Terremoto, si vuole iniziare subito la fase "post"

 

 

 

Daniele Lo Porto

ACIREALE  – E’ sempre allarme rosso nelle zone terremotate del vulcano, in particolare le frazioni di Zafferana e Acireale. Il vulcano, infatti, ha ripreso una vistosa attività esplosiva, che al momento, però, non ha provocato ulteriori scosse, ma sono segnali “di fumo”, in senso letterale, che vanno seguito con la massima attenzione e soprattutto tramite la rete di rilevamento dell’INGV.  In prima linea, intanto, sono sempre i pompieri. Presenti costantemente sul territorio terremotato, non solo per intervenire in caso di nuova emergenza, ma anche per contribuire ad avviare già da subito la fase della ricostruzione dopo aver messo in sicurezza gli edifici e aver recuperato beni pubblici e privati, i vigili del fuoco sono sempre in prima linea.  Beni a volte  di valore economico o affettivo, o religioso e storico come le campane  della Chiesa della Madonna del Carmelo e di Sant’Emidio, a Pennisi,  frazione di Acireale. I vigili del fuoco sono intervenuti sull’edificio sacro gravemente danneggiati dalle scosse della notte di Santo Stefano.  Quattro le campane che erano rimaste incastrate nella parte sommitale dei campanili, letteralmente implosi a causa della scossa sismica. Le campane saranno simbolicamente riconsegnate nei prossimi giorni  alla cittadinanza affinché possano tornare a scandire, come avviene nei piccoli centri, le varie fasi della giornata e del calendario e segnare anche un primo momento di speranza e ritorno alla normalità per le comunità colpite dal terremoto. La Fondazione Bellini di Acireale, già all’indomani del sisma, ha avviato una campagna di crowfunding dal titolo #ritornasantemidio per sostenere il restauro della statua di Sant’Emidio, caduta sul sagrato, oggetto di particolare devozione da parte della comunità di Pennisi. I vigili del fuoco, nei giorni scorsi, si sono resi protagonisti di un altro recupero di particolare valore affettivo, perché da una casa semidistrutta di Pennisi, hanno recuperato due pianoforti, libri e rari spartiti in braille di un professore in pensione, musicista per passione.

Intanto, si lavora senza sosta a Zafferana Etnea per alleviare e successivamente sanare le “ferite” lasciate soprattutto nelle frazioni di Fleri, Poggiofelice e Pisano, le frazioni dove si sono registrati i maggiori danni e sono concentrati gli sfollati ospitati in grande parte in strutture alberghiere. Alla luce dei sopralluoghi sin qui effettuati dai tecnici, tanti sono gli edifici dichiarati parzialmente o totalmente inagibili. Allo stato attuale sono 450 le persone alloggiate in albergo, molti di meno rispetto ai primi giorni post sisma; a breve saranno erogati i contributi di 25.000 euro destinati all’autonoma sistemazione degli immobili che sono nelle condizioni di essere recuperati. Ma l’intervento più consistente, che segnerà la fase della ricostruzione, sarà il decreto della Protezione civile, che individuerà le risorse da destinare.

Da martedì, intanto, l’Etna si è risvegliato. È in corso, infatti, una intensa attività esplosiva all’interno del cratere di Nord Est, accompagnata da una emissione di cenere in direzione Est- Nord Est. Una densa colonna di fumi grigia che si mescola con le candide nuvole basse che sembrano voler circondare il vulcano. Il vulcano è tenuto costantemente sotto controllo dagli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica di Catania. Il tremore vulcanico si mantiene su valori medio – bassi. Lo sciame sismico, cioè, è persistente, ma non raggiunge mai intensità di magnitudo che possa creare danni alle cose o alle persone. Per quanto riguarda la colonna di cenere, per fortuna non ha inciso sula regolare attività dell’aeroporto Fontanarossa di Catania che in altre occasioni, invece, è stato costretto a chiudere parzialmente il proprio spazio aereo ed a dirottato voli su Palermo o posticiparli finchè non si ricreavano condizioni di assoluta sicurezza.

Dal Giornale di Sicilia

 

 

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