Vite Storte di Nunzia Scalzo. Quando il potere dell'amore delle donne si contrappone all'amore per il potere degli uomini

Vite Storte di Nunzia Scalzo. Quando il potere dell'amore delle donne si contrappone all'amore per il potere degli uomini

Saro Faraci

ACIREALE – Vite Storte è il titolo del nuovo libro di Nunzia Scalzo, giornalista, esperta in comunicazione e grafologa forense, in passato direttrice del settimanale I Vespri. Recensito già sulla nostra testata da Giuseppe Portale, il libro è stato presentato ieri pomeriggio ad Acireale, la città in cui ha sede l’A&B Editrice del gruppo editoriale Bonanno, nel corso di un evento organizzato dall’associazione culturale Mirto.

Presente l’autrice, il libro è stato presentato dal sottoscritto e da Pina Labanca. E’ un libro, quello di Nunzia Scalzo, che racconta omicidi e fatti di sangue accaduti in Sicilia nel secolo scorso, in cui le donne, “storte” come le loro vite, sono le protagoniste delle otto storie riportate con dettagli che vanno oltre la mera cronaca giudiziaria. Talora sono donne vittime della furia omicida di uomini gelosi, violenti ed interpreti di un amore malato che pertanto non è più amore; talaltra sono esse stesse carnefici, o sospettate di efferati delitti, in difesa della loro suprema libertà di amare; oppure sono donne contese fra uomini duellanti in amore all’interno di storie che non hanno lieto fine.

Donne “storte” che Nunzia Scalzo non assimila però alle “viti storte” con cui lo psicologo Massimo Recalcati illustra il modello botanico dell’educazione scolastica. “Storte” nell’accezione sicula della stortura, ma non come il modo spavaldo e antico di portare la berretta (coppola); piuttosto “storte” perché le loro vite sono state vissute seguendo traiettorie non lineari e dunque non convenzionali come la rigida tradizione delle madri sicule avrebbe voluto. Da qui a diventare nell’immaginario collettivo “donne poco di buono” il passo è breve, come si evince in tutte le otto storie raccontate. Eppure, nella loro apparente “stortura”, tutte le protagoniste delle otto storie raccontate da Nunzia Scalzo sono donne-femmine che al potere dell’amore si sono lasciate andare, per scelta, ma anche per passione; e in quell’amore sono state spesso capaci di trovare, anche a caro prezzo, spazi autentici di libertà personale, ma pure continuità di affetti e assunzione di responsabilità. Donne “storte” che, nel libro di Nunzia Scalzo, fanno da contraltare a figure maschili, persino affascinanti e seducenti, alcune ossessionate dall’idea del possesso, altre violente dentro, che al potere dell’amore delle donne hanno contrapposto un amore per il potere. Un amore che amore non è se diventa più irrazionale degli stessi impulsi emotivi, genera atti di forza, semina terrore, manifesta violenza e che può sfociare anche nel delirio di onnipotenza che finisce per annullare la persona, fino a farla morire dentro.

Il libro di Nunzia Scalzo è tutto questo, ma anche altro. Va letto tutto d’un fiato per apprezzarlo nello stile asciutto, giornalistico, lineare nel racconto che rifugge da ogni ricerca di morbosità e del proibito, tipica delle storie in cui si narrano delitti d’onore. Una volta letto una prima volta, il libro però va riletto subito una seconda per scoprire ad una ad una le sfumature di personalità dei soggetti protagonisti delle storie. Ad esempio, ben ventuno nella prima narrazione dedicata alla misteriosa morte di Antonietta Longo di Mascalucia.

Diversi gli intervenuti all’incontro di Acireale ieri sera. Fra questi Mario Russo, promotore dell’associazione culturale Mirto, e Pasquale Almirante, scrittore e saggista.

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