PALERMO – La “riforma” di Rosario Crocetta, sbandierata tra i riccioli irrequieti di Massimo Giletti e quelli gelati di Klaus Davì, ha avuto l’effetto di ammazzare le vecchie Province regionali, senza far nascere le Città metropolitane e i i Liberi consorzi dei comuni. E ridurre all’inattività ed alla fame cinquemila dipendenti, penalizzando l’utenza di servizi fondamentali quali scuole superiori e assistenza ai disabili, portando le partecipate sull’orlo del fallimento. L’analisi non è delle forze politiche dell’opposizione, ma della Corte dei conti.
«L’intensificarsi dell’emergenza finanziaria, il marcato ridimensionamento dei budget di spesa ha ridotto al minimo l’attività istituzionale svolta dai liberi Consorzi nei confronti sia degli altri livelli di governo che, soprattutto, dei fruitori dei servizi pubblici. Hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado; nei casi più gravi, si segnalano situazioni di notevole arretrato nel pagamento degli stipendi».
E’ quanto segnala la Sezione di Controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana nella relazione sulla finanza locale degli enti di vasta area come le ex Province. I giudici segnalano la necessità di un passaggio dalla condizione commissariale ed emergenziale per garantire stabilmente la continuità istituzionale e la reale funzionalità delle amministrazioni garantendo risorse adeguate alle funzioni ed ai servizi istituzionali di pertinenza. «La relazione, approvata – si legge in una nota della Corte dei conti – esamina il progressivo deterioramento del sistema di finanza pubblica provinciale, oggetto di preoccupata attenzione, nelle più recenti relazioni annuali sulla finanza locale, da parte di questa Sezione di controllo. I dati finanziari relativi al periodo 2012/16 mostrano principali aspetti problematici che si ripercuotono negativamente sugli equilibri di bilancio delle predette amministrazioni, al punto da comprometterne, in molti casi, la funzionalità e la resa continuativa dei servizi».
Per i giudici contabili «nonostante il notevole impegno finanziario della Regione a sostegno degli enti di area vasta, in alcuni casi decisivo al fine di scongiurare situazioni di paralisi funzionale, risulta preoccupante il perdurante ritardo nell’attuazione della riforma regionale del sistema di governo di area vasta, nel quale fase transitoria, in cui i liberi Consorzi, ancora retti da Commissari straordinari, continuano ad esercitare le funzioni attribuite alle ex province regionali, nei limiti delle disponibilità finanziarie in atto esistenti. Tale gestione provvisoria – osserva la Corte dei Conti – si perpetua in un quadro di crescente aggravamento degli squilibri di bilancio: alle criticità indotte dall’endemica insufficienza delle entrate per la copertura di volumi di spesa molto elevati e scarsamente comprimibili, si è tentato di dare risposta attraverso il crescente utilizzo di entrate straordinarie – tra cui, in primis, l’avanzo di amministrazione – fisiologicamente inidonee ad un duraturo utilizzo nel tempo».