Quo vadis Italia? 

Quo vadis Italia? 

di Erica Donzella
editor e scrittrice

Abbiamo oltrepassato il confine dello sgomento, dell’indignazione. Se Liliana Segre a 89 anni si ritrova sotto scorta, se una libreria in un quartiere difficile della capitale italiana viene dato alle fiamme per la seconda volta, se le istituzioni non sono capaci di tutelare la democrazia in questo Paese sciagurato, mi chiedo dove dannazione abbiamo intenzione di arrivare. Perché la misura mi sembra abbastanza colma e non riesco a trovare un’opzione, uno strumento efficace per combattere questo disagio sociale, politico e culturale che mi viene incontro come un mostro tentacolare. Ci provano le minoranze dal basso, ci provano gli intellettuali (quelli illuminati e odiati dai più, quelli che vengono radiati dai palinsesti della tv pubblica e minacciati sui social), ci prova la cultura editoriale a tirare fuori dei libri che nutrano un certo tipo di sensibilità. Ci stiamo provando con tutte le forze, noi, qui giù a dire “Resistiamo”, “Facciamo rete”, “Teniamoci stretti”, noi che dubitiamo e per questo siamo tacciati di essere radical chic, buonisti: fessi e deboli, in poche parole.

Se alzo la testa da questa testuggine umana e civile che prova ogni giorno ad affrontare quest’ondata d’odio non trovo nessuno all’orizzonte: non una rappresentanza politica che sia in grado di dire a voce alta che così non possiamo andare avanti. Ci siamo solo noi, con questa speranza e una razionalità spesa a trovare un modo per uscire dall’abisso. Vedo solo silenziose ritirate al galoppo, mentre una minoranza di cittadini e cittadine scende ancora nelle piazze a manifestare in difesa di diritti che dovrebbero essere al riapro di ogni minaccia e invece sono ancora messi in discussione. 

È normale che una donna che è sopravvissuta a uno sterminio sia ancora minacciata? È normale forse, in un paese civile, che una libreria venga data alle fiamme per la seconda volta prima della sua riapertura? Quo vadis Italia? 

Lo ammetto. Ho paura, ma è un terrore che mi spinge ancora di più a parlare, a scrivere, a rimettere di nuovo la testa dentro la testuggine e ad andare avanti insieme a chi crede che qualcosa si possa ancora fare. Resistere è la prima cosa. Continuare ad affinare strumenti di divulgazione, far in modo che questo borbottio intimorito diventi verità e voce unica. Se poi la politica di opposizione un giorno si volesse svegliare saremmo tutti molto contenti. Se si svegliasse compatta saremmo anche più convinti. Questa deriva non può durare ancora, non deve, non può ancora una volta essere legittimata e sottovalutata. Questo è il momento esatto in cui nessuno può pensare di non avere una responsabilità rispetto ai fatti a cui stiamo assistendo. A testa alta, esprimere solidarietà a chi non ha paura e non si piega: se c’è una memoria storica è dalla vostra parte.

Instagram: @the_bookeditor / donzellaerica@gmail.com

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