PALERMO – L’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Gianfranco Miccichè, ha approvato all’unanimità dei presenti (45 deputati) il disegno di legge che istituisce la commissione parlamentare di Inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia (relatore Claudio Fava). Rispetto alle commissioni delle precedenti legislature, a quella appena costituita è stata affidata anche la competenza della vigilanza sul fenomeno della corruzione nell’Isola. È volontà dell’Ars, infatti, occuparsi oltreché delle intimidazioni mafiose anche della corruzione che dilaga nella pubblica amministrazione. Fenomeno che come dimostrano le inchieste giudiziarie recenti e passate, non risparmierebbe nessun ganglo della pubblica amministrazione. Il ddl prevede la riduzione del numero dei componenti da quindici a tredici e dei vicepresidenti che da tre passano a due.
Il presidente Miccichè, che si è fatto carico di stabilire quanti componenti spettano a ogni gruppo parlamentare, ha allertato i capigruppo, affinché designino i rispettivi rappresentanti. “Avevo auspicato un’innovazione della commissione sul fenomeno mafioso fin dalla prima seduta dell’Ars – ha detto Miccichè -. L’onorevole Fava ha presentato un disegno di legge che ho condiviso, perché coniuga la vigilanza sul fenomeno mafioso con quello della corruzione. Ho sempre sostenuto, infatti, che l’Assemblea regionale siciliana non può fare un’effettiva lotta alla mafia perché non ha gli strumenti, ma che può studiare i fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione e adottare le necessarie contromisure”.
“Bene le modifiche alla legge regionale che istituisce la commissione parlamentare di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia, ma adesso serve un ulteriore sforzo: bisogna introdurre l’educazione alla cittadinanza attiva contro la mafia e i poteri occulti”. Lo dicono i deputati del M5S all’Ars, dopo l’ok dell’aula alle modifiche alla legge regionale 14 gennaio 1991, che istituisce la commissione Parlamentare di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia. Al testo di legge approvato dall’aula, il M5S ha presentato un emendamento, primo firmatario Antonio De Luca, che prevede di “promuovere e realizzare, anche in coordinamento con la commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere e con esponenti della società civile ogni altra iniziativa volta alla formazione e alla diffusione di una cultura di contrasto e di superamento di fenomeni mafiosi, di massoneria deviata, di corruzione e di collusione politica-mafiosa in Sicilia”.
“In risposta alle sollecitazioni del mondo della scuola e dando seguito alla volontà dimostrata di affrontare in modo sistemico la lotta alla mafia – aggiunge la deputata regionale e prima firmataria del disegno di legge, Gianina Ciancio – il Parlamento adesso si faccia promotore di iniziative concrete e accolga la proposta di legge già depositata in commissione Cultura che mira a introdurre per la prima volta nelle scuole siciliane, una nuova materia:l’Educazione alla cittadinanza attiva contro le mafie e i poteri occulti”. Il ddl, presentato nella scorsa legislativo e arenatosi in Commissione, prevede l’insegnamento della nuova materia per una durata non inferiore a due ore settimanali e riempirebbe parte dei vuoti della quota oraria della dotazione scolastica riservata dalle leggi nazionali alle regioni e da queste, finora, largamente inutilizzata. “Solo infondendo – conclude Ciancio – una forte coscienza democratica nelle nuove generazioni potremo contribuire a estirpare, realmente e attraverso un percorso culturale, il cancro della mentalità mafiosa, troppo spesso delegato alle attività degli organi inquirenti e delle commissioni parlamentari di inchiesta”.