Piazza Armerina: uccide il padre a coltellate in macelleria, una vendetta per gli abusi subiti

Piazza Armerina: uccide il padre a coltellate in macelleria, una vendetta per gli abusi subiti

PIAZZA ARMERINA – Un uomo ha ucciso a coltellate il padre all’interno di una macelleria a Piazza Armerina. La tragedia familiare è avvenuta in una macelleria in pieno centro in via generale Muscarà. A perdere la vita è stato Armando Lo Monaco, di 53 anni; l’assassino è il figlio Carlo, di 30. I due stavano acquistando della carne, in presenza di altri clienti.

Il giovane avrebbe raggiunto il padre che, secondo le prime informazioni, da tempo vive a Stoccarda e lo avrebbe colpito a morte con un coltello. Alla base del gesto, secondo una prima ricostruzione dei fatti, ci sarebbe una vendetta per i maltrattamenti che il figlio avrebbe subito da bambino. Prima di accoltellarlo, infatti, il 30enne avrebbe accusato il padre di averlo picchiato da piccolo. Sulla vicenda indagano gli investigatori della Squadra mobile che stanno ascoltando i testimoni presenti nella macelleria al momento dell’omicidio.

Prima di uccidere il padre aveva postato su Facebook un lungo attacco contro i migranti, la sua ossessione quotidiana, Richard Gere, i massoni, i “poliziotti corrotti”, i giudici che scarcerano gli spacciatori con eccessiva facilità e qualche amministratore locale. Nulla però lasciava pensare che il giovane avesse maturato l’idea di uccidere il padre Armando, 53 anni, giunto in Sicilia tre giorni fa dalla Germania dove si era  formato un’altra famiglia. Carlo è uscito di casa con il coltello che poi, all’improvviso, ha tirato fuori dalla tasca per scagliarsi violentemente contro il padre impegnato nell’acquisto della carne. Dal negozio, in via Muscarà, nel centro della cittadina, si è quindi allontanato per rientrare a casa. E qui è stato alla fine prelevato dalla polizia avvertita intanto da un avvocato che aveva in passato assistito Carlo Lo Monaco. I suoi post su Facebook offrono ora il quadro di un soggetto molto disturbato che prendeva di mira “poliziotti corrotti”, una psicologa, Richard Gere e i personaggi che, a suo giudizio, lavorerebbero per attuare il “piano Kalergi”. Il piano prende il nome da un filosofo austriaco negazionista dell’Olocausto e si basa sulla credenza che esista un complotto per l’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa.

Nella formazione del giovane hanno pesato non poco letture molto connotate alle quali si era ispirato, nei suoi profili social, scegliendo lo pseudonimo di Apophis Apep come l’antica divinità egiziana che incarnava il caos. Nel suo lungo scritto pubblicato questa mattina, appena un’ora prima del delitto, il giovane si scagliava pure contro i “massoni” infiltrati in molti settori, i “poliziotti corrotti” e i giudici che con facilità scarcerano spacciatori di droga. “Siamo in pericolo”, scriveva indicando i suoi “nemici” con nomi, funzioni e perfino fotografi.

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