Saro Faraci
ZAFFERANA ETNEA – Diventerà legge entro questa settimana il decreto Sblocca Cantieri che contiene le norme per la ricostruzione pubblica e privata nei comuni etnei colpiti dal sisma di Santo Stefano. Il decreto, già approvato dal Senato, è alla Camera per la discussione ma non ci saranno ulteriori emendamenti all’originario testo perché i tempi sono strettissimi per la conversione in legge. Sabato sera, in un incontro svolto nella sala consiliare del Comune di Zafferana, i principali contenuti del decreto Sblocca Cantieri sono stati illustrati dai parlamentari nazionali del Movimento Cinque Stelle, alla presenza dei Sindaci di Acireale, Milo e Zafferana e del presidente del coordinamento dei terremotati Salvatore Scalia. Non appena la legge entrerà in vigore e sarà nominato il commissario governativo, potranno iniziare gli interventi di vera e propria ricostruzione che si assommano a quelli, già avviati, all’interno della prima fase d’emergenza gestita dalla Protezione civile nazionale e regionale.
Tra le tante norme, il decreto contiene disposizioni per “interventi volti alla ripresa economica”. Sulla falsariga di provvedimenti precedenti per terremoti similari, l’ultimo dei quali in Campania (il cosiddetto “decreto Ischia”), il decreto prevede che, entro lo stanziamento complessivo di due milioni di euro per il 2019 e di analoga somma per il 2020, siano concessi contributi a quelle imprese che nei mesi successivi all’evento sismico abbiano registrato un calo del fatturato di almeno il 30% rispetto alla media del fatturato nel triennio precedente. A differenza di quanto accaduto per i territori di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dai terremoti a far data dal 24 agosto 2016 e beneficiari delle previsioni del decreto legge 24 aprile 2017 n.50, nel decreto Sbocca Cantieri però non ci sono norme per ulteriori interventi nelle zone etnee, come la realizzazione della zona franca urbana e la sospensione della Tosap che sicuramente avrebbero dato ristoro a molte piccole e piccolissime imprese del territorio. Non è detto tuttavia che non si possa fare qualche ulteriore tentativo in sede di approvazione della legge di bilancio.
Pertanto, escludendo tutti i contributi ai quali le imprese potranno accedere per la ricostruzione a seguito dei danni strutturali, alle attrezzature e alle scorte di prodotti, e non tenendo conto della sospensione dei tributi (che si estende anche ai cittadini), le uniche somme attualmente a disposizione saranno quelle rientranti nei due milioni di euro che, allo stato attuale, appaiono però insufficienti per tutte le imprese dei nove comuni. Considerando soltanto il territorio di Zafferana Etnea che con ogni probabilità rientrerà nel cosiddetto “cratere del sisma” poichè è il Comune maggiormente danneggiato tra i nove colpiti dal sisma di Santo Stefano, la stima complessiva del fabbisogno finanziario connesso alla riduzione di fatturato del 30 percento rispetto alla media del triennio eccede largamente la previsione normativa.
Prendendo in considerazione una sessantina di imprese di piccola dimensione, con fatturato inferiore ad un milione di euro, e analizzando i ricavi medi nel triennio, la possibile riduzione del fatturato pari al 30 per cento vale già 10 milioni di euro in un solo anno. Naturalmente, la cifra si fa più consistente quando si prendono in considerazione le prime ventotto imprese per fatturato di tutto il territorio, In questo caso, su un fatturato medio aggregato di 104 milioni di euro, il 30 per cento del fatturato vale 31 milioni di euro. In totale, quindi, solo su Zafferana la riduzione teorica del fatturato pari al 30% potrebbe valere più di quaranta milioni di euro.
Ad onor del vero, non è detto che tutte le imprese di Zafferana Etnea abbiano registrato una simile riduzione del fatturato in egual misura. Alcune, come quelle localizzate a Fleri, si trovano a sopportare anche maggiori costi derivanti da alcune limitazioni logistiche, ad esempio la persistente interdizione al traffico da oltre cinque mesi della via Vittorio Emanuele. In altre imprese, la flessione del fatturato è già stata acclarata sin dai primi giorni dopo il terremoto ed è collegata al fatto che i territori colpiti dal sisma di Santo Stefano è come se fossero entrati in un cono d’ombra, nell’immaginario collettivo già dimenticati da tutti, poco raggiungibili logisticamente, e pertanto più penalizzati nell’attività produttiva e commerciale.