Protezione dei testimoni di giustizia, il Senato ha detto sì

Katya Maugeri

ROMA – Un calvario, quello dei testimoni di giustizia, che meritava assolutamente un lieto fine. Una speranza, un motivo in più per dire no alla criminalità e concretamente schierarsi dalla parte della legalità. Da oggi loro, emarginati e spesso considerati dei fantasmi senza alcuna dignità potranno usufruire dei trattamenti che meritano.

Qualche tempo abbiamo incontrato un testimone di giustizia il quale aveva espresso il suo disagio, la sua amarezza per la condizione precaria – psicologica ed economica – in cui sono stati costretti a vivere. A sopravvivere.

Il Senato ha approvato la legge

Ma qualcosa è cambiato: l’aula del Senato ha approvato all’unanimità in via definitiva la legge sulla protezione dei testimoni di giustizia. “L’approvazione in legge dello Stato del disegno di legge di riforma dell’attuale programma di protezione sui testimoni di giustizia è un risultato di carattere  eccezionale destinato a fare la differenza nel sostegno a coloro che, da onesti cittadini, hanno testimoniato nei processi contro le mafie”. Lo dichiara il presidente dell’associazione nazionale testimoni di giustizia, Ignazio Cutrò. “Non posso che esprimere tutta la nostra gioia. Una legge, questa – continua Cutrò – che abbiamo promosso e  sostenuto sin dai suoi primi passi in Commissione parlamentare antimafia.

Vittoria dedicata al coraggio

Dedichiamo questa vittoria alle nostre famiglie che con coraggio e speranza non hanno ceduto alla disperazione nonostante le nostre vite siano state sconvolte in questi anni dalla prepotenza mafiosa certamente ma, anche a causa di una gestione non sempre efficace ed  efficiente del programma di protezione e da una  pessima arbitrarietà discrezionale del Ministero degli interni incapace  persino di rispettare e  riconoscere ai testimoni di giustizia  pieni diritti di cittadinanza”.

Il testo fa proprie gran parte delle proposte che la commissione parlamentare Antimafia ha esplicitato nella Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia approvata dalla stessa Commissione nella seduta del 21 ottobre 2014.

Misure per gli spostamenti, trasferimenti in luogo protetto, utilizzazione di documenti di copertura,  assistenza legale e il rimborso per le spese occasionali dovute alla protezione.

Definizione stringente di testimone

Il testimone di giustizia è una figura distinta dal collaboratore di giustizia. Il testimone di giustizia non è un pentito, non ha commesso alcun reato, è una vittima o un testimone di un crimine e decide di denunciare i fatti alle autorità. La nuova legge approvata dal Senato introduce una definizione più stringente di testimone di giustizia, con particolare riguardo alla qualità delle sue dichiarazioni e all’effettività e gravità del pericolo. La stessa protezione può essere estesa a chi è in pericolo perché convivente o in relazione con il testimone.

Stetta su reato calunnia

A chi calunnia allo scopo di usufruire delle misure di protezione la pena è aumentata da un terzo alla metà. Se c’è stato un beneficio, l’aumento è da metà a due terzi.

Misure protezione personalizzate

Le misure di protezione vanno individuate caso per caso e, salvo motivi eccezionali di sicurezza personale, non comportano perdita dei diritti. Di norma, fatta però salva la valutazione dell’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza, al testimone va garantita la permanenza nel luogo di origine e la prosecuzione delle sue attività. Trasferimento in località protetta e cambio d’identità diventano ipotesi derogatorie e straordinarie.

Misure progressive di tutela

Per garantire l’incolumità dei testimoni e la sicurezza dei suoi beni, in base alla gravità e attualità del pericolo si adottano misure di vigilanza e protezione, accorgimenti tecnici di sicurezza per abitazioni e aziende, misure per gli spostamenti, trasferimenti in luogo protetto, utilizzazione di documenti di copertura, cambiamento delle generalità (con garanzia di riservatezza anche negli atti della Pa).

