Salute mentale, progetto Being and doing: sinergia fra Rems e Udepe

Katya Maugeri

CALTAGIRONE – Un tirocinio formativo presso la Fattoria e centro di riabilitazione equestre della Cooperativa Alisea, struttura dedicata alla riabilitazione e all’assistenza ai disabili psichici: è il percorso che Roberto – nome di fantasia – ospite della Rems di Santo Pietro inizierà oggi. Una nuova avventura grazie al progetto “Being and doing” – promosso e finanziato dall’Udepe (Ufficio Distrettuale di esecuzione penale esterna) di Catania, con fondi assegnati dal Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità – si apre, per Roberto, una nuova pagina nel suo percorso di reinserimento sociale.

“Siamo davvero molto soddisfatti per la sinergia istituzionale che si è realizzata – afferma Giuseppe Fichera, direttore del DSM dell’Asp di Catania – e degli spazi progettuali che si aprono per dare continuità nel tempo alle azioni intraprese, che sono in linea con le misure di inclusione sociale avviate dal nostro modulo dipartimentale di Caltagirone-Palagonia, diretto da Raffaele Barone“.

Il progetto “Being and doing” intende promuovere l’inserimento in percorsi di inclusione sociale di persone esposte a fragilità e sottoposte a misura di sicurezza detentiva, tramite azioni formative mirate e la collocazione temporanea in imprese agricole, artigianali e/o coop. sociali di tipo B del territorio di riferimento.

“Non mi stancherò mai di ripetere che l’aspetto caratterizzante la Rems non è quello detentivo, ma quello riabilitativo – spiega Salvatore Aprile, dirigente responsabile della struttura -. Con questa iniziativa, il cui merito è da attribuire alla lungimiranza della dott.ssa Salierno, dirigente dell’Udepe di Catania, viene apprezzata la mission della Rems e viene valorizzato il territorio dando un notevole impulso all’integrazione fra le Istituzioni e le realtà virtuose del terzo settore”.

Rems, comunità terapeutica e inclusione sociale

“Al momento dell’inserimento in Rems – spiega Salvatore Aprile sull’idea di Rems come comunità terapeutica e sull’idea di inclusione sociale – il paziente viene preso in carico dall’equipe multidisciplinare per le valutazione necessarie. Viene quindi elaborato un progetto terapeutico e riabilitativo individuale (PTRP) che consente un graduale percorso di deistituzionalizzazione e reinserimento sociale. Su 52 ingressi sono state effettuate successivamente ben 32 dimissioni, un ottimo risultato. Affinché l’efficacia del trattamento terapeutico-riabilitativo possa essere garantito anche all’interno di una organizzazione di cura sottoposta ad un regime di sicurezza, è necessario che la Rems funzioni come una Comunità terapeutica:

  • ben strutturata nei tempi e negli spazi, nelle funzioni e nei ruoli
  • sicura e protettiva dagli abusi di violenza, abusi di cura, abusi di autoritarismo focalizzata sull’alleanza terapeutica tra utenti e operatori
  • coerente e comprensibile dal punto di vista teorico sia per gli utenti sia per gli operatori
  • ben integrata con tutti i servizi sanitari e sociali necessari agli utenti.

Vista come una Comunità terapeutica, la Rems ha come obiettivo lo sviluppo emotivo e la maturazione affettiva degli utenti, affinché possano collaborare attivamente alla programmazione del proprio percorso terapeutico. Lo sforzo principale, che impegna tutti gli operatori, è di rendere la permanenza in Rems il più vicina possibile alla vita di tutti i giorni. Un ambiente sicuro, abilitante e terapeutico, all’interno della comunità è mantenuto con il contributo di tutti, da parte di tutto lo staff degli operatori e degli utenti. La funzione terapeutica individualizzata per ciascun utente è invece garantita dalla partecipazione di ciascuno di essi alla redazione, monitoraggio e valutazione del proprio PTRP, attraverso il sostegno fornito da un case manager personale (operatore di riferimento) scelto all’interno dello staff della comunità. Una comunità così concepita rappresenta il trampolino per l’inserimento sociale e la successiva rintegrazione nella comunità di riferimento, riappropriandosi della propria dignità e della propria vita”.

Questi obiettivi si possono raggiungere anche attraverso l’elaborazione di progetti che prevedano la qualificazione e l’addestramento professionale in circuiti lavorativi e formativi.

Il lavoro, uno strumento essenziale di rieducazione

Il lavoro, infatti, è uno strumento essenziale di rieducazione e riabilitazione oltre che un percorso indispensabile per la salute mentale di ogni persona, “in quanto contribuisce al raggiungimento dell’indipendenza e dell’autonomia della persona e quindi di una maggiore consapevolezza delle proprie risorse e delle proprie attitudini spendibili anche per una comunità – continua Aprile -. Attraverso il progetto Being and doing abbiamo voluto interpretare il concetto di “inclusione sociale” diretta a garantire attraverso un’occupazione stabile, il reintegro graduale nella collettività del paziente, ed anche a favorire circuiti virtuosi di collaborazione fra istituzioni, terzo settore e mondo del volontariato”.

Lo scorso 16 ottobre, presso il Centro per l’impiego di Caltagirone, Rosa Amato, direttore del Centro per l’Impiego, Rosalba Salierno, dirigente dell’Udepe, Luca Interlandi e Pietro Interdonato, rappresentanti della Cooperativa Alisea, hanno sottoscritto la convenzione con la quale, dando attuazione sia alle attività progettuali e al programma d’intervento specifico concordato con il Servizio sociale della Rems, è stato definito l’inserimento di Roberto presso la Cooperativa Alisea.

Alla sottoscrizione erano presenti Ernestina Di Gennaro, responsabile dell’area servizio sociale dell’Udepe, e Giusi Prete, in rappresentanza del Servizio sociale della REMS. La convenzione ha durata di tre mesi, durante i quali Roberto si occuperà della cura degli animali e degli spazi verdi. L’andamento del tirocinio sarà monitorato attraverso verifiche trimestrali del modulo DSM di Caltagirone.

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