Santo Stefano due anni dopo. Il terremoto dimenticato presto dall'Italia reclama nuova attenzione dai politici

Santo Stefano due anni dopo. Il terremoto dimenticato presto dall'Italia reclama nuova attenzione dai politici

di Saro Faraci

Il video intervento di Angelo Borrelli, capo del Dipartimento di Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio, ha impreziosito la diretta social di ieri pomeriggio. Il dottor Borrelli ha confermato la piena sinergia della Protezione Civile nazionale con il Commissario per la ricostruzione e ha auspicato che nel 2021 si possa già mettere la parola fine a molte situazioni critiche tuttora aperte.

Due anni esatti dopo il terremoto di Santo Stefano, i comitati dei terremotati e il movimento spontaneo #rialzatifleri si sono organizzati ieri per fare memoria. Ma anche per informare, per programmare, per superare alcune criticità. Non solo Speranza è il titolo che hanno dato all’incontro pubblico, seguito da centinaia di persone.

Ospiti della diretta sono stati tutti i principali protagonisti istituzionali del post-sisma. Dai Sindaci dei comuni terremotati ai massimi responsabili nazionali e regionali della Protezione Civile; dalla struttura commissariale governativa ai comitati per i terremotati. E poi anche Casa Italia, il nuovo Dipartimento costituito a livello centrale per coordinare le attività in tutti i territori colpiti dai terremoti.

Il 2021 sarà l’anno decisivo per la ricostruzione etnea, ha fatto capire il Commissario governativo Salvatore Scalia. Ma occorre far presto, è necessario che i tecnici siano più celeri, è indispensabile che i Comuni facciano velocemente la loro parte, mettendo in pista il nuovo personale assunto ad hoc.

La struttura commissariale, dopo uno studio preliminare del territorio a cura del geologo Marco Neri, ha già emesso diciotto ordinanze nel suo primo anno di attività. Entro la fine di giugno, tutti i progetti della ricostruzione privata dovranno essere presentati e istruiti presso i Comuni.

Tecnicamente si chiama ricostruzione pesante questa fase, perché quella leggera è stata demandata alla fase emergenziale tuttora di pertinenza della Protezione Civile regionale.

Poi c’è la ricostruzione pubblica per le Chiese, le scuole, le strade. Non è detto che tutto fili sempre liscio. Ogni tanto ci sono situazioni paradossali.

Come ad esempio per la scuola di Piano d’Api, ha precisato il dirigente della Protezione Civile regionale Salvo Cocina.

Per essere ricostruita, la scuola dovrebbe essere delocalizzata, ma ci vuole una variante alla programmazione urbanistica della città di Acireale per attivare il Commissario per la ricostruzione. I tempi si allungherebbero di molto. Si sta studiando invece di autorizzare una struttura provvisoria in legno, in modo che la Protezione civile possa dare il suo benestare.

Una struttura provvisoria a due anni dal terremoto, quando la fase emergenziale di fatto dovrebbe essere finita? Eppure, per un’anomalia, l’emergenza continua ancora e si sovrappone all’attività dell’ufficio del Commissario. E’ dalla Protezione Civile infatti che dipendono i contributi CAS oltre che le risorse per la ricostruzione leggera degli edifici, quando i danni sono inferiori a 25 mila euro.

Ci sarebbero poi i ristori per le imprese nei territori colpiti dal sisma. Il Commissario Scalia ha stanziato tre milioni di euro ma a presentare la domanda è stata finora una sola azienda. E’ impossibile che non ci siano stati danni da minor fatturato per le attività produttive, ma “carta canta” come suol dirsi. Dunque, al momento, le risorse destinate alla ricostruzione economica sono inutilizzate.

La madre di tutti i problemi è l’assenza della politica, hanno fatto capire i comitati dei terremotati. Non è mancata l’azione di qualche parlamentare, ma una rondine non fa primavera.

Per il terremoto etneo del 2018 non c’è stata una mobilitazione di massa dei parlamentari nazionali, la Regione ha fatto poco o nulla per quello che è stato definito un terremotino. La legge nazionale ha declassato quello di Santo Stefano come un terremoto minore. Di conseguenza, concessioni, sgravi e facilitazioni accordati in altri territori italiani ugualmente colpiti da terremoti per il sisma di Santo Stefano qui non ci sono stati

Si auspica una armonizzazione del quadro legislativo nazionale, è stata la richiesta unanime di tutti rivolta a Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento Casa Italia presso la Presidenza del Consiglio, intervenuto a conclusione della diretta. L’impressione è però che ci saranno sempre due pesi e due misure, perché – ha fatto intendere l’ing. Curcio – una cosa sono i terremoti che colpiscono aree ad elevata densità urbanistica e a forte intensità economica (vedi l’Emilia Romagna), altra cosa sono i terremoti che interessano aree geografiche con caratteristiche socio-economiche diverse.

Siamo alle solite insomma e speriamo che non si ripeta la medesima storia. Dare di meno a chi ha meno, dare di più a chi parte sempre avvantaggiato. Ecco perché la politica regionale e i parlamentari siciliani dovrebbero fare più gioco di squadra. Anziché giocare a farsi i dispetti.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *