Periferie esistenziali, occorre un impegno corale sul piano sociale e urbanistico

Periferie esistenziali, occorre un impegno corale sul piano sociale e urbanistico

 

CATANIA – La città e le sue periferie, fisiche ed esistenziali: grandi spazi urbani dove fa fatica la presenza dello Stato e dove per contrastare il disagio e favorire la coesione sociale occorre un impegno corale che coinvolga istituzioni governative, associazioni, Terzo settore, Chiesa, politica e pubblica amministrazione. Uno sforzo comune che permetta di passare dalle parole ai fatti, per dare concretezza agli studi e ai progetti, per ridurre la marginalità e affermare cittadinanza, legalità e diritti civili. È questa la consapevolezza che è scaturita ieri dalla tavola rotonda organizzata dalla Cisl di Catania, al seminario arcivescovile, dal titolo “Periferie esistenziali – Ridisegnare nuove traiettorie di sviluppo per la persona e la comunità”. Un incontro che partendo dalle parole di papa Francesco, ha voluto delineare nuove strategie di intervento in territori e comunità fortemente disgregate e segnate da varie forme di diseguaglianza. Ha moderato il giornalista Daniele Lo Porto.

«Librino, Villaggio Sant’Agata, Zia Lisa, San Cristoforo, Angeli Custodi, Passarello, Tondicello della Plaia – ha esordito nella sua introduzione ai lavori Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl etnea – sono grandi quartieri dove insiste un forte disagio ambientale e abitativo, dove insiste una consistente evasione, molto spesso incolpevole, dei tributi comunali generati dall’assenza di lavoro, dove è sempre più significativo l’aumento del disagio giovanile e la mafia trova terreno facile per arruolare nuovi adepti. Quartieri in cui la disoccupazione giovanile tocca punte che sfiorano anche il 63% della popolazione, dove è fortemente presente l’aumento dei NEET, soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Quartieri in cui, tranne qualche piccolo artigiano o qualche piccola attività commerciale alimentare, non sono presenti grandi negozi o presidi comunali. Quartieri in cui occorre una maggiore presenza dello Stato, degli enti del territorio, una maggiore offerta formativa, soprattutto, quartieri dove occorrono “educatori sociali”».

Nel suo saluto, anche l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, ha auspicato che «la politica incroci il servizio alla società che sta offrendo la Cisl e si impegni concretamente a dare prospettive nuove ai cittadini e a chi vive nel disagio». Di concretezza ha parlato anche il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, che ha invitato ad andare oltre l’indignazione e ricordato il sostegno della prefettura nei confronti delle iniziative del Terzo settore. «Ma c’è ancora tanto da fare – ha ricordato – e occorre coesione tra le istituzioni e coinvolgimento delle componenti di tutta la società, compresi enti pubblici come il Comune e la Città metropolitana, per offrire soprattutto ai giovani opportunità e luoghi di aggregazione».

Una maggiore presenza della Regione siciliana è stata reclamata da Roberto Di Bella, presidente del Tribunale dei Minori. «La Regione ascolti il territorio – ha sottolineato – servono servizi sociali e sanitari con professionisti preparati, serve aiuto agli enti locali, servono asili nido e scuole dell’infanzia, serve una scuola a tempo pieno. E serve soprattutto una strategia complessiva a regia regionale, con una legge antimafia che affronti anche il disagio e la devianza». Chiamata direttamente in causa, per la Regione siciliana è intervenuta Nuccia Albano, neo assessora regionale al Lavoro e alla Famiglia, che ha manifestato grande disponibilità a collaborare con Prefettura e Tribunale. «L’assessorato ha tante risorse e dobbiamo fare in modo che possano essere impiegate per rimuovere gli ostacoli che impediscano la realizzazione di tutti gli interventi necessari soprattutto ai minori».

Gianni Natoli, padre gesuita e presidente dell’istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto e criticato la “logica del Samaritano”. «Molti interventi non raggiungono il desiderio del popolo, perché calati dall’alto senza aver chiesto ai cittadini quali fossero le loro esigenze. Occorre, invece, imparare l’arte dell’ascolto ed essere co-attori del cambiamento assieme a tutte le altre istituzioni pubbliche». La necessità di rivitalizzare i corpi sociali, come motori del cambiamento (come sottolineato da recente dalla Corte costituzionale) è stata auspicata da Claudio Sammartino, coordinatore del Seminario di Formazione all’Impegno Sociale e Politico, organismo civico che ha redatto il documento “Non possiamo tacere” prima delle passate elezioni politiche. «Reti sociali di vicinanza e solidarietà – ha affermato l’ex prefetto – possono fornire dati e capacità di intervento agli enti pubblici, i quali però devono essere improntati all’efficienza e alla trasparenza».

Un tavolo permanente sull’orientamento e sulle politiche attive del lavoro è stato auspicato da Antonio Oliveri, presidente Asso.For. Organismi di Formazione «Il futuro dell’impegno sociale – ha rimarcato – passa dalla coprogettazione tra corpi intermedi e sociali con le istituzioni pubbliche. E lo Stato deve fare sentire di più la propria presenza al cittadino nei quartieri». «La Sicilia ha il più alto tasso di crescita del disagio» ha avvertito nelle sue conclusioni Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl siciliana. «Dobbiamo sfruttare al meglio le misure contenute nella Missione 5 del PNRR per l’inclusione sociale: riforma delle politiche attive, sostegno alle persone con disabilità e alla condizione femminile. Ma per riqualificare la spesa contro il disagio sociale e farla arrivare ai territori e ai Comuni, occorre il rilancio generale della Regione siciliana e la riorganizzazione della pubblica amministrazione, altrimenti si rischia di vanificare il risultato. Per fare ciò occorre convergenza e sostegno da parte di società civile, sindacato, Chiesa, associazioni che facciano massa critica ai tavoli di confronto con le istituzioni».

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