Terremoto di Santo Stefano, il grido di dolore dei Sindaci etnei all'ANCI e i primi chiarimenti richiesti dai cittadini alla Protezione Civile

Saro Faraci

FLERI – La foto è tratta dalla pagina Facebook ufficiale del Comune di Zafferana Etnea ed è accompagnata dal seguente testo “Con oggi, è trascorso esattamente un mese dal sisma che ha sconvolto il territorio zafferanese. In un mese è stato fatto tantissimo con il ripristino di scuole, viabilità, acquedotto, messa in sicurezza dei luoghi a rischio, ma siamo consapevoli che tante sono ancora le cose da fare per la ricostruzione del nostro territorio”. Una dichiarazione intellettualmente onesta che evidenzia tutti i limiti del lavorare per emergenze in condizioni di emergenza.

In effetti, questa notte alle 3.19 in punto sarà trascorso un mese dall’evento sismico di Santo Stefano che non ha causato nè morti nè feriti, ma ha messo in ginocchio una intera comunità, quella di Fleri, a Zafferana Etnea, ma anche le comunità dei territori limitrofi da Pisano a Pennisi a Fiandaca, duramente colpiti dalla scossa di magnitudo 4.8 che ha reso totalmente o parzialmente inagibili moltissimi edifici e ne ha reso definitivamente impraticabili tanti altri.

Intanto, i Sindaci dei comuni colpiti dal sisma, cioè Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea hanno scritto al presidente nazionale dell’ANCI (Associazione nazionale Comuni Italiani) Antonio Decaro per rappresentargli la gravità del momento e le incertezze sul futuro, nonostante gli aiuti della Protezione Civile e i soccorsi prestati nelle prime settimane successive all’evento di Santo Stefano

Questo il testo della lettera fatta partire oggi

“Gentile presidente, con la presente, desideriamo sottoporre alla sua attenzione, da sindaci e da cittadini del comprensorio etneo, la nostra preoccupazione che sono certo da primo cittadino, a sua volta, saprà comprendere. Ad un mese dal sisma che ha duramente colpito il territorio etneo, tutto sembra essere sopito: dagli interventi, che procedono lentamente, ai riflettori mai accesi sulla tragedia che ha destabilizzato l’intera comunità, da parte dei media nazionali. Le scuole, la viabilità, l’economia e tutto ciò che ordinariamente costituisce la quotidianità, in diverse parti del territorio si è fermato a quel 26 dicembre. Da sindaco conosce i problemi che giornalmente affliggono la macchina amministrativa degli enti locali, una struttura che a malapena riesce ad affrontare l’ordinarietà, non può essere in grado di affrontare la ricostruzione senza l’innesto di adeguato personale tecnico ed amministrativo. Subito dopo il sisma, l’ospitalità data agli sfollati è stata pronta ed efficace, tuttavia, la burocrazia e gli aspetti tecnici hanno rallentato il processo di quel ritorno alla normalità che molti cittadini auspicavano. Quei cittadini che oggi si ritrovano senza casa, abbandonando ogni certezza e che ogni giorno ci chiedono quanto ancora dovranno aspettare per ottenere risposte chiare e percorsi certi. Incontriamo quotidianamente comitati post sisma e consigli d’istituto scolastico per via di problemi agli immobili scolastici con conseguenti disagi alle famiglie costrette a doppi turni per i ritardi nell’avvio della ricostruzione. La viabilità locale è disastrata con danni rilevantissimi anche alle parti di territorio non colpite dal sisma. La nostra area, vocata al turismo, deve potersi risollevare ed offrire un’immagine positiva, con una pronta ricostruzione portata avanti sotto l’egida della trasparenza e della legalità. Le domande sono ogni giorno le medesime: esecuzione degli interventi, l’acquisto di materiali e mezzi, i tempi di risposta del COR. Ancora oggi sono in coda interventi di rimozione detriti, di sistemazione del manto stradale e di ricostruzione di tratti di muri senza dimenticare gli immobili scolastici.  Caro presidente, dal quel giorno non facciamo altro che ripetere che le calamità, se da un lato fanno emergere certi egoismi, dall’altro, tirano fuori il senso di unità della comunità civile che ci sprona al massimo impegno: la fiducia e le aspettative che i cittadini dimostrano nel nostro operato, ci spingono a questo appello. Abbiamo bisogno di risposte, di “ricostruire” le nostre case, le scuole, il ritorno alla normalità“.