Sostegno economico

Al testimone andrà assicurata una condizione economica equivalente a quella preesistente. Alle misure già oggi previste (tra cui spese sanitarie e mancato guadagno), gli sono riconosciuti l’assistenza legale, il rimborso per spese occasionali dovute alla protezione e un indennizzo forfetario per i danni psicologici e biologici subiti. Se costretto a cambiare casa o a trasferirsi in località protetta, è garantito un alloggio e (se il trasferimento è definitivo) l’acquisto da parte dello Stato degli immobili di proprietà.

Reinserimento sociale e lavorativo

Il testimone ha diritto a conservare il posto di lavoro o, per esigenze di sicurezza, a trasferirsi presso altre sedi. Se invece il lavoro l’ha perso a causa delle sue dichiarazioni, ha diritto a un nuovo posto (anche temporaneo). Sono previste forme di sostegno all’impresa con gli strumenti del codice Antimafia (riformato dalla Camera e ora all’esame del Senato) e l’eventuale assegnazione di beni confiscati alle mafie, mutui agevolati e l’accesso a programmi di assunzione presso la Pa con chiamata nominativa.

Durata misura protezione

In generale, le misure speciali di protezione potranno durare al massimo sei anni. Eventuali proroghe sono ammesse solo su richiesta motivata del magistrato che le ha proposte. Il termine è fissato dalla Commissione centrale presso il ministero degli Interni a cui spetta verificare periodicamente gravità e attualità del pericolo e idoneità delle misure.

A ogni testimone il suo tutor

Viene istituita una figura di raccordo, il referente specializzato del testimone di giustizia, con compiti di informazione, assistenza e supporto. I testimoni e gli altri protetti potranno comunque sempre chiedere di essere sentiti personalmente dalla Commissione centrale e dal Servizio centrale di protezione.

Testimonianza in videoconferenza

La testimonianza in dibattimento di chi è ammesso al programma preliminare o definitivo di protezione avverrà di regola in videoconferenza. Inoltre viene estesa anche al testimone di giustizia la possibilità di essere ascoltato durante le indagini con incidente probatorio.

Bindi: segnale importante al Paese

“L’approvazione in via definitiva della riforma dei testimoni di giustizia è una bella notizia e un segnale importante al Paese anche perché raggiunto con un voto unanime. Una riforma molto attesa, frutto di un lungo e puntuale lavoro della Commissione Antimafia, che fin dall’inizio di questa legislatura aveva individuato tra le sue priorità la difficile condizione di questi cittadini che senza alcuna contropartita denunciano azioni criminali e pratiche illegali di mafiosi”. Lo spiega in una dichiarazione Rosy Bindi, presidente Commissione Antimafia. “Con questa legge si riconosce lo statuto del testimone di Giustizia, superando l’impropria sovrapposizione con i collaboratori di giustizia e si rende più garantista, trasparente e personalizzato il sistema di tutela dei testimoni e si riconosce la loro fondamentale funzione – spiega Bindi – Anche Papa Francesco, nell’udienza speciale in Vaticano con la Commissione Antimafia il 21 settembre scorso, aveva chiesto di valorizzare il ruolo dei Testimoni di Giustizia, non eroi ma cittadini che indicano come ciascuno di noi può e deve fare la sua parte nella lotta alle mafie”

Don Ciotti: bene riforma, svolta di civiltà

“Bene l’approvazione della legge, un giusto e doveroso riconoscimento verso quelle persone che si sono messe in gioco per il bene di tutti, scegliendo di non tacere di fronte a fatti molto gravi di cui sono state testimoni”. Lo dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera, commentando l’approvazione della riforma riguardante i testimoni di giustizia, con maggiori tutele. “La legge, pur riconoscendo alcune criticità presenti nel testo – spiega don Ciotti -, rappresenta una svolta di civiltà, un ulteriore passo per rendere più efficace la lotta alle mafie e alla corruzione: i testimoni di giustizia sono portatori di verità e costruttori di giustizia, persone che mettono in gioco se stesse, la propria dignità, la propria vita e quella dei loro famigliari per un interesse collettivo, per il bene comune del nostro Paese”.

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