Savona sì, Savona no e il tifo


 
 
 
Carlo Barbieri

Che il Prof. Savona sia un grande economista non c’è dubbio. Come non c’è alcun dubbio che sia contro l’Europa e l’Euro: lo testimonia una intera (lunga) vita, con interviste e libri. Proprio per la coesistenza di ambedue le cose non poteva però fare il ministro dell’Economia: la sua nomina sarebbe stata vista come una dichiarazione di guerra all’Europa, e i mercati avrebbero reagito come in parte hanno fatto. Trovo meravigliosamente ingenui i commenti del tipo “Ma Di Maio ha detto che Savona adesso non è contro l’Euro” o “Di Maio ha detto che Savona faceva il duro per negoziare meglio”. Da mesi i nostri politici ci riempiono di affermazioni successivamente smentite, come si può pretendere che improvvisamente vengano presi sul serio? E infine, trovo davvero assurda e masanelliana l’affermazione indignata “Il mercato cerca di condizionare la nostra politica con lo spread”. È esattamente il contrario. È la nostra politica ballerina e antisistema a tutti i costi che allarma i mercati e fa vendere i titoli del debito pubblico. L’aumento dello spread è una conseguenza. Chi dice certe cose non ha idea di come funzionino i mercati. Io conosco almeno due persone che hanno venduto i loro BTP (risparmi personali) preoccupati di una futura uscita dall’euro: così facendo hanno contribuito al loro crollo.

Come ha detto lo stesso Mattarella nel suo recente discorso, “Bisogna difendere con forza gli interessi dell’Italia in seno all’Europa“. Giustissimo, sacrosanto, e prima lo facciamo e meglio è. Ma non diamo l’incarico a uno che si è sempre dichiarato un nemico dell’Europa e dell’Euro, perché avrà difficoltà a negoziare. E infine una considerazione. Tanti dicono che l’Europa ci vuole derubare della nostra sovranità. Signori miei, dobbiamo renderci conto che chi accumula enormi debiti, come abbiamo fatto noi, di fatto cede un po’ di sovranità. Quando si va in banca a chiedere il mutuo per comprarsi una casa, la banca non mette sull’immobile un’ipoteca? E nessuno si sogna di dirle “Cancellami il debito perché a casa mia il padrone sono io”. “Tu sei il padrone, è vero” – ci risponderebbe la banca – “ma hai preso l’impegno di restituirmi i soldi, e se non lo fai mi prendo la casa”. Sono concetti semplici semplici, ma so – lo constato ogni giorno su Facebook – che raramente si riesce a farli accettare a chi è stato convinto a pensarla diversamente: abbiamo trasferito su FB la nostra “fede da curva sud”, e se una cosa ce la dice il capo della nostra squadra/partito/movimento, magari accompagnandola con un bellissimo slogan, non approfondiamo e continuiamo a fare il tifo a qualsiasi costo.

Io invece, da “orfano politico” perché non ho più un partito di riferimento, mi sono condannato a usare ogni volta la mia testa. Cosa faticosa e purtroppo abbastanza inutile.

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