Regione, Fava: "Agiografico il documentario su Mori. Musumeci non dovrebbe tollerare Sgarbi"

PALERMO – “Non mi scandalizzano le opinioni di Sgarbi, purché siano di un libero cittadino. Se invece in veste di assessore parla di eversiva insubordinazione di alcuni magistrati e spiega che le loro teorie sono eversive, chiama in causa il governo della Regione che rappresenta tutti i siciliani e anche l’Ars, crea un indiscutibile problema di opportunità”.
Ad affermarlo, Claudio Fava, deputato regionale dei Cento passi che ha convocato una conferenza stampa dopo la proiezione del docufilm sulla vita del generale Mario Mori nella Sala Piersanti Mattarella dell’Ars, per iniziativa del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè e dell’assessore ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, il quale ha definito ‘eversive’ le ‘teorie’ della magistratura palermitana nell’ambito del processo Stato-mafia in cui l’ex ufficiale del Ros è imputato.

“La mia domanda va a Musumeci – dichiara Fava – ritiene di tollerare che alcune libere espressioni della fantasia di Sgarbi compromettano l’immagine dell’Ars e del governo? Se l’assessore del suo governo parla di giudici eversori, credo ci sia un problema di incompatibilità tra la funzione che Sgarbi esercita e i suoi diritti di libero cittadino”. E continua, “il documentario su Mori è agiografico, è un coro di violini e un tintinnar di medaglie. Ci spieghi Mori piuttosto perché quando quindici anni fa era a capo del Sisde firmò il ‘protocollo farfalla’ per accedere, segretamente e senza che la magistratura sapesse nulla, nelle carceri per prendere informazioni dai detenuti al 41 bis, pagandole”.

“Non mi iscrivo al partito degli indignati e degli stupiti. Possiamo anche ospitare il generale Mori purché questo non diventi il pretesto per un’aggressione verbale e violenta nei confronti di magistrati chiamati per nome e cognome – aggiunge Fava –  non mi scandalizzo perché il generale Mori è ospitato all’Ars per offrire la sua versione dei fatti sulla sua storia istituzionale, né che l’assessore Sgarbi lo definisca un eroe, il suo gusto per l’iperbole è noto e scavalca di molto la verità dei fatti e anche in questa iniziativa vedo l’ansia di un’esagerazione. Né mi iscrivo al partito dei colpevolisti o innocentisti: le sentenze vanno accolte con rispetto sempre e nonostante la grande stima che nutro per lavoro della Procura di Palermo non sono qui per difendere il suo lavoro”.

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