Saro Faraci
Settimana dell’Insegnante, occasione per ricordare gli insegnanti che hanno lasciato un segno e che rimangono un esempio anche adesso, quando si è passati dall’altro lato della cattedra. La storia che vi raccontiamo oggi ha come protagoniste Anna Alì e Valentina Guglielmino, la prima insegna Matematica e Scienze nella scuola secondaria “Padre Gabriele Maria Allegra” nel plesso di Aci Bonaccorsi; la seconda è docente di Lettere all’istituto comprensivo R. Rimini di Acitrezza. Dunque due insegnanti che però hanno qualcosa in comune: sono state compagne di classe e si sono maturate nel 1984 al Liceo Classico Gulli e Pennisi di Acireale, quando l’istituto scolastico era ubicato in via Marchese di Sangiuliano. L’«annata ricca» come ha riportato un quotidiano locale qualche anno fa in occasione del trentennale dalla maturità festeggiato in una pizzeria di Acireale, dove si sono riunite tutte le terze liceali di quel 1984, la III A, la III B, la III C e la III D.
Quale è l’insegnante che ha lasciato il segno in Voi?
Risponde Anna: «L’insegnante che sicuramente ha avuto maggior rilievo nella mia formazione è stata la prof.ssa Rosa Grillo. Un’insegnante preparatissima, che ci sapeva trasmettere la sua profonda conoscenza e la grande passione per la materia, cioè l’Italiano. Un esempio sicuramente da seguire per la serietà con cui svolgeva il suo ruolo di educatrice. Un’insegnante che mi faceva studiare, anche se l’Italiano non rappresentava la mia materia preferita, non solo perché avevo paura di essere trovata impreparata, ma soprattutto perché non volevo fare brutta figura e non volevo suscitare delusione in lei»
Le fa eco Valentina: «Purtroppo ricordo poco degli insegnanti della scuola elementare e media. Evidentemente non si era instaurata, con nessuno di loro, una vera relazione. Del liceo, devo ringraziare due docenti, la professoressa di Lettere Rosa Grillo e la professoressa di Latino e Greco Camilla Strano. Due donne completamente diverse ma dalle quali ho imparato dall’una quanto sia necessaria la passione nel lavoro che si svolge, dall’altra quanto sia importante l’affettività nell’approccio con l’alunno. La relazione si instaura con il dialogo, l’ascolto, l’osservazione delle reazioni, dei bisogni e dei cambiamenti anche fuori dall’aula. L’apprendimento viene favorito da un ambiente affettivo appagante».
Rosa Grillo dunque è stata importante nella formazione scolastica di entrambe, oggi insegnanti. Qualche ricordo invece dell’Università?
Risponde Anna: «Nella mia vita da studente infinita – perché non si finisce mai di studiare, di appassionarsi a qualcosa, di imparare e di essere studenti di qualcuno – l’insegnante che rappresenta il miglior “buon esempio” è stato il prof. Raffaele Bonomo, docente di Chimica all’Università di Catania. Un uomo buono di nome e di fatto. Preparatissimo e appassionato. Mi ha aperto il mondo della chimica usando strumenti che per l’epoca erano innovativi, cioè le slides con il proiettore!!! Ma già quello rappresentava una novità e dimostrava un’accurata preparazione. Inoltre, ci ha permesso di svolgere vari scritti con argomenti diversi scaglionati nel corso dell’anno, alleggerendoci notevolmente il carico di studio per la prova orale finale … anche questa una innovazione per quei tempi. Quindi un esempio di preparazione, uso di metodologie didattiche e di strumenti innovativi. Proprio l’innovazione, l’introduzione di novità, l’esplorazione didattica rappresentano l’esempio a cui mi ispiro. Mi piace stare al passo con i tempi e sono sempre alla ricerca di strumenti tecnologici e non che possano essermi d’aiuto nello svolgimento della mia missione»
Non ha dubbi di sorta nemmeno Valentina: «Il docente che potrebbe rappresentare un buon esempio per il mio lavoro è il professore ordinario di letteratura italiana alla facoltà di lettere di Catania, Antonio Di Grado. Non è mai stato un erudito passivo, le sue lezioni stimolavano interessi,giudizi e curiosità. Tutt’oggi ho con lui un rapporto di amicizia e stima. Abbiamo condiviso la passione per il cinema e la scrittura »
Provate Voi per un attimo a ringraziare i vostri alunni, per cosa?
