Pandemia ed economia. Con la seconda ondata, il PIL potrebbe crollare anche fino all'8%

di Saro Faraci

E’ stata appena pubblicata una nota congiunturale dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che analizza compiutamente l’impatto della pandemia sull’economia e prefigura i possibili scenari che si potranno manifestare a breve, con la recrudescenza dell’ondata epidemica e, conseguentemente, con l’adozione di ulteriori provvedimenti restrittivi alla mobilità da parte del Governo nazionale.

Utilizzando un modello previsionale cosiddetto di nowcasting, più accurato dei tradizionali nel delineare l’evoluzione congiunturale, si individuano tre possibili scenari dell’evoluzione pandemica per i prossimi mesi: nel caso meno sfavorevole, alla fine del quarto trimestre (ovvero quello in corso) si raggiungerebbe circa la metà del picco di nuovi casi osservato in primavera; nel caso intermedio si registrerebbe lo stesso picco; in quello più sfavorevole il valore del picco sarebbe il doppio di quello registrato durante la prima ondata

Facendo ricorso all’indicatore “stringency index” costruito dall’Università di Oxford e utilizzato da diversi analisti a livello internazionale per tracciare le restrizioni adottate da diversi paesi per fronteggiare la pandemia, la seconda ondata epidemica in atto avrebbe un impatto negativo sul PIL del quarto trimestre 2020 per 3,5 punti percentuali, nel caso meno sfavorevole, per 5 punti nel caso intermedio, per 8 punti percentuali nel caso più sfavorevole.

Ciò significa che il PIL, il prodotto interno lordo del Paese, subirebbe una ulteriore flessione di 1-2 punti percentuali nel 2020, oltre alla flessione già registrata a seguito della prima ondata e del lockdown, allora calcolata pari a -14,8%. Considerando inoltre il trascinamento statistico, lo shock al quarto trimestre costituirebbe un’eredità negativa notevole, tra tre e sei punti percentuali, sulla variazione annuale del PIL nel 2021. Le stime vengono continuamente riviste, ma l’Italia dovrebbe chiudere il 2020 con una flessione del PIL pari o di poco superiore al 10% che farebbe ripiombare il Paese in fortissima crisi economica.

La nota elaborata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio traccia anche un quadro molto chiaro degli effetti della prima ondata della pandemia sull’economia internazionale e dell’Italia. Nel nostro Paese, nei primi due trimestri dell’anno l’attività economica si è ridotta complessivamente di 18 punti percentuali, a fronte di contrazioni diffuse a tutti i maggiori settori. L’input di lavoro è diminuito in misura maggiore, ma la forte espansione della cassa integrazione guadagni (CIG) e il temporaneo blocco dei licenziamenti hanno preservato i rapporti di lavoro dipendente nelle imprese. Nel terzo trimestre, per via dell’allentamento delle misure restrittive alla mobilità delle persone e la fine del lockdown, si sono manifestati segnali di una rapida ripresa, con una espansione del PIL di 12 punti percentuali, in particolar modo per una moderata crescita del settore industriale e delle costruzioni.

L’attività nei servizi sarebbe rimasta invece debole, soprattutto per le imprese del settore turistico. Nel secondo trimestre del 2020, per effetto del lockdown, il fatturato dei servizi è risultato inferiore di oltre il 70% per gli alloggi e la ristorazione e di un circa un terzo per le agenzie di viaggio. A fine settembre, il traffico aereo di passeggeri si collocava per oltre il 70% al di sotto del livello del 2019. Una leggera ripresa c’è stata in estate, ma se dovessero esserci provvedimenti ancora più restrittivi a breve, i ricavi di vendita di tali categorie di operatori economici subiranno nuove flessioni.

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