Terra Iblea, «creare una vita alla gente invisibile» coltivando sogni

Terra Iblea, «creare una vita alla gente invisibile» coltivando sogni

di Katya Maugeri

(Storie in prossimità, inchiesta realizzata in collaborazione con la Fondazione Ebbene diretta da Edoardo Barbarossa)

RAGUSA – «Vedevo ragazzi di vent’anni entrare nelle comunità e  anestetizzarsi: fermi, immobili. Senza speranza. Persone che da quelle comunità non sono più uscite. Potevano avere delle opportunità, delle alternative per vivere e hanno trascorso la loro vita sopravvivendo a una “condanna”: la disabilità psichica». La storia di prossimità di oggi ha odore di tradizione e Sicilia, in 19 ettari di campo tra alberi di ulivo e carrubo, in contrada Cillone a Ragusa. «Sono un infermiere e nel 2011 per superare la cultura dello scarto abbiamo istituito Terra Iblea», il tono di voce di Salvo Borrelli, presidente della Cooperativa sociale è un concentrato di orgoglio e di umanità, quella che scalda, accoglie e non esclude.

Una comunità alloggio integrata da un percorso non solo assistenziale e terapeutico, ma un modo diverso di intendere e vivere la disabilità psichica «ho sempre creduto che questi ragazzi speciali, usciti dalle strutture, avevano qualcosa di bello e concreto da esprimere. Il compito degli infermieri dovrebbe essere anche quello di creare vita alla gente “invisibile”».

Undici ragazzi a contatto con la natura, aprendosi al confronto e alle relazioni: una cooperativa sociale che ha lanciato un progetto con al centro la prossimità. Perché molto spesso le vere carenze si riscontrano in casa, «mancano i supporti a formare le famiglie nel loro percorso e allora diventano persino un ostacolo per la riabilitazione emotiva dei ragazzi. Il progetto nasce per farli stare bene e creare dei presupposti per il loro futuro perché sono di difficile collocamento, inoltre molte aziende non possiedono chiaramente gli strumenti adatti per tutelarli, e dare loro la responsabilità di essere degli imprenditori».

Terra Iblea è un luogo speciale, un fondo biologico, un punto di partenza per comprendere quanto ancora c’è da scoprire sulla disabilità psichica e sulle preziose risorse sviluppate grazie a un contesto umano lontano da pareti fredde e sterili. Immerso in una Sicilia ricca di sapori e odori che hanno saputo valorizzare attraverso “I Sette tornanti”: un ristorante nato da “Terra Mia”, progetto ambizioso realizzato da Terra Iblea socia di Sol.Co., un bene comune dal forte impatto sociale, un’attività imprenditoriale che garantisce una qualità eccellente e un lavoro di squadra impeccabile. È stato, inoltre, avviato il corso di apicultura con il dipartimento veterinario dell’Asp, oltre ai comuni di Ragusa, Giarratana, Monterosso, Chiaramonte e Modica. «Da qui abbiamo iniziato a mettere su l’attività – continua Borrelli – accreditando la struttura come agriturismo rurale. Ognuno di loro è impegnato in diverse attività e insieme stiamo costruendo una realtà degna dei loro sogni».

Undici storie, volti e sogni alimentati da una speranza: creare il loro futuro lontano dal pregiudizio dimostrando che una terapia integrativa esiste e genera miracoli. «Loro avevano bisogno di vivere e non di star fermi aspettando la morte, avevano bisogno di pensare, di agire, di creare. Qui vivono con gli altri, prendendosi cura tra loro. Vivendo da grandi perché è quello che vogliono».

Quando si parla di psichiatria non è mai facile nulla: il giudizio della gente, la diffidenza e la difficoltà di costruirci sopra qualcosa di ambizioso, ma Salvo Borrelli non ha mollato dimostrando che Terra Iblea è un luogo in cui è facile potersi esprimere, «nel comune di Ragusa abbiamo creato il primo gruppo appartamento in cui i ragazzi andavano in autogestione, erano indipendenti e responsabili delle loro azioni. La salute mentale è una malattia come le altre e lo stiamo dimostrando: credere in loro e stargli accanto li stimola e li rende fantastici. Tra i miei ragazzi, inoltre, ci sono anche coloro che da quando sono qui hanno abbattuto anche l’approccio terapeutico. Uno di questi, in accordo con lo psichiatra del dipartimento di salute mentale, ha sospeso tutta la terapia». Cos’è la salute mentale, quindi? Forse un insieme – ben strutturato – di aspetti sconosciuti che limitano la libertà di accogliere. «Gli altri hanno paura, ma nonostante le sue dinamiche – la salute mentale – ha solo bisogno di tanto conforto, di strutture ben organizzate, di servizi efficienti. E serve una riforma nel sistema assistenziale: tutte le cooperative che si occupano di residenzialità, comunità alloggio, le aziende sanitarie e i comuni non possono pensare di sostenere una richiesta crescente di problemi legati alla salute mentale. Sono necessari dei percorsi alternativi. È importante creare gli strumenti: bisognerebbe sempre di più investire su questo settore» prendendo in carico la vita di queste persone speciali e non solo curandole farmacologicamente.

Nei diciannove ettari di Terra Iblea non si coltiva solo un’indipendenza economia, undici vite finalmente libere coltivano la nuova prospettiva della loro vita.

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