Alfio Franco Vinci
Se qualcuno aveva pensato che, visto il mese corrente, l’accordo Lega-Movimento 5 Stelle potesse rappresentare, politicamente parlando, il 5 maggio l’ex cavaliere di Arcore dovrà ravvedersi.
A rimettere saldamente in sella il cavaliere disarcionato dalla sentenza del 2013, emessa in forza della Legge Severino, ha provveduto il Tribunale di sorveglianza di Milano, adottando, con un mese abbondante di anticipo sui tempi, pur ottimistici, previsti dai difensori di Berlusconi, un provvedimento di “riabilitazione” che, per come recita l’art. 178 del Codice penale, “estingue le pene accessorie ed ogni altro effetto penale della condanna. Avverso la sentenza di riabilitazione può si ricorrere la Procura di Milano, ma, comunque il verdetto è già effettivo dall’ 11 maggio.
La pena accessoria della incandidabilità di Berlusconi è quindi estinta; ne consegue che in caso di nuove elezioni può concorrere a pieno titolo per un seggio al Senato o alla Camera dei Deputati, e quant’altro eventualmente a seguire.
E qui iniziano i ragionamenti, non semplici, per tentare di fare il punto della situazione: quando Berlusconi il 10 maggio ha fatto un passo di lato, concedendo a Salvini di andare avanti, senza che ciò rompesse la coalizione, sapeva che la sentenza a lui favorevole sarebbe stata emessa da lì a poche ore?
Se si, non poteva non calcolare che il passo di lato era in realtà, per chi ne capisce di scacchi, la mossa del cavallo, che si sposta di lato per poter attaccare più liberamente; e un cavaliere non può “per definizione” non conoscere come si muove un cavallo.
A questo punto potrebbe ripresentarsi lo scenario di elezioni vicinissime, per consentire al riabilitato di esercitare i suoi diritti riconquistati; come potrebbe invece accadere che un tale potenziale rientro in scena del “grande mattatore” possa far trasformare il blu, generato dalla mescolanza di giallo e verde, in un blu più annacquato, cioè azzurro.
In ogni caso non vorrei essere nei panni di Salvini e Di Maio, perché oltre a questi problemi e a quello di chi sarà il presidente del Consiglio, speriamo non un soggetto terzo, anche perché, come dicevano i latini ” una via electa tertia non datur”, saranno alle prese col “da farsi”.
Subentrare al Governo infatti non consente di esercitare il diritto garantito dall’art 490 del Codice civile del “beneficio d’inventario”per chi eredita qualcosa. Subentrare al Governo significa andare avanti con quello che trovi, creditori internazionali compresi e trattati, accordi e patti comunque da onorare.
Temo che, con quello che sanno che troveranno nei conti dello Stato, ben poco potranno mantenere delle “promesse spaziali” (se è’ giusto il titolo del film di Mel Brooks) fatte in campagna elettorale.