Saro Faraci
ACIREALE – La tanto attesa notizia è arrivata ieri, rilanciata dalla nostra testata, ma anticipata già domenica. Il collegio dei liquidatori delle Terme di Acireale (composto dai commercialisti Francesco Petralia, Vincenza Mascali e Antonino Oliva) ha messo in vendita i due immobili da lungo tempo oggetto di un contenzioso con Unicredit prima e con il fondo Cerberus Capital Management dopo. Si tratta dell’ex albergo Excelsior Palace, chiuso dalla fine del 2011 e mai più riaperto e del centro polifunzionale mai aperto e adibito alle sue funzioni di struttura per il benessere, ma concesso in comodato d’uso ad una mezza dozzina di associazioni in questi anni. Base d’asta, si legge nell’avviso pubblico sul sito delle Terme, il prezzo di 13 milioni di euro. Si riparte da dove si è cominciato, ovvero dalla tentata vendita dei due immobili, già decretata dalla sezione esecuzioni del Tribunale di Catania, stabilita per un prezzo che, alla seconda asta anch’essa andata deserta prima dell’estate scorsa, stabiliva un corrispettivo per l’albergo pari a 7.248.000 euro, mentre per il centro polifunzionale a 2.020.800 euro, entrambe le cifre ritoccate al ribasso dopo la prima asta andata a vuoto. Nessun privato si è fatto avanti allora e, con questa somma rivalutata rispetto alla precedente perizia, può darsi che non arriveranno nemmeno adesso altre offerte, dopo la comunicazione di vendita di ieri. A questo punto, si vocifera nei palazzi palermitani, si farà avanti la Regione che con una somma pari o addirittura superiore a 13 milioni di euro potrà aggiudicarsi i due immobili e riunificare l’intero patrimonio delle Terme, come stabilito dalla legge regionale 29 settembre 2016 n.20 che ha messo da parte quasi 16 milioni di euro per il riacquisto dei beni immobili appartenenti alle Terme di Acireale.
Se tutto andrà come è nei piani della burocrazia regionale, le somme che la società Terme di Acireale ricaverà dalla vendita (alla Regione) permetteranno di recuperare i quattrini necessari ai tre liquidatori per pagare tutti i debiti iscritti in bilancio, pari a oltre sedici milioni di euro (in base all’ultimo documento contabile approvato al 31 dicembre 2017). A quel punto, il collegio dei liquidatori avrà esaurito il suo compito, i beni torneranno nella piena proprietà della Regione che potrà affidarli ai privati in gestione, così come previsto dalla legge regionale 12 maggio 2010, n.11, quella che ha stabilito il doppio “scellerato” percorso della liquidazione e della privatizzazione. Sarà dunque necessario un bando di gara in cui dovranno essere definiti i criteri in base ai quali i privati, se interessati, potranno far pervenire le loro offerte per assumersi l’onere della gestione degli stabilimenti idrotermali e degli altri immobili connessi, a cominciare proprio dall’ex albergo e dal centro polifunzionale, da ieri nuovamente in vendita.
Alla fine della fiera, l’operazione Terme di Acireale sarà costata all’erario in circa dieci anni più di 30 milioni di euro , a tanto ammonta la somma delle perdite d’esercizio accumulate in questi anni, di poco inferiori a 15 milioni di euro, e dei debiti pari a 16 milioni di euro da liquidare ai creditori (tra cui l’erario, la Sogip e il Comune di Acireale). Dei crediti vantati verso terzi, fino a pochi anni fa pari a 7 milioni di euro, non c’è invece più traccia nei documenti contabili perchè sono stati evidentemente svalutati. Un capolavoro di diritto societario ed amministrativo che passerà alla storia come una delle pagine più brutte ed insignificanti della fallimentare esperienza della Regione imprenditrice nel termalismo, aggravata da comportamenti tentennanti ed improvvisati della burocrazia regionale ed avallata da una politica distratta ed incapace a prendere di petto il problema. In questo lasso di tempo si sono succeduti frattanto tre dirigenti al Dipartimento di Economia, ben sette liquidatori, un paio di assessori all’Economia e tre governi regionali presieduti dagli onorevoli Lombardo, Crocetta e Musumeci. Ad Acireale invece si sono succeduti tre Sindaci: Nino Garozzo, Roberto Barbagallo e Stefano Alì; con loro altrettanti Consigli comunali.