Terme di Acireale, la Regione si dice pronta a varare un bando di privatizzazione, ma c'è il rischio che possa risultare un flop

Saro Faraci

ACIREALE – Una strada per uscire dall’impasse in cui si trovano le Terme di Acireale e quelle di Sciacca ci sarebbe. Secondo il commercialista Francesco Piccirillo, esperto di management pubblico e già revisore dei conti al Comune di Catania, anzichè insistere sull’applicazione della legge regionale 11 del 2010 che ha creato un meccanismo di elisione a vicenda fra liquidazione e privatizzazione, nel senso che il perseguimento dell’una esclude che si possano raggiungere gli obiettivi della seconda, si potrebbe promuovere la costituzione di fondi locali e pubblici e attraverso l’assegnazione di quote far fronte ai debiti delle due partecipate regionali ed ai costi di ristrutturazione che si dovrebbero sopportare per il riavvio delle attività termali.

Secondo il dottor Piccirillo, la Cassa Depositi e Prestiti ha un fondo chiamato INVIMIT, finalizzato alla valorizzazione del territorio, che potrebbe essere impegnato per sbloccare la vicenda Terme. Si tratterebbe di disegnare una nuova e ambiziosa strategia finanziaria che, facendo leva sul patrimonio immobiliare disponibile, sia in grado di facilitare, attraverso l’intervento dei fondi di investimento e una società di gestione del risparmio, il pagamento dei debiti pregressi con i proventi derivanti dalla alienazione di immobili oppure dalla cessione di quote di fondi immobiliari e da rendite degli stessi. Nel caso delle Terme, sarebbe questa seconda via quella più auspicabile, disegnando un articolato sistema di accordi di programma, conferenze di servizio e concessioni di valorizzazione strutturati nella logica del partneriato pubblico privato

“Nella valorizzazione del patrimonio l’ente pubblico ha una missione prioritaria – sostiene il dottor Piccirillo – cioè agire con efficacia, efficienza ed economicità. Il che significa che deve essere molto attento a non disperdere il patrimonio con operazioni sbagliate e rispondere così alla Corte dei Conti per mancata coerenza tra obiettivi e strumenti, il cosiddetto value for moneyLa pubblica amministrazione ha inoltre l’obbligo di effettuare una completa analisi delle alternative sugli strumenti che applicherà proprio per non rispondere di mancata coerenza con eventuali danni all’erario. Ecco perchè rispetto alla più banale operazione di vendita o di privatizzazione della gestione deve verificare l’opportunità di esperire altri strumenti idonei quali per esempio: il fondo immobiliare per apporto, lo spin off immobiliare, la strategia del PPP negoziale sugli interventi di rigenerazione urbanistica. Si tratta di operazioni che non solo valorizzano il patrimonio ma creano un forte volano di sviluppo economico senza toccare il patto di stabilità”. Secondo Piccirillo, su questa strada potrebbe muoversi anche il Comune di Catania per far fronte alla sua pesantissima situazione debitoria.

Insomma, l’articolo di oggi pubblicato dal quotidiano La Sicilia a firma di Tony Zermo e riportato in calce all’articolo, non convince chi, come il dottor Piccirillo, crede che sia fantasioso immaginare che i privati possano farsi carico di tutti i debiti delle due partecipate pur di riavviare le attività negli stabilimenti termali. Il rischio che un bando di privatizzazione possa andare deserto rimane alto. E’ successo a Sciacca per ben due volte e si potrebbe ripetere una terza volta. Potrebbe succedere anche ad Acireale, dove tutta la comunità locale è in ansia perchè è dall’inizio del commissariamento, cioè dal 2011, che attende di conoscere come e quando riapriranno gli stabilimenti termali per mano privata.

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