Palermo: voto di scambio, arrestati esponenti della Lega

PALERMO – Due esponenti della Lega e un uomo di 62 anni sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di voto di scambio. Nel corso delle indagini, la Procura della Repubblica avrebbe accertato dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro o altre utilità realizzati da due degli arrestati insieme ad altri indagati. “Sono deluso e amareggiato, la magistratura faccia il suo lavoro, ma sono errori di cui far tesoro per non ripeterli in futuro”, ha detto il capogruppo del Carroccio alla Camera Giancarlo Giorgetti.

I due esponenti della Lega, per i quali è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari dal gip di Termini Imerese, sono Salvatore Caputo, detto Salvino, ex parlamentare regionale ed ex sindaco di Monreale di An, avvocato penalista e commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento “Noi con Salvini” durante le elezioni amministrative della scorsa primavera, e il fratello Mario, anche lui avvocato, candidato alle ultime elezioni all’Ars con il Carroccio. Il terzo arrestato è Benito Vercio, 62 anni, indicato dagli investigatori come “procacciatore di voti nel Termitano”.

Salvatore Caputo,due volte sindaco di Monreale

È un ex Nel corso delle indagini, la Procura della Repubblica avrebbe accertato dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoroattivista del Msi, per due volte sindaco di Monreale, per quattro legislature deputato regionale eletto con An e Forza Italia prima e con il Pdl poi, Salvatore Caputo nel 2013 era stato costretto a lasciare l’Assemblea regionale siciliana dopo aver ricevuto una condanna definitiva a un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio, esclusione poi confermata due anni dopo dalla Corte d’Appello. L’ex deputato regionale aveva cercato, secondo i giudici, di far annullare alcune multe all’allora arcivescovo Salvatore Cassisa e ad alcuni suoi ex assessori quando era sindaco di Monreale. L’ex parlamentare, oggi nelle fila di “Noi con Salvini”, era stato il primo politico siciliano a dover lasciare il proprio scranno in conseguenza della legge Severino.

Giorgetti: “Non credo che in Sicilia siano gli unici sospettati per questo reato”

Sugli arresti è intervenuto il capogruppo della Lega alla Camera Giancarlo Giorgetti. “Se ci sono delle colpe si condanni pesantemente – ha detto Giorgetti – ma non credo che in Sicilia siano gli unici sospettati per questo reato”. E alla domanda se la Lega abbia imbarcato al Sud troppi esponenti della vecchia politica locale, il capogruppo alla Camera risponde che “è possibile che in alcune zone sia stato commesso qualche errore, in un percorso di crescita in zone problematiche. Ma la Lega che compra voti in Sicilia mi sembra una ricostruzione fantasiosa”.

Il M5S: “Si dimettano!”

“Non ci stupirebbe se da qui a fine legislatura, sempre che il Governo Musumeci riesca a restare a galla nei prossimi anni, finissero in galera altri ‘impresentabili’, inseriti nella black list dei candidati alle scorse regionali. A cinque mesi dalle elezioni, la Procura di Termini Imerese ha notificato una misura cautelare a un altro ‘ras’ della politica siciliana: Salvino Caputo e al fratello Mario, e iscritto nel registro degli indagati l’assessore comunale alla Cultura di Termini Imerese e il presidente della commissione consiliare Bilancio, eletto nelle fila della maggioranza che sostiene il sindaco Francesco Giunta”. Lo dicono il deputato regionale del M5S Luigi Sunseri e la consigliera comunale del M5S a Termini Imerese Maria Terranova, riferendosi all’indagine della Procura di Termini Imerese che ha condotto agli arresti domiciliari i fratelli Salvino e Mario Caputo con l’accusa di voto di scambio e nella quale risultano indagate 20 persone, tra cui l’assessore comunale alla Cultura di Termini Imerese e un consigliere comunale. “Ci rendiamo conto – proseguono – che questa vicenda sarebbe degna di una sceneggiatura da teatro dell’assurdo e che sarebbe quasi un paradosso, se un condannato in via definitiva invitasse un componente della sua giunta indagato e un esponente della maggioranza che lo sostiene in consiglio comunale, a fare un passo indietro e per questo lo chiediamo noi. Si dimettano subito dalle cariche istituzionali ricoperte”. “Restiamo in attesa degli esiti procedimentali e processuali – concludono – e siamo certi che la magistratura farà luce sull’intera vicenda. C’è una questione morale che non può essere ignorata né sottaciuta e le istituzioni per tornare ad essere credibili devono riappropriarsi della propria dignità”.

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