Studenti disabili e operatori lasciati soli a causa dell'emergenza Covid 19

Studenti disabili e operatori lasciati soli a causa dell'emergenza Covid 19

CATANIA – Sono 12.000 in Sicilia i disabili gravissimi e gravi, secondo quanto riportato dal Piano per la non autosufficienza 2019-2020. Un dato, però, per difetto perché il censimento dei “gravi” non è del tutto completo e i “disabili meno gravi”, sui quali ha competenza l’INPS, non rientrano in questo conteggio. Una moltitudine di bambini, ragazzi, adulti fragili particolarmente esposti alle difficoltà di una giornata “normale” che in questo periodo di “Fase 1” causata dall’emergenza sanitaria sono stati abbandonati a se stessi, o meglio affidati in tutto e per tutto alle famiglie. Abbandonati anche gli operatori che svolgono servizi più o meno qualificati, dall’assistenza all’autonomia e alla comunicazione all’igiene personale. Psicologici, pedagogisti, educatori,  operatori socio-sanitaria, una forza lavoro pagata a cottimo, equivalente o quasi al numero delle persone da istruire e accudire. Professionisti qualificati allontanati all’utente assegnato loro, il cordone ombelicale di affetto, vicinanza, compagnia, solidarietà reciso brutalmente dalle misure per il contenimento del contagio da coronavirus.

“Dall’oggi al domani ci siamo ritrovati a vivere una condizione di doppia, tripla emergenza per noi e per i nostri cari con disabilità. L’impossibilità di andare a scuola, di attività ludico-ricreative, di terapie ambulatoriali, il divieto di uscire e la radicale trasformazione dei ritmi giornalieri. Non è stato e non è facile, ma soprattutto temiamo che non sarà facile neanche per il futuro”.  G.S. è la mamma di una ragazza autistica, una “disabile gravissima” secondo la classificazione,  lavora in un’azienda privata part time per rendere compatibile i suoi ritmi con le esigenze della figlia:  in questa fase di emergenza sanitaria si è dovuta improvvisare terapista, educatrice, insegnante. “Gli autistici sono molto ripetitivi, hanno abitudini rigide, i cambiamenti alterano i loro precari equilibri. Figuratevi cosa vuol dire non andare a scuola, evitare piscina e terapie, non incontrare i nonni e restare chiusi in casa. Un dramma nel dramma perchè siamo stati lasciati completamente soli, senza nessuna indicazione pratica, supporto psicologico, soluzione alternativa. Siamo usciti dalla Fase 1 ma solo a parole: per noi genitori di disabili gravissimi o gravi non è cambiato niente, anzi i nostri figli in questi mesi hanno perso parte delle competenze acquisite con grandissimi sacrifici di tutti. La Regione siciliana è in ritardo, non ha dato esecuzione all’Articolo 8 del DPCM del 26 aprile scorso. La Puglia, invece, si è attivata immediatamente e da lunedì l’assistenza è stata rimodulata” sottolinea G.S.

In Sicilia i disabili gravissimi sono 9.161, 2.909 quelli gravi. I ragazzi delle scuole superiori che hanno bisogno dell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione sono 2.424 (650 a Palermo, 498 Catania, 477 Messina), 1.518  (482 Palermo, 437 Catania, 242 Messina) quelli che necessitano dell’assistenza igienico personale. “E’ necessario recepire l’articolo 8 del DPCM del 26 aprile 2020, per rendere concrete le disposizioni a favore delle persone disabili che sono state costrette a interrompere i percorsi di riabilitazione – spiega  Lucrezia Quadronchi, psicologa e presidente dell’associazione regionale ASACOM, Associazione assistenza autonomia e comunicazione e sindacalista della Cisl-.  E’ necessario che, attraverso un confronto tra le organizzazioni sindacali e l’Asp,  si appronti un Piano territoriale per riattivare attraverso i centri semiresidenziali e le altre strutture destinate a erogare prestazioni socio-assistenziali, socio-educative, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario alle persone disabili, con la necessaria adozione un piano per la salute che contenga i protocolli sanitari per limitare la eventuale diffusione dell’epidemia”.

La richiesta è stata espressa all’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza e al direttore generale dell’Asp di Catania, Maurizio Lanza, che si sono attivati, ma bisogna recuperare ritardi che riguardano anche le competenze dell’assessorato alla Famiglia ed realizzare il Piano territoriale anche nel resto della Sicilia. “Per il prossimo anno scolastico bisogna immaginare interventi specifici per i disabili. La DAD per loro non può funzionare, così come la teleterapia. Le risorse andate in “economia” in questi mesi devono servire per migliorare il servizio e l’assistenza in futuro”, conclude Lucrezia Quadronchi.

 Daniele Lo Porto (dal Giornale di Sicilia)

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