Terme di Acireale. Alla Regione prevale sempre la logica del #tuttoapposto, ma ormai non esiste più nemmeno il posto

Saro Faraci

ACIREALE – La città dei cento campanili è tornata recentemente ad essere “set location” per il primo film dell’attore palermitano Roberto Lipari, prodotto da Tramp Limited e diretto da Gianni Costantino, di cui sono protagonisti lo stesso Lipari e Luca Zingaretti. La pellicola si chiamerà Tuttoapposto, quella locuzione avverbiale che in Italia, ma nella nostra Sicilia in particolare, sta a significare che è tutto ok, che le cose vanno per il verso giusto, che non c’è alcun problema.

Contemporaneamente all’uscita del film di Lipari, la Regione Siciliana ha scelto ancora una volta la città di Acireale per validare la logica politico-burocratica del #tuttoapposto, già sperimentata negli ultimi dieci anni a proposito delle Terme. E’ di lunedì la notizia che i liquidatori hanno messo in vendita due immobili del complesso idrotermale per tredici milioni di euro; si vocifera che, se l’asta andrà deserta per la terza volta (le prime due tornate si riferivano ad una procedura giudiziale esecutiva del Tribunale di Catania), la Regione farà la propria offerta pari a tredici milioni di euro e tornerà ad acquisire la piena proprietà dei due cespiti e finalmente darà il via alla privatizzazione. Una privatizzazione, è bene rinfrescare la memoria agli Acesi, che chi politicamente ha sempre osteggiato in passato inseguendo il sogno di una Regione imprenditrice – vedi il PD dell’on.Fausto Raciti – adesso prospetta come l’unica soluzione per uscire dall’impasse.

Tutto apposto, peccato che non esiste più nemmeno il posto. Molti asset delle Terme di Acireale, riportati nella piantina raffigurata nell’immagine di copertina, sono allo stato attuale chiusi, degradati ed alcuni perfino vandalizzati. Economicamente parlando si sono pure svalutati, come dimostrano i bilanci degli ultimi anni. Si sono succeduti ben tre Dirigenti all’Ufficio delle Liquidazioni in seno al Dipartimento di Economia a Palermo – nell’ordine le dottoresse Filippa Palagonia, Grazia Terranova e adesso Rossana Signorino – ma la burocrazia regionale non ha mai scucito un euro dal portafoglio per occuparsi della manutenzione e della custodia degli immobili, a cominciare dall’ex albergo Excelsior Palace che adesso sarà messo in vendita. Così come non ha mai onorato l’impegno di ricapitalizzare a suo tempo la società Terme di Acireale perchè iniettare nuove risorse finanziarie dentro una partecipata regionale “decotta” avrebbe configurato una ipotesi di danno erariale. Dunque, le Terme sono state tenute a secco, con la complicità di una politica distratta e complessivamente ignara dei problemi.

In questi dieci anni da quando è iniziata la liquidazione delle Terme di Acireale, insieme a quella delle Terme di Sciacca, la più grossa preoccupazione dei burocrati, al limite dell’ossessione, è stata quella di non causare danno erariale per le casse regionali e dunque di non assegnare più risorse finanziarie agli amministratori di turno nominati dalla politica. Risorse che, se disponibili, forse avrebbero potuto tenere in vita gli stabilimenti, anche a regime ridotto, e produrre un po’ di reddito con cui limitare l’ulteriore degrado di tutto il compendio immobiliare delle Terme. Ora, di punto in bianco, la Regione Siciliana – grazie alla previsione di una norma contenuta nella legge n.20 del 2016 – dovrebbe mettere mano al proprio portafoglio per ben 13 milioni di euro, tutti in un’unica soluzione grazie ad un mutuo, per ricomprarsi ciò che fino a poco tempo ha fatto parte del proprio patrimonio, seppur indirettamente attraverso la società delle Terme di Acireale.

Non c’è altra via, si potrebbe dire. E’ una strada obbligata per salvare le Terme, riunificare il patrimonio, liquidare la società partecipata, dare il benservito ai liquidatori e metter mano al bando per affidare la gestione ai privati. Quindi è #tuttoapposto. Ma è proprio così?

Non la pensa allo stesso modo il dottor Francesco Piccirillo, noto commercialista catanese, in passato revisore contabile del Comune di Catania. Ecco il suo pensiero: “L”ho già scritto e lo ripeto volentieri. A fronte della vendita degli immobili e dell’intervento della Regione con un mutuo,i signori liquidatori, i loro revisori, ma anche la stessa Regione devono fare molta attenzione al danno erariale che si verifica quando esistono altre possibilità di soluzione con le leggi sulla valorizzazione del territorio; ignorarle significa arrecare danno all’erario ed agli stessi cittadini inermi. Gli immobili non devono essere venduti ma conferiti in un fondo locale immobiliare gestito da una società di gestione del risparmio (Sgr) scelta non con gara di appalto ma per evidenza pubblica, trattandosi di servizi di interesse generale. La stessa Sgr al conferimento degli immobili assegnerà ai proprietari alcune quote che produrranno reddito per tutta la durata del fondo; il reddito finanziario potrà essere impiegato per il pagamento dei debiti. La stessa Sgr avrà sia il property management che il facility assumendo tutte le responsabilità e la Regione non metterà risorse anzi ne prenderà con l’accollo delle quote come da accordo in una conferenza preliminare di servizi. Essendoci le risorse immediate anche da intervento del fondo INVIMIT di Cassa Depositi e Prestiti, entro sei mesi potrebbe essere possibile l’avvio dei lavori. Gli immobili con la gestione valorizzata ritorneranno nelle mani della Regione o a chi voglia designare alla chiusura del fondo che sarà stabilita da un progetto reso bancabile ed approvato in sede preliminare con la conferenza di servizi. Come ho già detto non è prevista una gara ma una semplice evidenza pubblica . Sarà mica questo che blocca la scelta?”.

 

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