Intanto, si evidenziano le prime contraddizioni della complessa macchina burocratica che da Roma fino a Palermo coinvolge la Protezione civile sia a livello nazionale che regionale. Da Fleri il dott. Fabio Russo scrive alla Protezione civile nazionale

“Abbiamo chiesto chiarimenti al Dipartimento nazionale di Protezione Civile circa l’interpretazione da attribuire ad alcuni passaggi controversi delle nuova ordinanza n. 570 del 23 gennaio 2019 che ha modificato l’art. 6 dell’ordinanza n. 566 del 28 dicembre 2018 prevedendo, tra l’altro, al comma 2 che «nel caso in cui l’abitazione di cui al comma 1 sia parte di edifici costituiti da più unità immobiliari, è presentato – per il tramite di un unico soggetto a tal fine delegato dai singoli aventi diritto – un progetto unitario per l’intero edificio […] finalizzato alla realizzazione di tutti gli interventi previsti al comma 1 ed alla citata revoca del provvedimento di sgombero». La prima questione che abbiamo posto è stata la seguente: nell’ipotesi in cui non vi sia accordo tra tutti i proprietari delle singole unità immobiliari circa l’opportunità o meno di presentare richiesta di contributo può uno solo di loro procedere ugualmente a presentare un progetto relativo alla singola unità immobiliare di sua proprietà?
L’ordinanza 570 prevede ancora, al comma 13, che «i contributi di cui al comma 1 sono alternativi alle eventuali successive provvidenze finalizzate alla ricostruzione». Tale comma appare del tutto contrario a quanto precedentemente previsto dal comma 6 dell’art. 6 dell’ordinanza n. 566 del 28 dicembre ove era statuito che «i contributi di cui al comma 1 sono riconosciuti solo nella parte eventualmente non coperta da polizze assicurative e, nel caso di misure riconosciute ai sensi dell’articolo 25, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, possono costituire anticipazioni sulle medesime, nonché su eventuali future provvidenze a qualunque titolo previste». Su tal punto si è chiesto quale sia il significato da attribuire al termine “alternative” e se l’eventuale richiesta di contribuito fino a 25000 euro costituisca rinuncia di ogni successiva provvidenza. Attendiamo risposta sperando che questa nuova ordinanza non sia un freno per quella ricostruzione rapida che tutti auspichiamo”

Tiriamo una conclusione da questi due fatti odierni di cronaca. Non è morto nessuno per fortuna, ma il rischio di essere dimenticati da vivi è un’altra forma di decesso civile. La strada del ritorno alla normalità non è lineare e non sarà mai uguale a quella dell’andata percorsa all’incontrario.

Intanto apprendiamo che domani, sabato 26 gennaio, alle ore 8.45, il deputato Andrea Mandelli, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Farmacisti (F.O.F.I.) si recherà a Fleri (piazzetta antistante la chiesa) per consegnare alla dottoressa Giuseppina Di Leo, titolare della Farmacia del paese resa inagibile dal recente sisma, due containers messi a disposizione dalla F.O.F.I. per ripristinare il servizio farmaceutico alla popolazione, superando le recenti criticità. Il Dr. Mandelli illustrerà lo sforzo messo in campo dalla Federazione per aiutare la collega colpita dalle conseguenze della calamità e per venire incontro alle esigenze della popolazione locale. Andrea Mandelli sarà accompagnato dal Dr. Maurizio Pace, Segretario della F.O.FI. e dai Dottori Marika Leonardi e Giovanni Bellia, rispettivamente Presidente e Tesoriere dell’Associazione Farmacisti Volontari per la Protezione Civile, sezione di Catania, che si sono adoperati nei giorni successivi al sisma per aiutare la dottoressa Di Leo attraverso l’attivazione del camper farmacia mobile inviato dall’Associazione di Agrigento.

 

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