CATANIA – Tra i tra i quattro indagati per cui il giudice per le indagini preliminari di Catania ha disposto gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Arcot sulla bancarotta della Tecnis Spa, ci sono gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, già ai domiciliari dal 22 ottobre 2015 al 22 marzo del 2016 per corruzione e turbativa nell’ambito di due inchieste della Procura di Roma, ‘Dama nera’ e ‘Dama nera 2’, su presunte tangenti all’Anas.
Gli altri due sono Orazio Bosco Lo Giudice, fratello di Concetto e amministratore unico di “Ing. Pavesi & C. S.p.a.” negli anni 2010 e 2011 e dal novembre 2016 e amministratore di “Iniziative turistiche S.r.l.” e consigliere nel cda di “Sicilia golf resort S.r.l.” e “Off-Side s.r.l.” nell’anno 2011 – società beneficiarie ingiustificate di flussi finanziari provenienti da Tecnis e Gaspare Di Paola, consapevolmente prestanome a disposizione di Bosco Lo Giudice e Costanzo nonché amministratore unico di “Ternirieti S.C.A.R.L.” (dal 2012 al 2017) e “Ing. Pavesi & C. S.p.a. (dal 2012 al 2016).
La Tecnis è stata in amministrazione giudiziaria dal febbraio 2016 al marzo 2017 perché sequestrata nell’ambito di un’inchiesta antimafia della Dda etnea su indagini dei carabinieri del Ros. Il dissequestro era arrivato per la “venuta meno la pericolosità del bene” che, secondo i giudici, era “stato legalizzato” grazie al lavoro dell’amministrazione giudiziaria e della Procura di Catania. Secondo le indagini dell’operazione “Arcot” degli uomini della guardia di finanza di Catania e del Nucleo di polizia valutaria, la governance precedente di Tecnis Spa ha messo in atto “ripetute condotte illecite” nella gestione dell’azienda. Gli uomini delle Fiamme gialle stanno anche effettuando dei sequestri di beni per un valore complessivo di 94 milioni. Nei confronti dei quattro il gip di Catania ha disposto gli arresti domiciliari.
Nel proprio sito la società si definisce una “delle realtà più significative nel panorama italiano delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali”: opere portuali e idrauliche, grande viabilità su gomma e ferro, sistemazioni idrogeologiche, primari interventi di urbanizzazione, edilizia civile, presidi ospedalieri d’interesse nazionale, restauro conservativo di importanti strutture edilizie vincolate dalle sovrintendenze statali.
L’accusa nei confronti dei quattro imprenditori è, in concorso, di bancarotta fraudolenta per distrazione. L’operazione è stata realizzata grazie a delle intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari e acquisizioni documentali nonché da contributi tecnici qualificati rappresentati dalla relazione sulle cause di insolvenza a firma del commissario straordinario.
L’investigazione dei finanzieri di Catania ha tracciato “le criminose condotte predatorie poste in essere dal management della Tecnis che l’ha spogliata di quasi 100 milioni di euro nel corso di un quadriennio (2011-2014) aggravandone il dissesto e rendendola insolvente. Lo schema fraudolento si è caratterizzato con la concessione da parte di Tecnis di consistenti e vorticosi finanziamenti infragruppo non onerosi diretti alle consorziate; le imprese beneficiarie, a loro volta, anche con movimentazioni bancari realizzate nella stessa giornata, hanno veicolato le liquidità in questione a favore di società estranee al gruppo di riferimento ma sempre dirette, anche con la presenza di prestanome, dal duo Concetto Bosco Lo Giudice-Mimmo Costanza”.
Il profitto criminale originatosi dalla bancarotta fraudolenta veniva destinato, tra l’altro, alla realizzazione di strutture sportive e ricettive nel settore del turismo golfistico, la cui costruzione, in larga parte, veniva anche affidata alla stessa “depredata”. Emblematiche sono alcune conversazioni intercettate dai finanzieri che mettono in evidenza il ruolo dominante del duo e della loro prassi di avvalersi di prestanome. In uno sfogo con un uomo non indagato, Di Paola infastidito evidenziava che “… mi hanno sempre trattato solo come un prestanome … io ho lavorato con imprenditori molto più seri di lui e di Mimmo, cioè ma molto più seri che quando l’impresa poi non c’era più, a me pagavano lo stesso…”. Costanzo e Bosco Lo Giudice risultano ancora oggi operativi sul mercato attraverso la società “AMEC s.r.l.” (costituita alla fine del 2017, con sede a Santa Venerina), ditta di costruzioni generali e di infrastrutture, con un fatturato annuo dichiarato di 11 milioni di euro).