Terme di Acireale. L'albergo è in vendita e già si pensa ottimisticamente alla privatizzazione, ma il percorso è ancora lungo ed incerto

Saro Faraci

ACIREALE – L’ordine di scuderia dalle stanze regionali è stato chiaro e forte: parlare bene delle Terme di Acireale e far passare il messaggio che il loro rilancio sarà imminente. L’operazione conclusa lunedì mattina dai liquidatori, con la messa in vendita dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale, dovrà etichettarsi come un capolavoro giuridico degno di menzione nei manuali di procedure concorsuali societarie. In pratica, con la pubblicazione dell’avviso di vendita all’asta dei due immobili per un valore di 13 milioni di euro, si darebbe il via ad una serie di operazioni che, se andranno bene una dietro l’altra come quando si fa filotto, dovrebbero portare già entro la fine dell’anno alla redazione del bando di gara per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti idrotermali di Acireale. L’avviso è pubblicato sul sito della società delle Terme ed è tecnicamente abbastanza articolato.

In effetti, le prime dichiarazioni riportate sulla stampa regionale sono tutte lusinghiere: quelle ottimistiche dei tre liquidatori Petralia, Oliva e Mascali cui si aggiunge l’endorsement pubblico dell’on.Fausto Raciti del PD per il quale andrebbe fatto addirittura un plauso ai tre liquidatori. Ad onor del vero, il “silente” lavoro dei tre professionisti, nominati dal governo Crocetta e tenuti in carica anche dall’attuale giunta regionale, è stato e rimane delicato, non scevro giorno dopo giorno da rischi di responsabilità sul piano amministrativo. Perfettamente allineati alle direttive del Dirigente Responsabile dell’Ufficio Speciale per la chiusura delle liquidazioni, la dottoressa Rossana Signorino del Dipartimento di Economia della Regione Siciliana, i liquidatori hanno chiuso l’accordo con il principale creditore – la società di cartolarizzazione Raphael Spv che ha rilevato la posizione del fondo Cerberus subentrato a suo tempo ad Unicredit nel credito “milionario” vantato verso le Terme di Acireale – rinviando a tempi migliori la legittima pretesa di ristoro del credito; hanno bloccato gli effetti della precedente procedura giudiziale presso il Tribunale di Catania che aveva già messo all’asta lo scorso anno i due immobili ma senza alcun esito in ben due tornate; hanno pubblicato un nuovo avviso di vendita, partendo questa volta da una cifra un po’ più alta delle precedenti, ma suffragata da nuove perizie.

Per il modo in cui è stato redatto l’avviso di vendita, se non dovessero pervenire offerte entro il 18 giugno, i liquidatori potrebbero aggiudicare l’ex albergo e il centro polifunzionale a chi presenterà anche successivamente alla chiusura delle operazioni una nuova offerta pari o addirittura superiore al prezzo di vendita dei tredici milioni. A quel punto, sarà la Regione Siciliana a farsi avanti con l’Assessorato all’Economia e a presentare verosimilmente la propria offerta, recuperando le somme da un mutuo che il Ragioniere generale della Regione si accingerebbe a contrarre proprio per riacquistare gli immobili delle Terme di Acireale, così come previsto dalla legge regionale 29 settembre 2016 n.20, e ribadito anche nell’ultima finanziaria regionale. Chi, tra politica e burocrazia, ha congegnato a suo tempo questo complicatissimo meccanismo finanziario, ha gettato le basi per chiudere, costi quel che costi, la liquidazione e apprestarsi ad avviare la privatizzazione delle Terme.

In pratica, otto anni dopo la chiusura dell’ex albergo per la morosità degli ultimi gestori decretata dal governo Lombardo, con un progressivo depauperamento nel tempo della struttura ricettiva oggi perfino vandalizzata, la Regione Siciliana tornerebbe a mettere mano al proprio portafoglio per riacquistare due beni, l’albergo e il centro polifunzionale, per i quali a suo tempo non era riuscita a pagare le rate di mutuo ad Unicredit; tant’è che poi la banca avviò le procedure giudiziali per pignorare gli immobili e provare recuperare il proprio credito (successivamente trasferito al fondo Cerberus Capital Management e adesso in mano alla società di cartolarizzazione Raphael Spv).

Si tratta di una vicenda complessa, tecnicamente parlando molto delicata. Ecco perchè il lavoro dei liquidatori non è stato e non è ancora sicuramente facile, ma non è detto che potrebbe essere del tutto utile alla buona causa di riportare presto in vita le Terme di Acireale. Ci sono ancora tanti passaggi in mezzo; il filotto dovrà riuscire perfettamente e soprattutto potrà prendere la spada di Damocle della Corte dei conti regionale che, quando il mutuo contratto dal Ragioniere generale verrà impegnato per riacquistare i beni immobili come prevede la legge del 2016, potrebbe sempre chiedere chiarimenti in merito alla riutilizzazione, seppur postuma, di somme pubbliche che non furono mai autorizzate prima, all’indomani della chiusura dell’albergo nel 2011, per saldare il debito con Unicredit ed evitare così una lunga agonia durata otto anni e che invece si stanzierebbero adesso perchè la legge “salva-Terme” del 2016 ne prevede il loro impiego. Misteri della politica e della burocrazia regionali!

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