CATANIA – Il 18 marzo del 2016 Adolfo Maria Messina, allora ancora presidente rampante della Pubbliservizi, rilasciava una intervista “esclusiva” alla redazione di iene siciliane. L’intervista, non firmata, era un vero e proprio atto d’amore nei confronti della legalità, della trasparenza, della buona amministrazione e anticipata la semplicità del colpo di bacchetta magica con il quale Messina pensava di “sanare” il bilancio. Semplicemente non riconoscendo come debiti le fatture che non riportavano il CIG, come se questa omissione formale da parte dei suoi stessi uffici potesse rendere inesistente il credito da parte dei fornitori. Peccato che questa operazione ha provocato oltre a evidenti difficoltà gestionali da parte dei creditori anche rabbia, soprattutto ora che con le indagini della Guardia di finanza è venuta fuori la cattiva gestione della partecipata. C’è il rischio concreto che i numerosi fornitori che non hanno avuto pagate le fatture si riuniscano per una class action da centinaia di migliaia di euro complessivamente o che procedano singolarmente con i decreti ingiuntivi, con ulteriori aggravi per le casse della Pubbliservizi. Una azione perfettamente legittima da parte dei creditori alla luce della logica dello “spendi e spandi” e del “cerchio magico” che ha caratterizzato la gestione Messina. Ma ci potrebbe essere dell’altro: si vocifera tra i vialetti delle Ciminiere che non tutti gli esterni con contratti a termine avrebbero realmente svolto l’incarico per il quale erano stati chiamati e questo potrebbe riguardare anche le gestioni precedenti.
Di seguito riproduciamo l’intervista, ripresa dal sito Qt Sicilia magazine, l’organo ufficiale e personale di Adolfo Maria Messina, alla quale abbiamo fatto riferimento in apertura. La rilettura è sicuramente interessante alla luce delle indagini della Guardia di Finanza, dei provvedimenti cautelari emessa dalla magistratura e delle verifiche amministrative in corso da parte dell’amministratore unico, Silvio Ontario.
D.L.P.
Il “numero uno” della Società rivela: “debiti verso fornitori privi di requisiti di Legge”.
Il cambiamento – quando è vero e non solo virtuale – si vede dagli atti. Quando le azioni vanno in una direzione coerente e non solo frutto di decisioni episodiche o peggio senza un progetto organico, è il caso di dire che il rinnovamento è partito.
Come nel caso della “Pubbliservizi”, la Società della “Città Metropolitana di Catania”. Infatti, con l’insediamento della nuova dirigenza, è stato avviato un percorso virtuoso, che ha come unica bussola di condotta la legalità. L’obiettivo è stato subito definito: il rispetto delle regole è da una parte precondizione e dall’altra motore dello sviluppo.
Presidente Messina, ma di legalità parlano in tanti, taluni a sproposito…
“Beh, effettivamente c’è una sorta di sovraesposizione sul tema della legalità. Il rispetto delle regole viene utilizzato anche quando sarebbe il caso, come dire, il silenzio. Quindi, so perfettamente che ormai parlare di rispetto delle regole può esporre a brutte figure. Noi esponiamo fatti e documenti. Per questo, la scelta fatta dalla nostra Società è la legalità praticata e non solo declamata, ogni giorno e senza strombazzamenti nei soliti circuiti politici, che hanno fatto il loro tempo.”
Magari accadeva questo in passato?
“Guardi, dico solo che il passato di questa Società è caso mai oggetto di scrupolosa attenzione e non solo di questa Dirigenza …”
Cosa vuole dire?
“Dico che fare il proprio dovere è oggi compito difficile, ma autenticamente sintomo di cambiamento. Rispettare le regole significa prima di tutto non guardare in faccia a nessuno. Ed è questo quello che stiamo facendo, lavorando ogni giorno alacremente per riportare la nostra Società ai livelli che le competono, alla luce dell’importanza che ricopre nel contesto del territorio catanese e siciliano”.
Ma, scusi, ci faccia degli esempi …
“Guardi, abbiamo messo sotto sopra la Società, cominciando a verificare tutto sin dal primo giorno in cui ci siamo insediati. E abbiamo scoperto tante cose…”
Presidente, ci faccia esempi concreti. Allora?
“Abbiamo guardato dentro i conti della Società e abbiamo scoperto cose che non vanno bene per nulla. Al riguardo ha lavorato con professionalità e scrupolo una commissione d’indagine. Che ha fatto una ricognizione del debito verso fornitori.”
Cosa viene fuori?
“La commissione ha esaminato complessivamente la composizione del debito verso fornitori al 31 dicembre 2015 parti ad un totale di euro 3.567.071,28.”
E allora?
“Sulla base della documentazione esaminata e delle risultanze contabili , la verifica del predetto debito ha fatto emergere che parte di esso sembra non essere conforme alle disposizioni vigenti.”
Qual è la non conformità?
“C’è una quota, che assomma, comprese quelle per prestazioni inesistenti ovvero sovraffatturate rispetto all’affidamento senza ulteriore documentazione, a oltre 2.400.000, in cui è assente il Cig, il codice identificativo gara. Lo prevede la Legge. E manca…”
Quali sono le conseguenze?
“Che è una grave omissione. Alla luce del nostro orientamento generale, che fa della legalità il faro della nostra azione, non possiamo certo accettare una simile situazione…”
Che vuole dire?
“Abbiamo già provveduto ai necessari passaggi del caso, non esclusa la segnalazione alla Procura della Corte dei Conti e della Repubblica. E poi, certo, ci pare evidente che in una simile situazione la soluzione c’è”.
Quale?
“L’annullamento delle fatture prive di quanto previsto per Legge che ne comporta la nullità del contratto. E’ evidente quindi che chi ha sbagliato sarà chiamato a risponderne. E non è di certo questa Dirigenza. Anche da qui passa il cambiamento e il rilancio della nostra Società. La Pubbliservizi del passato non esiste più. Per fortuna, aggiungo io.”
Come andrà a finire, allora?
“Do appuntamento a breve, perché i conti, come il rispetto delle regole, devono correre sullo stesso crinale. Che è quello della legalità e dello sviluppo.”