Terremoto di Santo Stefano, nove mesi di disagi e presto tanti lenzuoli bianchi stesi

Terremoto di Santo Stefano, nove mesi di disagi e presto tanti lenzuoli bianchi stesi

di Saro Faraci

L’orologio scandisce inesorabilmente il tempo. Oggi è il 26 settembre del 2019. Esattamente nove mesi fa, alle 3.19, una forte scossa di magnitudo 4.8, determinata dai movimenti in superficie della faglia di Fiandaca, scaraventava giù dal letto migliaia di persone, buttava a terra pareti delle case, smantellava abitazioni sia di vecchia che di nuova costruzione, ne danneggiava a centinaia. Ancora oggi, tra Fleri, Pisano e Poggiofelice (in territorio di Zafferana Etnea); Pennisi, Piano d’Api, Fiandaca e Aciplatani (in territorio di Acireale); Santa Maria La Stella e Lavinaio (in territorio di Aci Sant’Antonio) sono visibili le ferite aperte causate da quel terremoto.

Sono trascorsi nove mesi e, com’era prevedibile, il terremoto è caduto nel dimenticatoio, è finito in quel cono d’ombra che l’evento mediatico stesso genera di per sé. Dopo un paio di giorni, qualche settimana, non se ne parla più. Le prime ore del terremoto fanno notizia; la gestione del dopo terremoto non è degna di nessuna attenzione della stampa. E, dunque, venendo a mancare pure la pressione mediatica che esercita una forma di controllo sociale, anche l’azione delle pubbliche istituzioni si affievolisce e si intorpidisce. Sono trascorsi nove mesi, ci sono ancora persone sfollate negli alberghi, ce ne sono altre che hanno trovato riparo da qualche parte presso amici e parenti, qualcuno che ha preso in affitto una nuova casa senza ancora aver percepito il contributo di autonoma sistemazione. E poi ci sono quelli che a casa ci stanno oppure fanno andirivieni dalla loro abitazione in condizioni di inagibilità, in attesa di ristrutturarla, nella speranza di percepire il contributo fino a 25.000 euro che tarda a venire, perché gli uffici tecnici comunali sono in forte ritardo nell’istruttoria delle pratiche, mentre la Protezione Civile regionale non dà più segni di vita, attendendo solo che la fase dell’emergenza finisca completamente e si passi a quella della ricostruzione, con la piena operatività del neo commissario governativo, l’ex Procuratore Salvatore Scalia.

Fra qualche giorno, il 2 ottobre, si terrà un incontro pubblico all’Auditorium S.Anna di Zafferana Etnea. In basso, è pubblicata la locandina che sta girando sui social. E’ stato organizzato dai comitati locali del terremoto di Santo Stefano, quelli che fino a poco tempo fa il dottore Scalia coordinava come portavoce. La prima parte dell’incontro affronterà tutte le questioni più urgenti legate alla fase emergenziale; nella seconda parte, sarà data parola anche al neo commissario per pianificare le prime azioni legate alla fase della ricostruzione.

In mezzo e tutt’intorno ci sarà la protesta dei lenzuoli bianchi, proprio come da alcuni mesi hanno fatto a Norcia sempre per richiamare l’attenzione mediatica dopo il terremoto. Uno dei primi lenzuoli è apparso a Fleri ed è stato appeso nella balconata della Chiesa Maria Ss. del Rosario nei giorni immediatamente successivi al sisma di Santo Stefano. Con l’hashtag #rialzatifleri voleva evocare una rinascita che purtroppo ancora non si vede. Nè a Fleri nè in altre zone colpite duramente dal terremoto del 26 dicembre scorso.

Lenzuoli bianchi come “veli pietosi” da stendere su una vicenda che, derubricata a livello di una pratica amministrativa, rischia di impantanarsi per sempre dentro gli uffici dei palazzi comunali e quelli della Protezione civile regionale? Lenzuoli bianchi come quelli indossati dai fantasmi, a significare che la pubblica amministrazione è stata un po’ come un’ombra, un po’ come l’illusione di una macchina che avrebbe dovuto alleggerire, anzichè appesantire, il disagio delle persone colpite dal sisma? Lenzuoli bianchi come quelli che stesi sul letto di casa diventano fresche lenzuola su cui riposare, all’interno della propria abitazione, le stanche membra?

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