PALERMO – “Esistono ragioni di sicurezza, di ordine pubblico e di buon senso per dire no al rientro di alcuni detenuti pericolosi nei luoghi dove vivevano e dove hanno commesso gravi reati. Ecco perché certe decisioni lasciano sbigottiti. E l’incredulità che provano alcuni magistrati, da sempre in prima linea, è la stessa che sta provando la gente comune. Se proprio si rende necessario assegnare agli arresti domiciliari personaggi mafiosi di spessore, allo scopo di decongestionare le carceri in questo periodo di epidemia, si prendano assolutamente in considerazione soluzioni diverse”. Lo afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, alla luce dei casi Bonura, Iannazzo, Sansone e, per ultimo, Zagaria. Tutti detenuti condannati per mafia che hanno lasciato la cella in considerazione del loro stato di salute raggiungendo le rispettive abitazioni.
Il governatore siciliano si rivolge al premier Conte e ai ministri dell’Interno Lamorgese e della Giustizia Bonafede, affinchè si valutino misure alternative alla scarcerazione. Per Musumeci “la Sicilia è una terra che oltre ad avere pagato un altissimo tributo al potere mafioso, in termini di vite spezzate e di sviluppo negato, non può assolutamente correre il rischio che il ritorno a casa di alcuni boss, sia pure con tutte le restrizioni e i controlli del caso, riaccenda chissà quali dinamiche di potere all’interno delle organizzazioni criminali”.
La dichiarazione del presidente della Regione segue di un giorno quella del rappresentante della Lega, Fabio Cantarella, assessore comunale a Catania. ”La decisione del Tribunale di Milano di scarcerare il boss La Rocca e di rispedirlo in Sicilia è assolutamente grave ed un pessimo segnale”. Lo ha affermato Fabio Cantarella, responsabile enti locali della Lega in Sicilia, commentando l’imminente rientro nell’Isola del padrino di San Michele di Ganzaria, Francesco La Rocca, condannato all’ergastolo. ”A destare preoccupazione – secondo Cantarella – è che i primi ad
approfittare dell’emergenza sanitaria siano proprio i condannati per i reati più gravi e in particolare gli appartenenti ad organizzazioni mafiose. Trovo inoltre assolutamente fuori luogo che boss e altri criminali incalliti tornino nelle loro abitazioni e nelle loro regioni d’origine, il ritorno di un boss come La Rocca nel calatino potrebbe essere interpretato, nonostante la stretta sorveglianza, come un ritorno sul proprio territorio. Sappiamo bene come nella subcultura mafiosa la presenza del capo sia un segnale chiaro”.
”Capisco che i tribunali possano ravvisare in alcuni casi le condizioni per tutelare il diritto alla salute e all’umanità della pena ma trovo inaccettabile che i boss vengano rimandati in Sicilia, nei luoghi del loro potere e dei loro delitti” ha concluso l’esponente leghista.
approfittare dell’emergenza sanitaria siano proprio i condannati per i reati più gravi e in particolare gli appartenenti ad organizzazioni mafiose. Trovo inoltre assolutamente fuori luogo che boss e altri criminali incalliti tornino nelle loro abitazioni e nelle loro regioni d’origine, il ritorno di un boss come La Rocca nel calatino potrebbe essere interpretato, nonostante la stretta sorveglianza, come un ritorno sul proprio territorio. Sappiamo bene come nella subcultura mafiosa la presenza del capo sia un segnale chiaro”.
”Capisco che i tribunali possano ravvisare in alcuni casi le condizioni per tutelare il diritto alla salute e all’umanità della pena ma trovo inaccettabile che i boss vengano rimandati in Sicilia, nei luoghi del loro potere e dei loro delitti” ha concluso l’esponente leghista.