Università, secondo Almalaurea il 64,2% dei laureati di primo livello decide di proseguire gli studi

Università, secondo Almalaurea il 64,2% dei laureati di primo livello decide di proseguire gli studi

di Saro Faraci (seconda ed ultima puntata)

E’ stato presentato a Roma il rapporto 2020 di Almalaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. Ieri in un articolo abbiamo commentato la prima delle due indagini, ovvero quella inerente il profilo dei laureati. Oggi, invece, analizziamo la seconda indagine quella sulla condizione occupazionale dei laureati, che viene svolta su un database di 650 mila laureati di 76 Atenei analizzandone i risultati raggiunti nel mercato del lavoro a 1, a 3 e a 5 anni dal conseguimento del titolo.

Prosecuzione degli studi. Il 64,2% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire gli studi, mentre il 34,9% decide di fermarsi. E’ su questi che si concentra l’attenzione di Almalaurea per valutarne le performance nel mercato del lavoro. Infatti, osservando il 2019, si rileva che il tasso di occupazione è pari al 74,1% tra i laureati di primo livello dell’anno precedente. Il tasso di occupazione migliora rispetto alle rilevazioni precedenti. Invece, con riferimento ai laureati di secondo livello, il tasso di occupazione è del 71,7%.

Retribuzione. Ad un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta del laureato di primo livello è 1.210 euro, mentre quella del laureato di secondo livello è di 1.285 euro, con una differenza in busta paga di appena 75 euro fra i due titoli. Rispetto all’indagine di Almalaurea del 2014, le retribuzioni reali ad un anno dal conseguimento del titolo sono in aumento: +16,7% per i laureati di primo livello e +18,4% per i laureati di secondo livello. Tuttavia, l’aumento rilevato non colma del tutto la perdita retributiva registrata nel periodo più difficile della crisi economica, tra il 2014 e il 2018: -28,7% per il primo livello e -21,2% per il secondo livello.

Occupazione a cinque anni dal titolo. Sempre con riferimento al 2019, il tasso di occupazione dei laureati di primo livello a cinque anni dal titolo conseguito è dell’89%, mentre per i laureati di secondo livello è dell’ 86,8%. Tali tassi risultano in aumento rispetto ad analoga rilevazione effettuata nel 2015, tuttavia nel periodo fra 2012 e 2015 il mercato del lavoro ha registrato una contrazione dell’occupazione di 5 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 5,7% per i laureati di secondo livello. A cinque anni dalla laurea la retribuzione netta mensile è di 1.148 euro per i laureati della triennale e di 1.499 euro per i laureati del biennio specialistico. La forma contrattuale più diffusa è il contratto di lavoro a tempo indeterminato per circa metà degli occupati; inoltre quasi 2/3 degli occupati dichiara, a cinque anni dalla laurea, che il titolo è stato efficace o addirittura molto efficace per lo svolgimento del proprio lavoro. L’attività autonoma riguarda il 13,8% dei laureati di primo livello e l’11,6% dei laureati magistrali. I laureati assunti con contratto non standard, ad esempio quello a tempo determinato, rappresentano il 38,7% dei laureati di primo livello e il 33,5% di quelli di secondo livello.

Smart working e telelavoro. L’indagine di Almalaurea è una fotografia al 2019 e dunque non tiene conto di quanto si è verificato durante l’emergenza da Covid-19. Prima del diffondersi del coronavirus e dunque dell’obbligo di lockdown, il lavoro a distanza ha interessato solo il 4,6% dei laureati di primo livello e il 5,1% di quelli di secondo livello. Ovviamente, tali percentuali sono considerevolmente aumentate durante il periodo della pandemia.

Mobilità geografica per motivi di lavoro. Nell’indagine 2019 di Almalaurea si registra che: tra i laureati residenti al Nord solo l’8,9% lavora al di fuori della propria ripartizione geografica, di cui il 6,4% verso l’estero; tra i laureati residenti al Centro il 21% lavora fuori, di cui il 5,7% all’estero; tra i laureati residenti al Sud il 44,5% lavora al di fuori della propria ripartizione geografica, di cui il 27,3% al Nord Italia. Si conferma dunque il forte flusso migratorio di laureati dal Mezzogiorno verso il Nord. A cinque anni dalla laurea, chi lavora all’estero all’86,5% lo fa in Europa con preferenza, nell’ordine, verso il Regno Unito, la Svizzera, la Germania e la Francia. Ovviamente, le retribuzioni mensili nette percepite all’estero sono superiori, pari a 2.297 euro mensili.

Prova del lavoro e titoli di studio. A cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale, i laureati in ingegneria, delle professioni sanitarie e in architettura mostrano le migliori performance, con un tasso di occupazione fino al 90%. Sono invece al di sotto della media i laureati dei gruppi insegnamento, letterario, psicologico e geo-biologico, con tasso di occupazione inferiore all’83%. I laureati in Ingegneria e del gruppo scientifico possono anche contare su retribuzioni mensili nette più elevate, in media rispettivamente 1.807 e 1.729 euro.

seconda ed ultima puntata – la prima è stata pubblicata ieri

 

 

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