Sciolto per mafia il consiglio comunale di Misterbianco

Sciolto per mafia il consiglio comunale di Misterbianco

MISTERBIANCO – “Crimine di Stato”. Così Nino Di Guardo, primo cittadino di Misterbianco, ha definito il provvedimento del consiglio dei ministri: il Comune, infatti, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose  su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a seguito “di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”.

In un lungo post su Facebook Nino Di Guardo scrive: “Sono indignato! Con quest’atto incomprensibile le autorità statali umiliano e mortificano uno dei più virtuosi comuni siciliani, esempio di legalità e buongoverno. Non conosco ancora i contenuti della relazione con la quale il prefetto di Catania ha avanzato la proposta di sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Credo, però, che il prefetto, nel suo agire, sia incorso in un clamoroso abbaglio. Dico questo perché, sotto la mia sindacatura, nessuna azione amministrativa è stata condizionata da forze esterne e nessuna cosca mafiosa ha messo piede o ha trovato accoglienza o connivenza nel mio comune. Il decreto di scioglimento del Consiglio mi appare perciò come un’insopportabile provocazione, uno scandalo che grida giustizia, al quale reagiremo con assoluta determinazione per tutelare il buon nome e la dignità di una comunità ferita e oltraggiata ingiustamente. Oggi è un triste giorno per Misterbianco. Paradossalmente, lo scioglimento del Consiglio di Misterbianco per infiltrazioni mafiose obbedisce alla logica del potere mafioso. Si è voluta spegnere una voce istituzionale che inflessibilmente si è levata contro la mafia e il malaffare. Ne godranno certamente alcuni squallidi personaggi politici e qualche potentato economico avvezzo alla corruzione. Ma non si illudano. Noi, in ogni caso, non demorderemo e continueremo, come sempre, la nostra battaglia per una Misterbianco civile, progressista e libera da ogni condizionamento. Lascio il mio comune con i conti perfettamente in regola, con numerosi progetti e iniziative che mi auguro saranno portati avanti per il bene della mia città e con un corpo impiegatizio preparato ed efficiente che saluto e ringrazio”

La prefettura di Catania aveva attivato un’ispezione al Comune dopo che l’inchiesta su mafia e scommesse online ‘Revolution bet 2′, il 21 novembre scorso, ha portato agli arresti domiciliari, da parte dei carabinieri, del vicesindaco Carmelo Santapaola per intestazione fittizia di beni.

La Dda della Procura contesta a Carmelo Santapaola di essere titolare di fatto, assieme ai fratelli Carmelo e Vincenzo Placenti, indicati ai vertici del gruppo legato a Cosa nostra, dell”Orso Bianco Caffè’, locale già sequestrato il 14 novembre scorso. Il vicesindaco e assessore alle Manutenzioni si era dimesso dal suo incarico, ma il prefetto lo stesso giorno lo aveva sospeso dalle funzioni.

Decadono tutti gli organi elettivi e l’amministrazione verrà affidata a una commissione di gestione straordinaria.

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