Quanto vale il made in Sicily? Da domani un ciclo di seminari dell’Università e della Camera di Commercio di Catania


| Saro Faraci |

La dimensione economica del fenomeno è ancora incerta, ma il dato di fatto è che il “made in Sicily” sta contribuendo alla crescita e al rilancio dell’economia isolana.  Vino, olio e altri prodotti naturali e trasformati dal mondo dell’agricoltura; il turismo in tutte le sue modalità nonchè l’artigianato artistico; l’industria dei piccoli e grandi eventi e perfino attività più originali nel campo dei servizi e dell’hi-tech stanno trascinando l’economia della Sicilia, aiutandola a svilupparsi un po’ di più e a reagire concretamente alla crisi in atto in molti altri settori più maturi e tradizionali.

L’agricoltura da sola, secondo alcune statistiche, vale almeno 4 miliardi di fatturato all’anno e contribuisce per il 10% dell’intera produzione nazionale; il suo contributo specifico al PIL regionale è non inferiore all’8%, quando invece la media nazionale è pari al 4%. Per numero di imprese, è pari al 21,6% di tutta la popolazione attiva aziendale; nell’ultimo anno, tuttavia, il tasso di crescita è stato negativo (-0,6%), anche se tale flessione è stata più contenuta rispetto ad altri settori dell’economia isolana, quali il commercio, le costruzioni e l’industria manifatturiera. Più rilevante la dimensione del fenomeno quando si considera l’agroalimentare (e dunque anche l’industria dei prodotti agricoli trasformati) che assicura un apporto al prodotto interno lordo della Sicilia per il 34% con 83.000 imprese e almeno 150.000 addetti. I prodotti certificati DOP e IGP sono almeno una trentina e il mondo della DOC nei vini sta crescendo considerevolmente in reputazione ed internazionalizzazione. L’impatto dell’agricoltura sulla crescita delle imprese dell’occupazione è stato buono (+4 nell’ultimo anno) e il tasso di sopravvivenza delle nuove aziende è anche superiore ad altri settori;  tale crescita del comparto agroalimentare è segnaletica di una inversione di tendenza rispetto al passato e soprattutto è indice di nuova micro-imprenditorialità diffusa che coinvolge numerosi giovani, molti dei quali laureati e specializzati a dimostrazione del fatto che si vuole crescere in qualità e visibilità.

Oltre l’agricoltura, c’è pure l’artigianato artistico e dei prodotti tipici, lavorati – come nel caso di quelli realizzati con la pietra lavica dell’Etna – con i materiali di cui la Sicilia ha abbondanza e nel rispetto di tecniche di manifattura che si tramandano spesso di generazione in generazione. E poi c’è il turismo, il primo settore del “made in Sicily” che, negli ultimi anni, è cresciuto sia sul fronte della domanda internazionale, favorito anche dalla crisi politica dei paesi nordafricani del bacino del Mediterraneo, sia sul versante dell’offerta, con la proliferazione di molti bed and breakfast ed altre forme di ricettività rurale e familiare, e con una maggiore varietà di servizi proposti, tra cui gli itinerari del turismo cosiddetto “di radice”. Con un numero di imprese che, a seconda delle fonti, oscilla tra 24.000 e 26.000 in tutta la Regione, il turismo è il settore cresciuto di più nell’ultimo anno (+4%), che ha contribuito maggiormente alla crescita delle imprese e dell’occupazione (+8,6%), con una incidenza delle imprese giovanili (21,1%) e femminili (29,1%) più elevata rispetto alle medie nazionali. Eppure, per numero di imprese, è il quinto in tutta l’isola e vale il 6,4%.

Infine, è da menzionare il mondo dei servizi che apparentemente sembra così distante dal fenomeno del “made in Sicily” ma che, nella realtà, è molto ben collegato soprattutto al turismo e all’agroalimentare. L’industria degli eventi e dei matrimoni, ad esempio, è cresciuta rapidamente grazie all’apporto di alcuni operatori molto qualificati e in moltissimi casi sta provando ad “esportare” fuori dalla Sicilia, cioè a replicare, il know-how e le capacità organizzative delle nostre imprese.

Non bisogna trascurare, infine, altri settori – dal mondo della bellezza, ai servizi di digital e social innovation – dove il “made in Sicily” in tutte le sue forme è l’espressione dell’imprenditorialità, della creatività e della professionalità di molti imprenditori che si presentano fuori dall’isola, e soprattutto all’estero, come veri e propri ambasciatori nonchè campioni autentici della sicilianità che produce ed esporta, crescendo in visibilità, attrattività e reputazione.

Del nuovo “made in Sicily”, oltre gli stereotipi classici di una sicilianità promossa e venduta all’estero in clichè tradizionali e ormai fuori dal tempo, si parlerà in un ciclo di seminari organizzati dall’Università degli Studi di Catania e dalla Camera di Commercio, che prenderà il via domani, alle 16 e fino alle 19 nel Salone delle adunanze dell’ente camerale catanese in piazza Borsa 2.

Il primo seminario, dedicato interamente alla comprensione del fenomeno “made in Sicily” e al racconto di alcune storie di successo nel mondo delle imprese, sarà aperto dai saluti istituzionali e da due relazioni degli organizzatori, cioè il Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania e la Camera di Commercio. A seguire, moderati dal direttore di Sicilia Network Daniele Lo Porto, si alterneranno sul tavolo dei relatori Salvo Filetti (fondatore di Joyacademy e ambasciatore internazionale dello stile italiano nel mondo dell’hair care), Ciccio Mannino (promotore di Officine Culturali e sostenitore della candidatura di Catania a capitale europea della cultura 2020), Andrea Passanisi (responsabile di Sicilia Avocado e leader nell’esportazione dei frutti tropicali “made in Sicily”) e Riccardo D’Angelo (creatore di Edisonweb, una società informatica che sta curando negli Emirati Arabi un progetto di mobilità sostenibile all’avanguardia a livello mondiale).

Gli appuntamenti successivi sono il 20, il 21 e il 27 giugno, sempre dalle ore 16.00 alle 19.00, al Dipartimento di Economia e Imprese (nell’Aula Magna di Palazzo delle Scienze, corso Italia 55); l’ultimo incontro si terrà di nuovo alla Camera di Commercio il 28 giugno.

Il secondo appuntamento, quello del 20 giugno, sarà dedicato al “made in Sicily” basato sulla cultura dell’ospitalità e i business del del turismo. L’intervento introduttivo sarà del docente Marco Platania (Università degli Studi di Catania. Protagonisti delle “case histories” di successo Alessia Di Raimondo (Sicilia Convention Bureau), Melino Ficili (WOM Sicilia e Parco culturale ecclesiale Terre d’Etna e Valle dell’Alcantara), Aurelio Trubia (Casa del Grecale, Villa Verdiana e MADISI), Barbara Mirabella (Expo), Corrado Difilippa (Siculamente), Matilde Cifali e Giorgio Vanadia (Ceramiche De Simone).

foto tratta dal web

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