Terme di Acireale, la politica "si piega" alla burocrazia? Con meno di dieci milioni di euro adesso la Regione riacquisterà albergo e centro polifunzionale

Terme di Acireale, la politica "si piega" alla burocrazia? Con meno di dieci milioni di euro adesso la Regione riacquisterà albergo e centro polifunzionale

di Saro Faraci

E’ del 4 settembre cioè di cinque giorni fa, la delibera n.320 del governo regionale “Legge regionale 29 settembre 2016, n. 20, articolo 2. Terme Acireale S.p.A. – Programma di sviluppo del turismo termale” con cui la giunta presieduta da Nello Musumeci ha dato il via libera all’operazione di riacquisto dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale, dopo il lungo “braccio di ferro” tra l’assessore all’Economia Gaetano Armao e la potente burocrazia palermitana che nelle sue diverse articolazioni assomiglia a Koshi, il serpente ad otto teste evocato dalla mitologia giapponese.  Il “braccio di ferro” è durato tutta l’estate perché di fatto la prevista spesa di 13 milioni di euro, a valere sulla legge regionale del 2016, non veniva mai autorizzata dai dirigenti della Ragioneria Generale, del Dipartimento delle finanze e del credito e dell’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione, perché giudicata onerosa per l’erario pubblico e dunque “bacchettabile” dalla Corte dei Conti. Infatti, la precedente delibera di giunta n.236 del 13 giugno, di analogo tenore a quella approvata cinque giorno, era stata di fatto “neutralizzata” dal contenuto forte di alcuni allegati tecnici, in cui la burocrazia regionale esprimeva perplessità sulla opportunità di impiegare somme pubbliche acquisibili grazie ad un mutuo di nuova accensione, ma incerte nelle modalità di rientro dell’ingente debito contratto.

Dopo una lunga e calda estate, alla fine è stato trovato un compromesso che potrebbe andar bene ad entrambe le parti, anche se di fatto la burocrazia regionale esce ancora una volta più forte da queste battaglie di potere interno dove si intrecciano pareri, avvisi e giudizi di asseverazione, ma si lasciano cittadini e territori ignari di tutto e assolutamente ai margini e privi di una loro rappresentatività.

Da un lato, il governo regionale ha di fatto reiterato la delibera di giugno, rafforzandola con un articolato programma di sviluppo del turismo termale in Sicilia asseverato dall’IRFIS, e presentando, così come chiedevano i burocrati, un prospetto economico-finanziario a lungo termine, ben 19 anni, per dimostrare di avere sufficienti capacità di rimborso del mutuo che sta per accendersi con Cassa Depositi e Prestiti e che dovrebbe comportare inizialmente una rata mensile di oltre 320.000 euro da rimborsare al finanziatore.

Dall’altro lato, la multiforme burocrazia regionale nelle sue diverse articolazioni ha ottenuto che le somme per il riacquisto dell’ex albergo Excelsior Palace (chiuso con apposizione dei sigilli a fine 2011) e del centro polifunzionale (mai inaugurato e dunque mai funzionante) potranno anche essere del 30% inferiori al prezzo che la Regione avrebbe dovuto corrispondere ai tre liquidatori, tra giugno e luglio di quest’anno, qualora avesse presentato la propria offerta parti a 13 milioni di euro nelle due aste poi andate volutamente deserte.

In sostanza, con meno di dieci milioni di euro, esattamente 9,1 milioni di euro, la Regione potrà avviare una trattativa privata con la sua partecipata ovvero Terme di Acireale SpA, impegnarsi finanziariamente con Cassa Depositi e Prestiti per un mutuo a tasso fisso-piano italiano e, se le cose andranno come da crono-programma, ovvero se la Regione riuscirà a selezionare sul mercato e poi cedere a privati selezionati in tempi brevi la gestione degli stabilimenti termali e degli altri compendi immobiliari; e se i privati saranno graditi, bravi, lungimiranti, faranno investimenti e produrranno redditi; e se ci saranno più consistenti flussi di cassa generati dagli stessi imprenditori privati e corrisposti al locatore cioè alla Regione, però solo a partire dall’ottavo anno di gestione, allora alla fine della fiera la Regione si ripagherà completamente del debito contratto. E tutti vivranno felici e contenti.

