di Martina Pumo
Su questa magnifica Terra, questa sfera che ruota intorno al caldo sole, siamo in 7 miliardi di persone. Eppure, nonostante questa moltitudine di individui, ognuno di noi è unico. Abbiamo le nostre particolarità, quei dettagli che ci contraddistinguono e rappresentano lati del nostro essere. Ma non tutti la vedono in questo modo. C’è chi, per un motivo oppure per un altro, a causa del proprio orientamento sessuale, il proprio credo, il colore della propria pelle, viene etichettato come diverso. Ma diverso da chi? Forse è questa la domanda da cui sono partiti i creatori di Sex Education e con estrema leggerezza e un tocco di ironia hanno mostrato che la diversità, in fondo, non esiste. E’ l’unicità a rappresentarci sotto ogni punta di vista, anche quello sessuale. Attraverso due stagioni ricche di risate, situazioni imbarazzanti e momenti commoventi, vengono sdoganati tutti i tabù raccontando una piccola realtà che, al giorno d’oggi, dimentichiamo: non siamo uguali, è questa la nostra più grande vittoria. Non siamo uguali ma sappiamo aiutarci, non siamo uguali ed è per questo che riusciamo ad amarci. Sex Education, ambientato in Gran Bretagna, regala una fotografia splendida immersa nel verde, dei costumi deliziosi e una colonna sonora perfetta. Non solo, racconta la realtà di alcuni ragazzi che, intrappolati tra la scuola e il mondo “degli adulti” non sanno con chi parlare di un argomento fondamentale e importante: la sessualità. I tabù diventano così insormontabili, grandi gabbie da cui non poter scappare.
Cercano così di scoprire loro stessi e gli altri, creando problemi e credenze per la sola paura di non poterne parlare con nessuno. Ed è qui che Otis capisce il suo ruolo. Otis, figlio di una terapista sessuale di fama mondiale, con l’aiuto di Eric, il suo migliore amico e Maevee, la ragazza più intelligente, testarda e asociale della scuola, capiscono che grazie alle suo parole può aiutare gli altri ad affrontare meglio i loro ostacoli e le loro paure. Ovviamente, dietro un lauto compenso. Otis mette così in gioco ciò che sa da tutta la vita ma che non riesce a mettere in pratica. Tra amori infranti, cotte incredibili, assenza di stimoli sessuali o la troppa stimolazione, Sex Education racconta le moltitudini della realtà che ci circondano.
Eterosessuali, omosessuali, bisessuali, pansessuali, transgender: ognuno viene così raccontato con la delicatezza e la semplicità che solo una serie televisiva può fare.
Eppure, attraverso 16 puntate, una mi è rimasta particolarmente impressa. Un piccolo passaggio che mi ha segnato, forse facendo rivivere in me alcuni racconti e confidenze. Si parla di violenza, si parla di stupro, di quelli avvenuti in sordina, sui mezzi, su un autobus. Ed è qui che la paura vince. E vince la cattiveria, vince il carnefice. O forse no. Perché Sex Education non parla solo di sessualità e ragazzi. Non parla solo di relazioni amorose, cuori infranti, e le giuste precauzioni da utilizzare per non contrarre malattie.
Sex Education parla anche di amicizia, di sorellanza, racconta come la nostra diversità diventa il filo conduttore per uscire dal buco nero del terrore. Racconta di come ci si può rispecchiare in chi prima consideravamo diverso, che il sostegno può arrivare anche da chi non credevamo. Parla di cambiamenti e crescita, di come l’odio muta le persone e di come l’amore e la comprensione possono cambiarle. Parla anche di droga, sì, ed abusi. Parla di mancanze e crescite forzate, mostrando disabilità e abilità. Sex Education rompe il muro del tabù riportando la sessualità ad un posto primario, quello che assume in ognuno di noi. Ci permette di poter raccontare e chiedere ciò che non abbiamo mai chiesto, forse per paura di non essere capiti o, peggio, con il terrore di essere giudicati.
Otis, sua mamma Gillian e tutti gli alunni e gli insegnanti dell’Istituto Moordale ci mostrano che ogni via è possibile, ogni strada è percorribile perché siamo noi a disegnarla.
Siamo noi a scegliere cos’è giusto e cos’è sbagliato in base a ciò che ci piace, ciò che ci fa stare bene, ricordando che solo attraverso il rispetto si riesce a crescere, ad essere noi stessi.