farinetti è stato chiaro e preciso, seppur garbato. E’ alla società civile prima ancora che alla politica, è alla parte più sana nelle città e nelle campagne che ha ancora voglia di intraprendere, è alle giovani menti capaci di superare la pigrizia e la tendenza a lamentarsi; è a costoro che spetta il compito di riprendere per mano il Paese ed accompagnarlo, come fece la generazione dei padri subito dopo la seconda guerra mondiale, sulla strada della ripresa. L’Italia, in fondo, è uno dei paesi più belli al mondo. Dunque, ancora una volta la “bellezza salverà il mondo” come disse il principe Miškin in un noto romanzo di Fëdor  Dostoevskij.

 

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