Bisogna leggere attentamente ogni singola pagina della delibera di giunta del 4 settembre per rendersi conto che il testo finale è frutto di un lungo compromesso dove gli slanci entusiastici e convinti della politica sul rilancio del turismo termale in Sicilia sono stati fortemente “mitigati” dal cinismo dei numeri richiesti dalla burocrazia per avallare la spesa di 13 milioni di euro. Spesa, regolarmente prevista da una legge regionale, che però adesso potrà anche essere inferiore del 30%, perché in questo l’Agenzia del Demanio ha ridefinito l’impegno , dopo che le due ultime aste sono andate deserte e anche le due autorizzate dal Tribunale lo scorso anno ebbero analoga sorte. Solo il tempo dirà chi avrà avuto ragione in questa vicenda e se la attuale vittoria della burocrazia, che non è esente da forti responsabilità in questi lunghi anni di chiusura delle Terme e di depauperamento del valore immobiliare di stabilimenti e alberghi, sia stata una vittoria di Pirro.

Nella giornata di oggi sono state rese note le dichiarazioni del Presidente Musumeci: “Con questa iniziativa – ha commentato il governatore della Sicilia – vogliamo restituire al territorio acese un bene che ha una valenza storica e turistica inestimabile. Dopo anni di abbandono, gli impianti in Sicilia potranno tornare ad essere un punto di forza e un motivo di attrazione per il turismo termale. Investiremo in questo, che è un progetto strategico che ci consente di diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica, con evidenti benefici per il territorio”.

Il Presidente non poteva dichiarare diversamente. Nella passata legislatura, è stato, fra l’altro, tra i deputati più presenti ed attivi in aula quando, nell’autunno del 2016, si votava la legge di rifinanziamento delle Terme di Acireale e di Sciacca, mentre la maggioranza parlamentare disertava tutti i lavori preliminari e concomitanti all’approvazione della legge, salvo poi esultare alla fine perché finalmente si stava salvando il termalismo in Sicilia.

 Anche l’assessore Gaetano Armao, in fondo, può ritenersi soddisfatto del primo risultato conseguito dopo tanti anni. E’ riuscito a portare a compimento quello che, in precedenza da analoga posizione ricoperta nel governo Lombardo, non gli era riuscito nel 2011 per le continue interferenze dell’allora Presidente della Regione che, dubbioso sulla opportunità di coinvolgere nell’affare Terme primarie società di consulenza internazionali come voleva lo stesso Armao, affidò di sua iniziativa a Sviluppo Italia Sicilia la “due diligence” sulle due società di gestione delle terme saccensi e acesi. Sappiamo come andò a finire, perché nel frattempo anche Sviluppo Italia Sicilia ha chiuso i battenti e le sue analisi sono rimaste nei cassetti.

Naturalmente, non ci sono al momento dichiarazioni della burocrazia regionale. E non ce ne saranno mai, perché in questi anni, nelle stanze del Dipartimento al Bilancio piene di incartamenti, le Terme di Acireale (e anche quelle di Sciacca) sono state considerate soltanto una pratica amministrativa; rognosa, difficile, spinosa, ma niente di più che una pratica, a dispetto delle grandi aspettative dei territori, Acireale e Sciacca, e degli slanci entusiastici della politica e di qualche fan locale.

Arriveranno a breve sicuramente le dichiarazioni dei tre liquidatori, recentemente riconfermati quasi interamente nel loro incarico, i quali hanno lavorato oggettivamente in mezzo alle sabbie mobili e, in taluni momenti, sono stati lasciati pure soli, ad attendere col Notaio Francesco Grassi Bertazzi che arrivasse un’offerta di 13 milioni di euro tale da consentire di pagare i creditori, tra cui il fondo Cerberus. Dai tre liquidatori si attende quanto prima l’approvazione del bilancio al 31.12.2018 che tarda ad essere approvato, nonostante siano già trascorsi i termini utili per esitarlo.

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