Ci dice Anna: «Ringrazio i miei alunni per la fiducia con cui si accostano a me. La leggo nei loro sguardi, in fondo sono dei bambini, ancora in fieri, ed io nei loro confronti ho ruolo molto delicato. Non mi posso permettere di sbagliare. Li ringrazio perché mantengono viva in me la voglia di stupirmi, di osservare le cose e di guardare il mondo con i loro occhi. Li ringrazio per le soddisfazioni che mi danno, per i loro successi, per i loro miglioramenti e per i loro sorrisi, li seguo anche da lontano, ma loro di tanto in tanto ritornano e mi raccontano cosa fanno»
Più diretta Valentina: «Ringrazierei i miei alunni per la loro capacità di sorprendermi»
E se fossero invece i vostri alunni a dovervi ringraziare, cosa dovrebbero dirvi?
Anna abbozza una lunga risposta: «I miei alunni mi potrebbero ringraziare perché cerco di fare il mio lavoro con serietà, passione ed anche allegria. Cerco di coinvolgerli in varie attività, sfruttando anche l’aspetto ludico; a scuola partecipiamo a vari eventi di carattere competitivo: giochi di matematica della Bocconi, “Matematica senza frontiere”, Giochi delle scienze sperimentali, gare di scienze. Il gioco matematico/scientifico rappresenta una palestra di vita ed un potente alleato del docente. Permette di sviluppare dinamiche relazionali per il lavoro in gruppo, non solo valorizzando la potenzialità del singolo, ma anche, la capacità del gruppo di integrare ed ottimizzare le doti dei singoli nel lavoro comune. Le scienze poi mi permettono di sorprenderli e stupirli “con effetti speciali”: divento un mago con i miei esperimenti! Con i pochi mezzi che ho a disposizione (a scuola non abbiamo laboratori di nessun tipo), con materiale di facile reperibilità, con fantasia e creatività realizzo attività laboratoriali di fisica e di chimica, così imparano anche divertendosi.»
Valentina parte invece più da lontano: «La conoscenza è uno strumento per sviluppare un’abilità fondamentale per la crescita di ogni individuo, l’autonomia del pensiero e di conseguenza dell’azione. Nel mio lavoro di docente mi sono preoccupata soprattutto di raggiungere tale obiettivo formativo,permettendo agli alunni di interagire continuamente mediante dibattiti in classe,lettura critica dei giornali,cineforum a tema,cittadinanza attiva. Ecco, di questo dovrebbero ringraziarmi i miei alunni»
Chiudiamo qui l’intervista, ma dobbiamo rivelarvi un piccolo segreto. Il giornalista che ha intervistato queste due brave e appassionate insegnanti è stato un loro compagno di classe al Liceo. E anche lui, come le due compagne liceali, ha scelto la strada dell’insegnamento, quello universitario. Il giornalista è fermamente convinto che Anna e Valentina siano rimaste tali e quali dopo oltre trent’anni. Vivaci e sempre curiose, innamorate della vita e affamate di cultura, empatiche entrambe anche se con caratteri completamente diversi. Due brave ragazze. Insomma, è come se il tempo si fosse fermato per loro.
C’è una spiegazione a tutto questo, chiedo ad una di loro?
Prende la parola Anna: «Ti saluto caro Saro con una frase dell’etnologo C. Lévi-Strauss: colui che sceglie questa strada (quella della scienza) non dice addio all’universo infantile: si applica piuttosto a rimanerci». Valentina invece mi strizza l’occhio e non dice nulla.
Niente da fare, ancora una volta a distanza di anni hanno vinto loro. Le femmine, come le chiamavano noi maschietti al Liceo. Hanno vinto ancora.