Omicidio di Giordana, ergastolo per l’assassino

|Katya Maugeri|

PALERMO – “La richiesta di condanna all’ergastolo del pm rispetta mia figlia Giordana e tutte le vittime. È un segnale forte per la mia lotta contro i benefici agli assassini, mi dà la forza per non mollare e credere sempre di più ad un concreto cambiamento”, lo dichiara Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano, uccisa con 48 coltellate la notte del 6 ottobre del 2015.

Giordana Di Stefano, vent’anni, madre piena di amore e speranza, lui Luca Priolo, padre di sua figlia, e assassino senza pudore, la uccide perché stanco dei suoi ripetuti no, rifiuta il coraggio di una ragazza che vuole liberarsi dallo stalking. Uccisa brutalmente, spinto da un misto di morbosità e narcisismo. Ergastolo con isolamento diurno, questa la condanna chiesta dal Pm Alessandro Sorrentino nel processo col rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica a Luca Priolo. Secondo i periti che hanno analizzato il profilo psicologico dell’assassino, Luca Priolo è “capace di intendere e di volere” e “non si ravvisano elementi di piscopatologia che possono avere scemato la sua capacità di intendere o di volere, né prima, né durante, né dopo l’evento delittuoso”, in lui “si sarebbe attivata una rabbia narcisistica” per “eliminare l’oggetto che osava minacciarlo e che l’aveva umiliato nella sua immagine di uomo”. 
L’avvocato della difesa, Dario Riccioli, ha invece chiesto il minimo alla Gup Rosa Alba Recupido della pena prevista con il riconoscimento delle attenuanti generiche e dell’attenuante specifica della provocazione ovvero lo stato d’ira determinato dal fatto ingiusto altrui. “Per le richieste della difesa fa parte del sistema che autorizza la legge e fa la sua parte” continua la Squatrito, “certo chiedere la scarcerazione non educa gli assassini e non aiuta alla lotta a favore della prevenzione”, inoltre è stata chiesta l’esclusione di tutte le aggravanti ed è stata avanzata istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari nella comunità Exodus di Don Mazzi che ha già manifestato l’intenzione di voler accogliere Priolo. “Una richiesta del genere è un messaggio forte ed è come urlare: “uccidete pure, tanto andate da Don Mazzi” – dichiara la madre di Giordana – una madre che non ha mai smesso di lottare, di diffondere l’accaduto e di informare i giovani e conclude: “Io mi affido alle indagini e al mio avvocato per le richieste e credo nella magistratura”, l’udienza è stata rinviata al 31 ottobre per le repliche delle parti e poi ci sarà la sentenza.
Un percorso in salita che lei non teme di percorrere perché quel no tante volte ripetuto da Giordana, lei continua ad urlarlo.

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