Sant'Agata blindata

 

 
 
 

CATANIA – Non è un distributore automatico di sigarette o di farmaci salvavita, non è una centralina di rilevamento di radiazioni né di inquinamento atmosferico, non è un bancomat antiruspa. No, niente di tutto questo. E’ la camera blindata che è stato necessario realizzare per proteggere l’altarino di Sant’Agata in via Dusmet e consentire il lavoro dei restauratori dopo le martelate ha hanno sfregiato il volto della Santa e frantumato la corona e una mano.  Un orrendo box di lamiera che deturpa le mura cinquecentesche e custodisce, per il momento, cioè che resta del bassorilievo che ricorda la partenza delle reliquie della patrona di Catania verso Costantinopoli. Un monumentino che è stato ripetutamente oggetto di atti vandalici (per due volte cosparso di escrementi pochi giorni prima i festeggiamenti del 3,4 e 5 febbraio), prima delle martellate dei giorni scorsi, ma che potrebbero non essere soltanto atti vandalici.

Inutile dire che questa maxi scatola di lamiera prima, speriamo, o dopo dovrà essere eliminata e l’effige si Sant’Agata sarà di nuovo alla portata di malintenzionati, se prima non sarà realizzata la video sorveglianza, promessa dal sindaco Enzo Bianco nel febbraio scorso. Intanto, sarà imbarazzante spiegare ai turisti ed ai forestieri che la Santa è stata blindata per evitare che venga distrutta, proprio nella città che “impazzisce” per la sua patrona e fa della “fede” spettacolo folcloristico e ostentazione di anarchia.

D.L.P.

Foto di Enrico Iachello da facebook

 

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