Ritorno al Futuro. Dopo il Covid-19 la Scuola e l'Università che tutti vorremmo

Ritorno al Futuro. Dopo il Covid-19 la Scuola e l'Università che tutti vorremmo

Forse è finito per sempre il tempo in cui genitori ansiosi ed immaturi, fondamentalmente intolleranti e violenti, andavano a scuola e prendevano a pugni gli insegnanti, colpevoli a dir loro di aver dato giudizi severi sulla preparazione scolastica dei propri figli. Così come forse è finito il tempo in cui familiari agitati entravano al Pronto Soccorso e prendevano a calci medici ed infermieri di turno, colpevoli a dir loro di non aver fatto abbastanza per prendersi cura dei loro congiunti ospedalizzati. Insomma, il Covid-19 e la consapevolezza che bisogna rimanere uniti per fronteggiare il nemico invisibile hanno restituito alle professioni dell’insegnamento e della sanità quella dignità che in qualsiasi altro paese civile è da sempre attribuita a questi mestieri che per molti sono una missione di vita non semplicemente un’attività lavorativa. E quale sarà la fisionomia di scuola e università, una volta che finirà l’emergenza da coronavirus, e si farà ritorno nelle aule e tra i banchi?

Di questi e altri temi, un po’ più avveniristici, si è discusso ieri pomeriggio in Ritorno al Futuro, l’ultimo dei tre incontri web promossi dal sottoscritto e dal professore Marco Pappalardo dal titolo Io speriamo che me la cavo, organizzati in occasione della Settimana Italiana dell’Insegnante nata su iniziativa di Master Prof e Your Edu Action, quest’anno pure con il supporto dell’Istituto Treccani. Tre seminari che hanno affrontato, da angolazioni diverse e con tanti ospiti, la realtà della scuola e dell’università ai tempi del coronavirus, con una proiezione immediata su ciò che verrà dopo, il ritorno nelle aule forse a settembre e, una volta individuato il vaccino per debellare finalmente il virus, il ritorno ad una normalità che non sarà mai più come prima. Sarà una nuova normalità o potrebbe essere financo una normalità migliore della precedente. Sarà il tempo a dircelo.

L’eredità più bella che il Covid-19 lascia è la vicinanza affettiva fra docenti e studenti, il ruolo ancora più forte di educatori dei primi, la funzione ancora più solida di discenti dei secondi. La distanza paradossalmente ha rinvigorito il rapporto, lo ho plasmato in modo ancor più umano, ha riacceso quel desiderio di “non vedo l’ora” in cui i docenti vorranno tornare al loro posto in aula, e gli studenti vorranno tornare tra i banchi per poi abbracciarsi,  stringersi, toccarsi le mani perchè scuola e università non possono rinunciare alla fisicità delle relazioni tra le persone. Ma lascia un’altra eredità il Covid-19. Tutti hanno preso familiarità con piattaforme, strumenti digitali e metodiche di didattica a distanza. In questa improvvisa accelerazione tecnologica, al netto della persistenza di qualche problema, tutti sono cresciuti. Docenti, studenti e famiglie. Chissà se in futuro non avremo un mondo dell’istruzione che sia capace di generare non uno ma più ambienti di apprendimento e di tenerli tutti vivi, in modo che all’evenienza ci si possa spostare dall’uno all’altro senza alterare nè il valore dell’insegnamento nè la funzione educativa dei docenti.

Ieri pomeriggio, il parterre di ospiti alla trasmissione Ritorno al Futuro è stato ricchissimo. In studio, con il professore Marco Pappalardo e il sottoscritto, sono intervenuti: Mirko Viola, imprenditore ed innovatore sociale, tra i principali animatori della community delle start up in Sicilia; Giorgio Romeo, giornalista e scrittore, direttore del giornale Sicilian Post; Andrea Bruno e Benedetta Piazza, laureandi in Politiche e Servizi Sociali all’Università degli Studi di Catania; Marinella Sciuto, vice presidente nazionale del MEIC e docente al Liceo Archimede di Acireale; Giulia Oliveri, studentessa del Liceo Don Bosco di Catania e prossima alla maturità scolastica; Paola Raftoupolos, studentessa di Giurisprudenza, in collegamento da Barcellona dove si trova perchè beneficiaria di una borsa di studio Erasmus. Per tutti loro, non c’è dubbio. Dopo il Covid-19, scuola e università saranno luoghi ancora più belli di prima.

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