Ottobre in rosa: ecco il ruolo della nutrizione nella prevenzione del carcinoma mammario

Ottobre in rosa: ecco il ruolo della nutrizione nella prevenzione del carcinoma mammario

di Elisa Musumeci
biologa e nutrizionista

Ottobre è il mese delle campagne di sensibilizzazione verso il cancro al seno, un brutto mostro che colpisce un grandissimo numero di donne, ogni anno. Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, il numero previsto di casi di tumore del seno a fine del 2020, a livello globale,  è di 1.979.022, di cui, quasi 400.000 in Italia. 

Se il numero sempre crescente di nuove diagnosi ci spaventa, il dato rassicurante è che, a un maggiore riscontro nel numero di casi, corrisponde una più bassa mortalità. Le ragioni di questo dato positivo sono attribuite a una maggiore consapevolezza nelle donne che si sottopongono con maggiore frequenza agli screening di prevenzione per una diagnosi precoce, e ad una maggiore sensibilità verso il cambiamento nello stile di vita. L’alimentazione è il fulcro del vero cambiamento, unita ad un’equilibrata attività fisica.

La dieta riveste, infatti, un ruolo importantissimo, sia in prevenzione primaria che in prevenzione secondaria, cioè del rischio di eventuali recidive. 

Il target point in entrambi i casi? Spegnere l’infiammazione corporea e modulare il sistema immunitario. 

Prima di descrivere qual è il più corretto approccio alimentare, è doverosa una premessa: Ogni caso è unico!

Da analisi istologica, possiamo, infatti, distinguere le diverse categorie: tumori la cui crescita è stimolata dagli ormoni femminili (estrogeni e progesterone) che insieme rappresentano circa il 70% dei casi; quelli stimolati dal fattore di crescita dell’epidermide (HER-2 positivi), circa il 20%, quelli stimolati da entrambi e, infine, i cosiddetti triplo negativi, chiamati così perché non rientrano in nessuna delle precedenti categorie.

In tutti i casi si è visto che l’Epigenetica (il ruolo dello stile di vita e dei fattori di esposizione ambientale) diventa prioritaria per scongiurare la diagnosi e, tra questi fattori, la dieta in primis. La dieta è vista non solo come dimagrimento, ma come scelta delle categorie alimentari, dei metodi di cottura idonei, della qualità degli acquisti, attenzionando gli additivi alimentari e le fonti d’inquinanti. 

La dieta per la prevenzione è senza dubbio la Dieta Mediterranea, Patrimonio dell’Umanità, ma con i dovuti accorgimenti che la inquadrano nel contesto attuale. Oggi viviamo, infatti, una realtà in cui la qualità dei cibi non è più quella di una volta. Prevalgono farine raffinate, lieviti scadenti con tempi di lievitazione errata, carne, latte e derivati animali carichi di ormoni e antibiotici. 

Nell’obiettivo primario di ridurre drasticamente tutte le categorie di cibi pro-infiammatori, attenzioniamo in primis le gluteomorfine, di cui sono ricchi pane, pasta e prodotti da forno “commerciali”o comunque fatti con farine raffinate, il lattosio e le caseomorfine dei prodotti caseari: latte e derivati. Fanno eccezione: i formaggi fermentati, lo yogurt “vero”, con fermenti vivi, in particolare il kefir, che presenta una varietà di ceppi di probiotici utile per l’equilibrio della nostra flora batterica intestinale, che ci consente di avere una buona immunità, oltre ad una riscontrata azione antimutagena. Recentemente è stata pubblicata una ricerca nella quale si evidenzia come il carcinoma mammario positivo ai recettori ormonali HR+ (la forma più diffusa di cancro al seno), possa diventare più aggressivo e invasivo accelerando la diffusione metastatica già nelle prime fasi della malattia, a causa della flora batterica intestinale alterata (disbiosi), dunque ancora una volta, l’intestino è al centro di tutto.

Tra gli alimenti che si sono dimostrati efficaci nel prevenire il cancro al seno abbiamo:

  • La famiglia delle Brasicacee: Cavoli, cavolfiori, broccoli, verze, cavolini di Bruxelles, per il contenuto in Sulforafano e Indolo-3-carbinolo, altamente protettivi.
  • Le verdure a foglia verde, ricche in clorofilla.
  • Cereali integrali, ricchi in fibre, che abbassano il carico glicemico della dieta, regolando l’insulina.
  • Il pomodoro, per la presenza di Licopene, da preferire però in salsa per ridurre la presenza di solanine, irritanti per le mucose già infiammate da chemio o radioterapie.
  • I legumi, di cui la soia è ottima in prevenzione perché contiene fitoestrogeni protettivi, ma la cui assunzione va moderata nel caso dei tumori al seno ormone-dipendenti.
  • Gli omega3 del pesce e dei grassi vegetali, tra i quali l’olio di semi di lino, in primis, e l’olio di canapa.
  • Epigallocatechingallato, una parola che sembra uno scioglilingua, che rappresenta il più prezioso principio attivo antiossidante del tè verde.

E ancora, via libera in generale a frutta e verdura, ricordando però di non eccedere con la frutta, poiché se pur ricca di benefiche vitamine, presenta un grande carico di fruttosio, che è pur sempre uno zucchero semplice, quindi un pro-infiammatorio. 

  • Attenzione ai metodi di cottura

Se la cottura a vapore è quella che meglio conserva i nutrienti degli alimenti intatti, attenzione alla grigliatura e ai cibi abbrustoliti, che spesso sono tanto apprezzati. La carbonizzazione è un processo malsano, perché rilascia acrilamide, una sostanza molto tossica che si forma durante il processo di cottura, a temperature elevate (oltre 120-140°C), degli alimenti ricchi di carboidrati. 

Dite dunque addio agli amati bordi bruciacchiati nella pizza!

Se queste sono le regole alimentari in prevenzione, un’azione è particolarmente importante, a maggior ragione, nel caso in cui sia riscontrato un tumore ormone-dipendente, per scongiurarne le recidive: la riduzione del grasso addominale. Il dimagrimento è una delle azioni protettive più importanti che possiamo e dobbiamo attuare.

Il grasso corporeo, specie quello che si localizza nell’addome, è, infatti, da considerarsi un vero e proprio organo che rilascia ormoni, che interferiscono negativamente con le vie ormonali e metaboliche, in particolare nelle donne con cancro al seno ormone-dipendente. A un’analisi della composizione corporea effettuata tramite BIA, si considera “protettivo” un valore di grasso sottocutaneo inferiore o al massimo uguale a 25%. 

Queste dunque le regole per una sana prevenzione, piccoli passi importanti che, poco alla volta e senza stressarci, dovrebbero entrare nella routine quotidiana delle donne e di tutti, in verità perché, com’è ben noto, la salute parte sempre dalle giuste scelte alimentari.

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