Giornata mondiale dell’ambiente, l’appello dei Fuoricentro: “È emergenza, a breve in mare più plastica che pesci”

Giornata mondiale dell’ambiente, l’appello dei Fuoricentro: “È emergenza, a breve in mare più plastica che pesci”

Oggi è la Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra il 5 giugno di ogni anno; un’iniziativa che punta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione ambientale. La band dei Fuoricentro, che nel suo ultimo singolo “Non è tutto finito” ha lanciato un messaggio di speranza, adesso sottolinea l’urgenza di azioni concrete che possano invertire la rotta.

Era il lontano 1972 quando si tenne la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano a Stoccolma. Già allora emerse la necessità di un impegno universale condiviso per frenare l’azione distruttiva dell’uomo sul pianeta. Ancora, però, ben poco è stato concretamente fatto: «Al di là dei proclami a cui si assiste nel corso delle campagne elettorali – spiega Maurizio Camuti, frontman dei Fuoricentro – nessuno pare avere davvero a cuore le sorti della Terra, nonostante le gravi conseguenze del cambiamento climatico riempiano tragicamente le nostre pagine di cronaca».

Il tema scelto per la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2023 è #BeatPlasticPollution, ovvero “sconfiggi l’inquinamento da plastica”. Una mission ancora lontana dall’essere raggiunta: «La plastica continua a essere impiegata nonostante necessiti di oltre 600 anni per degradarsi nell’ambiente. Il WWF ha stimato che già nel 2019 ci fossero, soltanto sui fondali marini, 14,4 milioni di tonnellate di microplastiche e che le stesse, nel 2050, supereranno di gran lunga il numero di pesci. Nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, inoltre, la nostra mostruosità è diventata tangibile, con un’artificiale isola di plastica – continua il cantante – . L’Italia non pare andare controcorrente, anzi rappresenta, secondo uno studio condotto nel 2016 da Science Advances, il terzo maggiore produttore di plastica in Europa e il tredicesimo nel mondo».

Se gli animali riescono ad adattarsi alla “casa” in cui si trovano, l’uomo è invece l’unico essere vivente incapace di rispettarla. Per i Fuoricentro, dunque, gli uomini sbaglierebbero due volte: la prima distruggendo l’ambiente e la seconda pensando soltanto al “limite” della fine del mondo. «Non sarà certamente la Terra a dissolversi nel nulla, come alcune teorie ostinatamente antropocentriche sostengono; finirà prima, soltanto per l’uomo, l’opportunità di abitarla. Non vogliamo credere che soltanto allora possa rigenerarsi e che la nostra corsa cieca sia soltanto verso l’autodistruzione. Cominciamo subito a fare innovazione, quella vera, quella che inverte l’attuale tendenza e che ridona il futuro ai nostri figli e nipoti», conclude Camuti.

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