Saro Faraci
Settimana dell’Insegnante che si avvia alla conclusione. Ancora due giorni per riflettere sull’importanza e sul valore dell’insegnamento, sia a Scuola che all’Università. Un’occasione ulteriore per ringraziare docenti e maestri che hanno avuto un ruolo importante nella formazione umana e professionale chi oggi lavora, magari proprio come docente. Questo è il caso di Stefano La Malfa, professore ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università degli Studi di Catania, autore di numerosi studi e co-curatore insieme ad Alessandra Gentile di una recentissima pubblicazione sulle biotecnologie sostenibili. Anche a lui , che è stato studente, rivolgiamo come agli altri docenti finora intervistati una serie di domande accomunate dall’hashtag #RingraziaunDocente.
Qual è il docente che ha avuto a Scuola o all’Università che oggi si sentirebbe di ringraziare, tanti anni dopo, perché ha lasciato una traccia indelebile nella sua formazione umana?
«Devo dire che mi ritengo da questo punto di vista molto fortunato. Nel mio percorso formativo ho incontrato tanti docenti che sono stati anche e soprattutto educatori e che, assieme ai tanti educatori che ho avuto la fortuna di incontrare in altri ambiti (penso soprattutto all’ambito dello scoutismo), hanno contribuito in maniera decisiva alla mia formazione. Mi piace utilizzare, anche nel caso della figura del docente, il termine educatore perché richiama il termine latino educere, letteralmente “trarre fuori”. Soprattutto oggi, credo che il docente debba sforzarsi di avere questa capacità di educere gli allievi, stimolando in loro curiosità e amore per la verità.
Ricordo con particolare piacere due docenti del Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale: il primo è stato il mio professore di latino e greco del ginnasio che ringrazio e ricordo per la sua eccezionale capacità di coniugare rigore ed affetto, cultura umanistica e saggezza popolare; il secondo è il mio professore di storia e filosofia del liceo che ringrazio per la sua non comune capacità di spingere gli studenti a riflettere e ad interrogarsi, a maturare una coscienza consapevole e critica su tanti temi, anche attuali e delicati.»
Quale è l’insegnante che ha avuto e che oggi potrebbe rappresentare per un “buon esempio” nell’attuale lavoro di docente universitario che sta svolgendo?
« Anche da questo punto di vista mi ritengo un privilegiato, avendo avuto la fortuna di godere per molti anni della vicinanza e dell’esempio di mio padre recentemente scomparso – il professore Giuseppe La Malfa, Emerito all’Università di Catania, n.d.r. – che ha fatto dell’insegnamento la sua missione di vita, portata avanti con spirito di abnegazione e totale dedizione. Per me, che ho avuto la ventura di condividere la sua passione professionale, egli ha certamente rappresentato un buon esempio, soprattutto per la capacità di intessere con tutti i suoi studenti un rapporto umano e cordiale, ben oltre i ruoli predefiniti di docente/studente, e di suscitare passione per la conoscenza.»
Da professore universitario, immaginando di esser Lei a dover ringraziare i suoi studenti, quelli di oggi o quelli degli anni passati, qual è l’aspetto che considererebbe più rilevante? In altri termini perché dovrebbe ringraziarli?
« Scrisse Seneca a Lucilio: “Docendo discitur”. Penso non si debba aggiungere altro. Gli studenti rappresentano lo stimolo quotidiano a guardare oltre, ad aggiornarsi, a “curiosare”, qualche volta anche a mettersi in discussione. Scusate se è poco!»
E loro per cosa dovrebbero ringraziarla? C’è qualche iniziativa che ha adottato, qualche sperimentazione che ha fatto, che ha interessato realmente la sua aula e per la quale i suoi ragazzi la ringrazierebbero?
«Spero, con tutti i miei limiti ed anche con i vincoli che il sistema universitario pone, di riuscire a trasmettere la passione per la conoscenza, l’esigenza di approfondire, anche le questioni tecniche, sotto le molteplici sfaccettature che possono avere, con un approccio olistico. Cerco, per quanto possibile, di far sì che la lezione sia un confronto, valorizzando le esperienze e le conoscenze che alcuni degli studenti magari già possiedono, soprattutto in campo pratico ed applicativo, visto che insegno ad un corso di laurea di secondo livello.
La cosa per la quale mi piacerebbe essere ringraziato è la capacità, che mi sforzo di avere, di suscitare domande. Oggi siamo pieni di risposte, la rete è un contenitore pressoché infinito di risposte che basta cercare, abbiamo “software di scienza” ed informazioni in tempo reale che vanno ben oltre la nostra capacità di metabolizzarle. Ecco, io credo che bisogna piuttosto educare all’arte antica del discernimento ed a farsi delle domande… anche in ambito scientifico. Sarei infine contento se qualcuno potesse ringraziarmi per avergli instillato qualche sano dubbio, e qualcun altro ancora per averlo fatto riflettere sul valore del tempo.»