San Filippo d'Agira e il miracolo della burocrazia

Daniele Lo Porto

AGIRA – Non parliamo di miracoli, per carità, ma tra la sudorazione di San Filippo d’Agira e la revoca temporanea della autorizzazione per la riapertura di una cava, quella tanto contestata da SiciliAntica, a Monte Scapello, c’è una strana successione temporale.  Il Distretto minerario di Caltanissetta ha, infatti,  bloccato l’autorizzazione per la cava di calcare di San Nicolella: per 30 giorni l’azienda trevigiana Fassa Bortolo. “Un primo traguardo – commenta Simona Modeo, presidente regionale di SiciliAntica – per cui esprimiamo grande soddisfazione. Il traguardo finale è ancora lontano ma siamo fiduciosi perché la legge è dalla nostra parte”.

Il progetto di Fassa Bortolo prevede la riapertura della cava di calcare e minerali in un’area abbandonata da oltre tre decenni, che si trova sul versante meridionale di monte Scalpello sottoposto per il suo valore a  vincoli archeologico e paesaggistico. A firmare l’autorizzazione per il progetto è stata anche la Soprintendenza di Enna evidenziando che l’attività non comprometterà il sito e che prevede anche una sua valorizzazione. Inizialmente si era prospettata la creazione di cento posti di lavoro che in realtà sono solo sette, a rischio testimonianze preistoriche, una fortificazione bizantina, un santuario.

 

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