Un altro neo deputato dell’Ars inquisito: si tratta di Luigi Genovese, 21 anni, recordman di preferenze nelle ultime regionali siciliane, eletto nelle file di Forza Italia è indagato per riciclaggio di denaro insieme al padre, il deputato Francantonio Genovese. La guardia di finanza ha sequestrato società di capitali, conti correnti, beni e azioni riconducibili alla famiglia Genovese per un ammontare di oltre 100 milioni di euro. Luigi Genovese secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo determinante nelle operazioni societarie fatte dal padre Francantonio. Il sequestro preventivo più importante mai effettuato dalla Procura di Messina, il decreto è stato notificato a Genovese e ai suoi familiari e accompagnato da un’informazione di garanzia per i reati di riciclaggio e sottrazione indebita. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia.
“Le colpe dei padri forse non ricadono sui figli. I conti correnti all’estero e le proprietà immobiliari invece sì, stando alle rivelazioni de La Repubblica di Palermo” – dichiara Claudio Fava, deputato lista “Cento Passi” – comincia malissimo il giovane Genovese la sua carriera di deputato: furbetto e spregiudicato come il signor padre. Più che di impresentabili qui si tratta di irricevibili! Si allunga l’elenco dei neodeputati indagati o arrestati e siamo ancora lontani dall’insediamento dell’11 dicembre”.
“Confesso che questa storia di Luigi Genovese, figlio di Francantonio, è raccapricciante. Che il padre fosse ciò che sappiamo è un fatto incontestabile, la dimostrazione del disprezzo della deontologia e delle regole. Ma che un padre comunque si chiami coinvolge il figlio nelle sua attività criminali mi risulta incredibile. E mi provoca un grande senso di umana pena”, ha commentato lo scrittore Domenico Cacopardo.
Oltre ai soldi presenti sul conto di una società panamense, aperto in una banca di Montecarlo, e i conti correnti di Unicredit e di una banca messinese, sono stati sequestrati una villa, appartamenti a Roma e Taormina e quote di due società, la L&A e la Gepa, trasferite da Francantonio Genovese al figlio.
Gli indagati, inoltre, avvalendosi di alcune società a loro riconducibili, hanno realizzato operazioni immobiliari per trasferire ad altri beni immobili e disponibilità finanziarie in loro possesso per eludere il possibile sequestro dei 16 milioni provenienti dal riciclaggio e per sottrarsi al pagamento delle imposte e delle sanzioni amministrative che ammontavano a circa 25 milioni di euro.