Dopo l’articolo di ieri sui papà manager che richiama anche le puntate precedenti del nostro viaggio sugli effetti del Covid-19 su economia, imprese e management, oggi è la volta di Giovanni Bracchitta e di Aurora Amas che animano col loro contributo il dibattito avviato da studentesse e studenti del corso Principi di Management dell’Università di Catania
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di Giovanni Bracchitta e Aurora Amas
Lo scoppio della pandemia avente come protagonista e mietitore il Covid-19, comunemente indicato come coronavirus, ha agito da interruttore sugli stili di vita di tutti, senza mezze misure. È come se buona parte del mondo sia stata messa in modalità “off”: dai bambini, agli anziani, dagli studenti, ai lavoratori. Se da un lato il virus sta seminando numerose vittime umane, non c’è ombra di dubbio che le altre vittime più significative siano proprio l’economia e la vita delle imprese. Così, come la risoluzione della malattia dipende molto dai progressi della medicina, la salvaguardia delle aziende dipende dall’operato dei loro managers.
Infatti, una volta intrapresa la strada dello smart working, che permette ai dipendenti di svolgere le attività lavorative direttamente dal proprio domicilio, cambieranno sicuramente i modi di interpretare le funzioni di pianificazione, organizzazione, leadership e controllo. In particolare, in un periodo in cui la paura rende ogni persona avulsa dagli obbiettivi lavorativi, il modo di esercitare la leadership cambia sensibilmente. Difatti, prima di ogni altra cosa, bisognerà far fronte all’assenza di un face to face con i lavoratori, poiché i contatti avverranno esclusivamente in via telematica. Cambieranno anche i toni e le pretese di qualunque manager, che adesso, oltre a dover trovare nuovi incentivi e modi per ottenere quanta più produttività possibile, si ritroverà anche a spendere parole di conforto e di incoraggiamento per ogni lavoratore, per stemperare le loro comprensibili preoccupazioni riguardanti sia la salute che l’aspetto economico.
Una maggiore attenzione, verrà inoltre dedicata all’organizzazione e al controllo che, mai come in questo periodo, saranno strettamente correlati fra di loro. Infatti, al fine di attutire gli impatti che il coronavirus avrà sull’economia dell’impresa, sarà indispensabile l’assegnazione di specifiche mansioni ad alcuni lavoratori, piuttosto che ad altri, intervenendo, ove opportuno, con programmi formativi (ad esempio sull’utilizzo di piattaforme telematiche di lavoro). Per sincerarsi del corretto operato dei lavoratori, il manager si ritroverà anche a fare dei check giornalieri, magari organizzando delle riunioni telematiche con colleghi e collaboratori. In questo modo sarà anche più facile contrastare lo stato di solitudine di un lavoratore e sarà più facile esercitare la propria leadership e il controllo sull’intero gruppo.
Al manager, però, spetta anche il ruolo di programmare il futuro dell’impresa e dei lavoratori. Egli dovrà dunque stabilire un planning su una duplice via: quella in cui il problema si protrarrà per un periodo di tempo più o meno lungo e quella in cui invece si potrà presto tornare alla vita di tutti i giorni. Nel primo caso, si troverà a dover svolgere le sue funzioni in maniera analoga a quella descritta precedentemente, cercando di ottimizzare le risorse limitate. Nel secondo caso invece, il manager si interfaccerà con una nuova realtà, in cui l’obbiettivo sarà quello di dover porre e perseguire traguardi più grandi, avendo a disposizione nuovi strumenti. Un buon manager infatti al termine di questa situazione, avrà incrementato l’efficacia della propria leadership e avrà a disposizione un team capace di lavorare anche da remoto.
Ed è così che, seppur il coronavirus abbia messo in difficoltà intere nazioni, si potrebbe giungere ad un punto di svolta positivo nel mondo del lavoro.
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