Erica Donzella ci racconta quei versi dell’anima che fanno “Scrusciu”

Erica Donzella ci racconta quei versi dell’anima che fanno “Scrusciu”

Versi che hanno l’odore, il sapore e il rumore di una poesia dirompente. Quelli di Erica Donzella attraversano il lettore per conquistarlo durante una danza ammaliatrice che rivela l’essenza di ciò che per troppo tempo è stato taciuto.

Erica Donzella lavora nel mondo dell’editoria come editor freelance ed è docente di Storia ed elementi dell’editoria italiana presso l’Accademia delle Editorie, nella sua ultima opera, “Scrusciu” edita da Samuele Editore, i suoi versi sembrano prendere carnalità, “tu ca sii tutta carni”, e restituire al lettore una dimensione poetica reale, tangibile: rumorosa.

«Il “rumore” che emanano i versi di Scrusciu sono, in realtà, il frutto di un silenzio che è durato per anni. Racconta l’autrice. Oltre che un silenzio poetico, è stata una dimensione di vita mancata, “poco sbucciata nelle ginocchia”, come scrivo in un componimento. Ciò che non è stato scritto è stato vissuto in una lontananza emotiva, accumulata anche durante i vari lockdown di questi due anni. Il rumore è la conseguenza di una rinascita, di un nuovo essere dentro le cose. Dentro la vita che ricomincia con i suoi caotici movimenti »

Una raccolta che sembra unita da un filo invisibile, un percorso che pian piano ti riporta a casa. In un luogo dal quale mai ci si allontana realmente. Nel suo caso è Chiafura. Non solo un luogo, ma una  sezione all’interno del libro in cui emerge una Sicilia tutta da raccontare, tra sussurri e ricordi. «Chiafura è il luogo dell’anima, il quartiere antico di Scicli dove sono cresciuta e vissuta sino ai miei diciotto anni. Motivo per cui la sezione presenta soltanto componimenti in dialetto siciliano che io considero la mia vera lingua d’appartenenza e anche lo strumento migliore per esprimere a pieno i sentimenti. Chiafura porta con sé anche un’importante tradizione letteraria: da Pasolini a Vittorini, la cava rappresenta la culla di un’arcaicità ancestrale da cui è difficile separarsi. E in fondo è bello tornarvi sempre, anche in poesia».

Pagine che ricordano le radici e che orientano verso un viaggio introspettivo, difficile, ma necessario perché «bisogna credere al sole quando tace».

Erica Donzella è intrisa di poesia. Certamente non è alla ricerca di un’assoluzione, «ma una tensione continua. Uno spazio ristretto ma mai del tutto sicuro dove far germogliare energie vitali. Un atto illocutorio in grado di creare movimento, azione e conseguenze. Scrivere versi è rompere gli argini del parlare comune: investire emotivamente la parola per creare attrito tra ciò che viviamo e ciò che facciamo».

“Scrusciu” è quel rumore che tutti portiamo dentro e che finalmente, adesso, può essere letto in versi.

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