Pubbliservizi, terapia d'urto per salvarla


 
 

CATANIA – Impresa impossibile, o quasi. Riunioni, confronti, scontri, verifiche col bilancino: amministratori e amministrativi, sindacati e lavoratori stanno facendo di tutto per riuscire a mantenere in vita la Pubbliservizi. Un’ accelerazione  determinata dall’insediamento del commissario straordinario della Città metropolitana, Salvo Cocina. Tra ieri e oggi le sigle sindacali si sono incontrare per due volte su richiesta del presidente Silvio Ontario che ha proposto una riduzione del 50% dell’orario lavorativo dei dipendenti in modo da far sì che la somma che la Città metropolitana può “girare” alla Pubbliservizi, 700.000 euro, possa essere sufficiente per tutti. In pratica si delinea una sorta di “solidarietà di fatto”, che naturalmente non può soddisfare tutti i lavoratori, alcuni dei quali monoreddito e con stipendi “normali”, rispetto ai privilegiati del “cerchio magico” di Adolfo Maria Messina, che aveva comunque ereditato già qualche posizione di privilegio riconosciuta dai precedenti amministratori ad alcuni fedelissimi.  La cura d’impatto imposta da Cocina (nella foto) a Ontario per cercare di tenere in vita l’agonizzante azienda partecipata precede il taglio brutale di superminimi e regalie varie e di riportare tutti i dipendenti alle mansioni ed ai livelli retributivi pre fase “todos caballeros”, quando cioè si sono consentiti salti di qualifica e di stipendio in modo assolutamente ingiustificato e contro legge. “Le promesse di Enzo Bianco si sono rivelate assolutamente infondate, ha preso tempo finchè ha potuto senza mai intervenire in modo risolutivo. L’aumento del canone a un milione di euro mensili è stata l’ennesima presa in giro – dichiara senza mezzi termini Laura Pulvirenti, responsabile dei centristi per la Sicilia delle Partecipate -. Purtroppo, dobbiamo anche rilevare che al di là della buona volontà Silvio Ontario non è riuscito ad andare. Sono trascorsi inutilmente sette mesi dalla sua nomina ad amministratore unico e i problemi sono gli stessi di allora, anzi aggravati, e l’unica soluzione sembra quella di penalizzare i lavoratori”.

Nelle prossime ore le sigle sindacali si confronteranno dopo aver sentito il polso dei lavoratori, stremati da una situazione di estrema precarietà che si prolunga praticamente da quando scattarono le manette per Adolfo Maria Messina ed alcuni dei suoi collaboratori,  comprensibilmente sempre più sfiduciati.

D.L.P.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *